Parrocchia San Giovanni Bosco (Marconia). Il card. De Donatis benedice la nuova piazza “Madonna delle Grazie” e incorona Madonna e Bambinello

Due cerimonie ha presieduto S. Em. Rev.ma il card. Angelo De Donatis, Penitenziere Maggiore, la sera di sabato 23 agosto a Marconia: la benedizione della nuova piazza intitolata alla Madonna delle Grazie antistante il sagrato della parrocchia, prima della celebrazione eucaristica. Poi, l’incoronazione di Maria e del Bambinello. “Siamo noi, suoi figli, la sua corona. Ma la corona ci ricorda anche il raggiungimento di un traguardo: tutti saremo coronati se avremo vissuto d'amore”, le parole di De Donatis nell’omelia.

Due eventi che si inseriscono nei festeggiamenti per i 70 anni della creazione della parrocchia di San Giovanni Bosco quelli che la comunità parrocchiale ha vissuto lo scorso sabato, segnati dalla presenza significativa del card. Angelo De Donatis, Penitenziere Maggiore, e dalla sua presenza fortemente spirituale.

Il card. Angelo De Donatis benedice la nuova piazza “Madonna delle Grazie”

Su via Ontario, una rappresentanza della comunità locale – il parroco mons. Filippo Lombardi, il sindaco di Pisticci dott. Donato Albano, il comitato feste e i portatori della Madonna delle Grazie, patrona della comunità marconese – ha accolto il card. De Donatis alle 18:30 e l’ha accompagnato nella nuova piazza Madonna delle Grazie: un nuovo spazio riqualificato dal comune di Pisticci, abbellito da una fontana, un’area da vivere e un luogo di aggregazione, un’appendice al sagrato della chiesa, che il presule ha benedetto, dopo che parroco e sindaco hanno svelato la targa. E a chi ha realizzato e a chi la vivrà la nuova piazza si rivolgono le parole della benedizione.

Notevole partecipazione alla celebrazione presieduta dal card. De Donatis

Hanno introdotto la celebrazione il parroco mons. Filippo Lombardi, che sottolinea il desiderio di questo momento da parte della comunità, la collaborazione dei cinque cori parrocchiali nell’animare la celebrazione e la stima che lo lega a De Donatis in un’amicizia che dura da 48 anni, e il vicario generale don Angelo Gioia, che legge il decreto della penitenzieria apostolica per la concessione dell’indulgenza plenaria anche a coloro che, per motivate ragioni, partecipassero alla celebrazione in diretta streaming.

Gremitissima la chiesa, che – sottolinea il parroco – ha una capienza di oltre 500 fedeli: era presente la comunità di Marconia e una rappresentanza di quella di Montalbano Jonico e di altri centri vicini. Ampia la presenza di ministri sul presbiterio: due sacerdoti maristi, l’ultimo parroco p. Giovanni Danesin e il montalbanese p. Mario Castellucci, il cerimoniere episcopale don Nino Martino e il parroco della Cattedrale don Angelo Gallitelli, i religiosi verbiti di base a Tinchi, p. Kamal Minj e Darlan Josè Do Nascimento, insieme a tanti ministranti e diversi seminaristi.

Un senso di grande spiritualità ha trasmesso il Cardinale con suo parlar cordiale nell’omelia, ispirata alla parola di Dio della XXI domenica per annum e all’evento dell’incoronazione di Gesù Bambino e della Vergine.

La vera corona siamo noi quando rendiamo preziosa la nostra vita testimoniando il Vangelo. La corona ci ricorda anche il raggiungimento di un traguardo: tutti saremo coronati se avremo vissuto d’amore: […] il Signore non risponde sulla quantità ma sulla qualità di chi cerca la salvezza.

Una logica diversa rispetto alla nostra quella del Signore: ad esempio, “quando viviamo i nostri momenti di festa, non dovremmo chiederci quanti eravamo e quanti soldi abbiamo raccolto, ma: abbiamo incontrato il Signore? Questa festa ci ha aiutato ad essere più uniti? Più attenti ai poveri?”. È la logica dell’amore: “Solo vivendo d’amore ci possiamo far piccoli ed entrare” per quella porta stretta di cui ci parlava il vangelo del giorno: uno dei segni tanto presenti in quest’anno giubilare: “La porta è Cristo stesso. E la porta stretta è la sua croce”, ha puntualizzato il presule.

E a proposito della corona, De Donatis ha ricordato che

l’unica corona che ha avuto Gesù è stata una corona di spine. La corona posta sul capo del Bambinello ci mostra che Gesù fin da bambino è re e, ricordiamo, per il cristiano regnare significa servire, donarsi, amare.

Commovente l’atto dell’incoronazione

Dopo l’omelia, il cardinale ha benedetto le corone e, salendo su una scala, le ha poste sul capo della Madonna, Madre della Divina Grazia, che – nel frattempo – dal baldacchino era stata spostata sul pavimento dell’aula liturgica. Il canto della “Salve Regina” e il suono a festa delle campane hanno accompagnato questo momento che molti hanno definito commovente e tutta la comunità ha suggellato con l’applauso. Numerosi, inoltre, gli apprezzamenti per le fini corone in argento, opera degli orafi Giargi di Altamura, che gli stessi hanno avvitato sul capo delle statue di legno altoatesino accompagnati dal canto “Dell’aurora tu sorgi più bella”, prima di riportare l’effige mariana sul baldacchino. Lì la Madonna è stata incensata a fine celebrazione, mentre l’assemblea pregava con le parole dell’orazione che, per l’occasione, aveva composto il parroco.

E ora, la comunità si prepara alla festa della Madonna Madre della Divina Grazia, un’edizione importante: quella del 70° dell’erezione della parrocchia.

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Giuseppe Longo

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