Festa della Bruna 2025. Novena: ultimo giorno. È mons. Caiazzo che presiede la celebrazione e incorona Madonna e Bambinello

Una Piazza Duomo baciata dal sole pomeridiano e gremitissima di fedeli accorsi da Matera e Diocesi per l’atto dell’incoronazione del Bambinello e di Maria nell’ultima sera della Novena in onore della Bruna. Sul palco su cui viene celebrata l’Eucaristia, cinque vescovi e una rappresentanza del clero della Diocesi.

Evento tanto atteso dal popolo della Diocesi l’imposizione, per le mani di mons. Caiazzo, delle nuove corone d’oro sulle effigi di Maria e del Bambinello. Un popolo che, invitato a contribuire con offerte in denaro o donando monili d’oro, si è sentito coinvolto in questa iniziativa. Un popolo che si è sentito tra l’altro interpellato dal gesto di mons. Caiazzo che, nello scorso 16 marzo, al termine della celebrazione eucaristica in cui salutava la sua Chiesa di Matera-Irsina, ha deposto l’anello episcopale sull’altare della Bruna chiedendo che venisse incastonato nelle nuove corone che allora erano in fase di realizzazione.

Ma non meno atteso dalla Chiesa che tanto ha amato il suo pastore il ritorno di mons. Caiazzo, seppur per un giorno, a Matera: sua prima sede episcopale, Chiesa che anche lui ha amato, come il primo amore che non si scorda mai.

Corsi e ricorsi: esattamente 60 anni fa l’imposizione di altre corone

Un evento che si è ripetuto oggi a distanza di 60 anni l’incoronazione: era il primo luglio 1965 quando, in una Piazza Duomo affollata e in festa, mons. Palombella benediceva altre due corone dopo che le precedenti, qualche mese prima, erano state rubate. E un nuovo furto fu perpetrato nella notte tra il 4 e il 5 febbraio 1983: le corone, in tutti questi anni sostituite da altri diademi recuperati da altre statue, oggi, alla vigilia dell’edizione speciale della Bruna di quest’Anno Santo in cui entrambe le statue della Bruna vestono i nuovi abiti giubilari, sono state sostituite dalle nuove corone che ha imposto mons. Caiazzo.

Un’opera di alta oreficeria realizzata dagli orafi Iacovone e in gran parte da loro offerta. Sono loro che don Francesco Di Marzio, delegato arcivescovile per la Madonna della Bruna, non manca di ringraziare alla fine della celebrazione, senza tralasciare nei ringraziamenti né lo stilista che ha donato i due abiti giubilari, né mons. Caiazzo che “ha dato inizio a questo progetto grandioso: ci ha pensato, ha ponderato che era il momento propizio per iniziarlo: ci ha creduto al punto da donare il suo anello che nella corona ha visto incastonato”, né Bruno Caiella, presidente dell’Associazione “Madonna della Bruna”, che ha creduto fermamente in questo progetto: “nove mesi di gestazione”, ancora le parole di don Francesco.

Don Angelo: “Aria di Chiesa, aria di festa, aria di casa”

Una celebrazione solenne per la cura liturgica con cui è stata preparata, ma anche ovviamente per la presenza di cinque arcivescovi – mons. Ligorio, mons. Carbonaro, metropoliti emerito e attuale rispettivamente della nostra Regione ecclesiastica, e i due arcivescovi materani, mons. Pennacchio, mons. Colaianni, oltre mons. Caiazzo che l’ha presieduta –, di una folta rappresentanza del clero diocesano, di tanti ministri e di laici della Diocesi: “Aria di Chiesa, aria di festa, aria di casa”, le parole con cui don Angelo Gioia, amministratore diocesano, ha introdotto la liturgia, celebrata con il formulario della Visitazione della Beata Vergine Maria.

Se la prima lettura ha parlato della presenza del Re d’Israele in Sion e di revoca di una condanna (Sof 3,14-18) e la seconda invitava alla carità senza finzioni (Rm 12, 9-16), in riferimento alla visitazione di cui parlava il Vangelo (Lc 1, 39-56), mons. Caiazzo, nell’omelia, ha parlato di Maria come la donna vestita di sole dell’Apocalisse che “viene a riaccendere la speranza presso noi che viviamo tempi apocalittici”. E sottolinea che, se da un lato riconosciamo la regalità di Maria incoronandola, ancor più

questa incoronazione vuole essere anche segno del nostro impegno concreto nel saper mettere ordine nella nostra vita, ponendo Dio al primo posto e riconoscendo Gesù come Signore della nostra esistenza. È un amore indissolubile e fecondo che aiuta a cambiare la storia dell’umanità, ma necessita dell’apporto indispensabile di ognuno.

