Si moltiplicano in questi giorni gli auguri, gli abbracci, le strette di mano, i messaggi, i regali nel desiderio che il Natale riaccenda la vita, la speranza, la pace.
Gesù che è venuto, ignorato dal mondo, rischia di essere ancora ignorato e confuso con il frastuono di questi giorni.
Solo i piccoli, gli umili, gli ignorati dal mondo sono pronti ad accoglierlo e a riconoscerlo: Maria e Giuseppe, i Pastori, i Magi, perché Dio si è fatto piccolo, umile, povero, non potente, né è venuto con effetti speciali.
Si è fatto luce che dirada le tenebre, non luce abbagliante ma discreta, come i primi bagliori dell’alba che quasi chiedono il permesso di poter risplendere, non come il bagliore dei razzi, ma come luce fioca di una candela, come gli occhi luminosi di un bambino.
Gesù viene così ancora oggi, tra il fragore delle bombe, tra le macerie della guerra, tra le solitudini del cuore alla ricerca di stalle o mangiatoie che possano accoglierlo; ignorato dai potenti, cercato dagli assetati di luce e di verità, accolto dai poveri.
Cosa porta Gesù a questo nostro mondo appagato e distratto: non la pace frutto di compromessi, non la serenità di chi vuole solo il proprio comodo, non la sicurezza di chi si sente arrivato, ma riaccende la speranza di una vita degna di essere vissuta perché amata da Dio, che ha scelto proprio di farsi uomo, uno di noi.
Gesù viene per ridare credito all’uomo, per scommettere sul valore dell’umanità, per ristabilire un’alleanza, un’amicizia con ogni uomo e donna, per indicare la via di una piena realizzazione per ognuno: la via dell’amore senza misura, del perdono che supera i rancori, della riconciliazione che va oltre le divisioni.
Non possiamo affidare le sorti dell’umanità all’intelligenza artificiale, con il rischio reale di manipolazioni e di sfruttamento dei più deboli. Dio continua a fidarsi dell’uomo, dell’intelligenza spirituale con cui l’uomo può scoprire in sé stesso i doni e le potenzialità ricevute in dono per essere artefice di dialogo, di pace, di vera fraternità.
L’altro Natale è quello di chi accoglie dentro di sé il Dio Bambino, di chi diventa culla e mangiatoia per il Signore che vuole nascere ancora dentro di noi, dentro l’umanità per renderla veramente umana, capace cioè di Dio.
Sia santo il tuo Natale, sii tu mangiatoia di Dio, cuore in cui Dio si compiace di abitare.

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