
Un appuntamento tra fede, arte e memoria storica quello che si è tenuto sabato 6 dicembre per la presentazione pubblica di restauro, storia e mistero della scultura polimaterica policroma di S. Maria delle Grazie (sec. XVI ca.), uno straordinario momento per la comunità bernaldese che ha assistito al ritorno a casa della scultura.
Le emozioni hanno coinvolto tutti, rendendo l’evento ancora più intenso, non solo perché con il complesso e laborioso intervento di restauro la statua è rinata, recuperando il suo antico splendore, ma anche perché è stata restituita alla comunità ed i fedeli possono ritornare a pregare con devozione al suo cospetto.


La cerimonia è stata dedicata al compianto don Mariano Crucinio il quale nel 2022 ha dato avvio alla procedura di rinvenimento e, a seguire, di restauro sotto l’alta sorveglianza della dott.ssa Maria Grazia Di Pede della Soprintendenza ABAP di Basilicata.
L’iniziativa, che ha assunto il rilievo di un vero e proprio evento diocesano, è stata organizzata in collaborazione con la delegazione FAI della Costa Jonica ed è stato patrocinato dal Comune di Bernalda, oltre al supporto dell’Arcidiocesi di Matera-Irsina e di diverse partnership locali.
L’incontro, moderato da Franca Di Giorgio, ha visto la partecipazione di diverse autorità e tecnici: don Vito Burdo, parroco della Chiesa di San Bernardino, Francesca Matarazzo, sindaca di Bernalda, don Antonio Lopatriello, direttore dell’Ufficio tecnico, beni culturali, edilizia di culto e arte sacra dell’Arcidiocesi Matera-Irsina; Francesco Montemurro, avvocato e scrittore; Pino Schiavone e Antonietta Borné Fiorenza, restauratori.

Don Vito Burdo, parroco della Parrocchia San Bernardino da Siena, nel ringraziare tutti per la loro presenza, ha espresso profonda gratitudine verso chi ha reso possibile il recupero dell’opera: “È lodevole che dei cittadini abbiano a cuore il recupero della storia”, ha dichiarato. “Ogni comunità si riconosce nel cammino di chi l’ha preceduta. Riportare alla luce un’effigie e collocarla stabilmente in Chiesa Madre significa dare ancora più valore a un luogo già tanto amato e visitato”.
Nel suo intervento, la sindaca di Bernalda, ha ricordato con commozione la figura di don Mariano Crucinio, sottolineando come il suo carisma e la sua testimonianza di fede e di vita abbiano lasciato un segno indelebile nel tessuto sociale e spirituale della città.
La storia del recupero, raccontata dall’avv. Francesco Montemurro – componente dei promotori del restauro – ed il minuzioso reportage del recupero, illustrato dai restauratori Pino Schiavone e Antonietta Borné Fiorenza, hanno coinvolto tutti, sia come comunità di fedeli sia come cittadini.



L’identità di un popolo è intrinsecamente legata alla consapevolezza della sua storia, cultura e tradizioni. La dimensione religiosa, in particolare la condivisione di valori e credenze, uniscono le persone, promuovendo un forte spirito comunitario e di socialità. Questa esperienza collettiva genera condivisione, fraternità e solidarietà reciproca.
“Durante il restauro della scultura ho sempre provato un senso di profondo rispetto per l’opera; avvertivo un’emozione intensa quasi come se fosse un dialogo silenzioso con la madonna ed il bambino. Quando ho terminato il restauro la commozione è stata immediata, perché la forma, i colori riportati sembravano raccontare di nuovo la sua storia” – ha dichiarato la restauratrice Antonietta Borné Fiorenza.
La statua è stata rinvenuta nel 2022 nella Chiesa di San Gaetano, dove era custodita a seguito della dismissione della Cappella di S. Maria delle Grazie. Durante alcuni interventi di restauro della Chiesa di San Gaetano, la statua andò in rovina e fu occultata in una nicchia della Chiesa. Dal rinvenimento in poi, fondamentali sono stati l’impegno e la competenza di don Antonio Lopatriello.


Don Antonio ha evidenziato gli elementi caratterizzanti la scultura ed il simbolismo religioso rappresentato dalla Madonna con Bambino in trono: la Vergine ha in una mano un breviario su cui sono leggibili alcune parole “… GRATIA PLENA D.NUS … TECUM …” che richiamano il Vangelo di Luca (Lc 1,28) “Ave Maria, gratia plena, Dominus tecum”, mentre il Bambino con la mano sinistra tiene il globo terracqueo e con la destra benedice.
Occorre precisare che non si è trattato di un semplice restauro conservativo in quanto preliminarmente è stato necessario un complesso studio ricostruttivo, essendo stata la statua rinvenuta in oltre 500 frammenti. Nonostante ciò, sia l’attento lavoro di restauro che la fase di ricostruzione della genesi dell’opera, stanno offrendo interessanti spunti di riflessione per meglio definire la collocazione temporale dell’opera, tramite le ricerche storiche, analisi specialistiche, nonché stilistiche in corso di elaborazione.


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