La benedizione e l’imposizione delle corone sul Bambinello e la Madonna

Subito dopo l’omelia – al termine dell’articolo ne è riportato il testo completo – il momento più solenne di tutta la celebrazione: la benedizione delle nuove corone per il Bambinello e la Madonna, che Bruno Caiella ha presentato a mons. Caiazzo. Poi, indossati i guanti bianchi, don Francesco ha tolto le vecchie corone dalla Madonna e dal Bambinello, mons. Caiazzo vi ha posto le nuove, prima sul Bambinello e, poi, sulla Madonna. È seguito uno scrosciante applauso spontaneo durante il quale l’orafo ha meglio fissato i diademi per mezzo di una vite: quella sulla Madonna, con l’anello di mons. Caiazzo incastonato, con la vite terminante con un’aquila, segno della contemplazione del mistero di Dio. Subito dopo, il coro che ha animato la celebrazione, “I cantori materani”, ha cantato il Magnificat.

Al termine della celebrazione uno spettacolo di fuochi d’artificio sul terrazzo dell’episcopio e luci per Piazza Duomo, per il popolo che ha donato le corone e che riconosce Maria come madre, ma anche per Maria: ecco che la statua è stata ruotata perché anche lei virtualmente guardasse lo spettacolo. E l’effige della Madonna è stata posta nella chiesetta di San Giuseppe, in via Riscatto, dove verrà prelevata domani dopo il pontificale.

Foto: Cristina Garzone

E poi, tanti saluti commossi e sorridenti ai quattro vescovi presenti legati alla nostra Diocesi.

Omelia pronunciata da mons. Caiazzo
IN OCCASIONE DELL’INCORONAZIONE
DI GESU’ E DELLA MADONNA DELLA BRUNA
Basilica Cattedrale Matera 01 luglio 2025

Carissimi confratelli nell’episcopato, Mons. Ligorio, Mons. Carbonaro, Mons. Pennacchio, Mons. Colaianni, amici sempre vicini; carissimi fratelli e sorelle della sempre amata Chiesa di Matera-Irsina; gentilissime Autorità civili e militari presenti, signor Prefetto, signor Sindaco, confratelli nel sacerdozio, diaconi, religiosi e religiose, Associazione Maria SS. Della Bruna, confraternite varie e quanti, a diverso titolo, in questi anni avete iniziato a seguire la Madonna della Bruna ascoltando la voce del Figlio Gesù: Pace a tutti voi. Con queste parole mi rivolsi a quanti erano presenti nel Palamilone di Crotone nel 2016 al termine della consacrazione episcopale; con le medesime parole di Gesù risorto vi saluto in occasione di questa mia presenza in mezzo a voi.

Ringrazio tutti voi che attraverso l’Amministratore Diocesano D. Angelo Gioia, il Delegato Arcivescovile D. Francesco Di Marzio, il Parroco e Rettore della Cattedrale D. Angelo Gallitelli, avete voluto che io presiedessi questa celebrazione.

Oggi ci ritroviamo davanti a questa Basilica Cattedrale, casa Madre di tutta la Chiesa di Matera-Irsina, dove i figli trovano sempre presente, attenta e vigile, la Madre che ascolta, consola, consiglia, asciuga le lacrime, presenta al Figlio, Gesù, ogni dolore e sofferenza, si prende cura delle nostre miserie e dell’umanità intera, abbraccia tutti e mostra il suo amore. E’ per tutti la Madre della Bruna.

Era il 1983 quando mani sacrileghe trafugarono le corone di Gesù e della nostra amata Mamma. Oggi, a distanza di tanti anni, con animo grato a Dio e alla generosità di quanti vi siete privati di oggetti preziosi, fusi e trasformati con vera perizia artistica in due corone, il capo della Vergine Maria e di suo Figlio, Gesù, nostro Redentore, vengono incoronati.
Attraverso questo gesto riconosciamo che Gesù è il Re dei re e la Madonna, Madre sua e Madre nostra, è la Regina, la Benedetta fra tutte le donne, la piena di grazia. E per questo noi benediciamo Dio che l’ha scelta. Affidiamo l’umanità intera e noi stessi, in questo tempo così drammatico, al Signore perché ci elargisca il dono più grande di cui abbiamo bisogno: la giustizia e la pace. Conflitti e spargimento di sangue innocente stanno imperversando su tutta la terra. Il momento è grave e le sofferenze che ogni guerra procura sono lancinanti. Il male avanza e si fa strada nel cuore degli uomini. Benedetto XV definì il primo conflitto mondiale: “inutile strage”.

Di fronte alle immagini apocalittiche alle quali quotidianamente assistiamo è proprio il libro dell’Apocalisse di S. Giovanni che viene in nostro soccorso a riaccendere la speranza. “Un grande segno apparve nel cielo: una donna incoronata di dodici stelle. – Vestita di sole. – La luna ai suoi piedi” (Ap 12, 1). La donna dell’Apocalisse è rivestita di sole, così come mesi fa è stata rivestita la Madonna della Bruna, e risplende per la luce divina che le viene comunicata dal Figlio “sole di giustizia”.

La donna è immagine della Chiesa, del popolo di Dio. In queste parole, cogliamo la descrizione di Maria, Madre di Gesù e Madre nostra, Vergine senza macchia, la nuova Eva che riparò la caduta della prima Eva. E’ lei che calpesta, con il suo piede immacolato, la testa dell’antico serpente, il diavolo. La Chiesa riconosce sua immagine Maria, Figlia di Dio, Madre di Dio, Sposa di Dio. E anche in questi giorni di violenze, devastazioni e uccisioni, frutto della presunzione dell’uomo di mettersi al posto di Dio, guardando Maria, Regina della Pace, siamo certi che ancora una volta la ricerca di potere e la superbia crolleranno come la torre di Babele.

In questo scenario così triste, diciamo oggi, da questa piazza, “Sei tutta bella, e in te non vi è macchia. – Un giardino recintato tu sei, sorella mia, Sposa, un giardino recintato, una fonte sigillata. Vieni, sarai incoronata” (Ct 4, 7, 12 e 8). Sono le parole che lo Sposo, nel Cantico dei Cantici, rivolge alla Sposa. E’ la protagonista femminile, chiamata con vari nomi: “bellissima tra le donne” (1,8), “amica mia” (1,9.15; 2,10,13; …), “amata” (2,2.7; 3,5), “mia colomba” (2,14; 5,2; 6,9), “sposa” (4,8-12; 5,1), “sorella mia” (4,9-12; 5,1-2), “perfetta mia” (5,2; 6,9), fino ad essere la personificazione dell’“amore” (7,7). Ma il nome che svela la pienezza di quello che è, compare solo verso la fine, Shulamìt (7,1), che significa “perfetta”, “piena”. Tutti tratti attribuiti alla Vergine Santa nei Vangeli. Il Cantico dei Cantici, senza fermarci ad elencare le tante interpretazioni, rimane una forte esortazione alla contemplazione della bellezza che è nel mondo, bellezza di cui anche le nostre persone sono portatrici, bellezza che risplende ai nostri occhi se siamo innamorati. E questa bellezza è propria di Maria, la tutta santa, la tutta bella, la senza peccato originale, la benedetta fra tutte le donne, la nuova Madre di tutti i viventi. Ecco perché continuiamo ad invocarla dicendo: “Tota pulchra es, Maria… Tutta bella sei, Maria».

Attraverso il gesto dell’incoronazione che fra poco vivremo, vogliamo esprimere sinceramente il nostro filiale affetto verso la Madre di Dio e Madre nostra, affidandoci a lei. E’ il gesto attraverso cui noi materani scegliamo, ancora una volta, la Madonna della Bruna come Regina del nostro cuore, come stella del mattino che ci indica il Sole che sorge, Gesù, invocando la sua protezione per i nostri ragazzi, i giovani, gli adulti, gli anziani, gli ammalati, le nostre famiglie, la nostra polis e regione, e quanti, a diverso titolo, ci governano.

Incoronazione che avviene dopo pochi giorni dall’annuncio del nuovo Arcivescovo, Mons. Benoni Ambarus, meglio Don Ben. Poniamo lui e il suo ministero pastorale ai piedi della Madonna della Bruna: il pastore innamorato di Maria s’innamora della Chiesa a lui affidata, la servirà e la amerà per sempre senza risparmiarsi.

Questa incoronazione vuole essere anche segno del nostro impegno concreto nel saper mettere ordine nella nostra vita, ponendo Dio al primo posto e riconoscendo Gesù come Signore della nostra esistenza. E’ un amore indissolubile e fecondo che aiuta a cambiare la storia dell’umanità, ma necessita dell’apporto indispensabile di ognuno per una crescita nella fraternità, nella solidarietà, nel reciproco aiuto. Nessuno, soprattutto in questo tempo così difficile, potrà permettersi di rimanere impassibile e soltanto guardare. La Madonna della Bruna resterà sempre vicino ad ognuno di noi ma, come alle nozze di Cana, continuerà a ripeterci: “Fate quello che lui vi dirà”.

Maria riceve dal Figlio una missione unica, nell’ora più drammatica e ingiusta della storia: la crocifissione e la morte di Gesù. Ancora oggi, ai piedi dei tanti crocifissi della storia odierna, Gesù a lei li consegna: “Ecco i tuoi figli”. Figli disorientati, smarriti, pieni di paura e di tensioni, senza fiducia e speranza; figli che soffrono per le tante ingiustizie che quotidianamente subiscono (violenze fisiche e verbali, prepotenze, sfruttamenti, femminicidi, aborti, solitudini, povertà culturali, etiche, morali, disorientamenti; succubi di droghe, alcool, sesso; schiavi del “dio” denaro e del successo, e così via). Figli che hanno bisogno dell’affetto e dell’amore che solo una madre può e sa dare, che solo la Madonna della Bruna può darci.

E sempre ai piedi della croce Gesù ci consegna la Madonna: “Ecco tua Madre”. Sull’esempio di Giovanni ognuno di noi è chiamato ad accoglierla in casa, cioè nella sua vita, certo e sicuro che solo lei può indicare la Via, la Verità e la Vita, cioè Gesù. La Chiesa nasce in questo contesto cruento della storia. Dal cuore squartato di Gesù scaturiscono sangue e acqua, simboli dei sacramenti del battesimo e dell’Eucaristia. Riscoprendo il nostro Battesimo e l’importanza della partecipazione all’Eucaristia, mentre i grandi della terra giocano con missili supersonici, con droni intelligenti, capaci di distruggere l’innocenza, noi, per quanto piccoli e impotenti, siamo chiamati a costruire un’umanità nuova sulle macerie che altri hanno procurato.

Dal sangue versato sulla croce scaturisce la maternità spirituale della Madonna per l’intera umanità. Oggi, da questa Basilica Cattedrale, il Signore Gesù, il Re dei Re, attraverso le mie mani, in quanto successore degli Apostoli, ancora una volta “viene incontro (a Maria sua Madre) con larghe benedizioni, le pone sul capo una corona di oro fino” (cfr Salmo 21, 4).

Concludo rivolgendomi alla nostra Madonna con le parole che rivolsi a lei qualche anno addietro.

O Madonna della Bruna,
a te che percorri le strade della città
presentiamo il profondo dolore
di questo nostro mondo tormentato,
le ansie e le speranze
dell’umanità sofferente,
ti offriamo l’amore
di quanti ogni giorno
si affidano a te.

Vergine Madre della Bruna,
aiutaci a superare la sofferenza di questo difficile momento,
donaci di tornare a scrutare l’infinità del cielo
che costellato di stelle
illumina il buio
dell’ora presente.
Fissiamo lo sguardo nel tuo volto
e ancora una volta ti ripetiamo:
“Prega per questa Chiesa in cammino”.

A te ci affidiamo, Madonna della Bruna,
difesa del popolo materano
che ti acclama e ti accoglie
come Madre e Regina.
Entra nelle nostre chiese,
visita le nostre case,
indicaci il Sole che sorge,
Gesù, luce che vince le tenebre,
e alfin ritroviamo la gioia di sentirci figli tuoi. Amen.

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Giuseppe Longo

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