
Su invito delle chiese locali di diverse confessioni, migliaia di giovani provenienti da tutta l’Europa, tra i 18 e i 35 anni, stanno vivendo giorni di preghiera e condivisione, in uno spirito di festa e amicizia.
“Sarà un Capodanno di preghiera – sottolinea Mons. Carbonaro – di gioia e condivisone della Parola di Dio. È all’insegna dell’incontro fraterno con migliaia di giovani provenienti da diverse parti dell’Europa, per rafforzare la conoscenza e confrontarsi sulle radici comuni della fede”.
L’incontro viene animato dai fratelli della Comunità ecumenica di Taizé fondata da frère Roger Schutz (1915-2005). “Un cenacolo di accoglienza, ancora oggi crocevia di dialogo e preghiera per quanti hanno a cuore le sorti dell’unità della Chiesa e la pace nel mondo minacciato dalla guerra”.

Questo desiderio di unità e di pace Roger lo portò nel cuore fin da quando giunse, in piena seconda guerra mondiale, nel piccolo villaggio di Taizé, in Francia, a pochi chilometri dalla celebre abbazia di Cluny, che per secoli era stata cuore del monachesimo occidentale. Qui Frère Roger Schutz, pastore calvinista svizzero, animato da un profondo senso di Dio e da un amore sconfinato per Cristo e per il prossimo, nell’estate del 1940, diede inizio ad una esperienza di fraternità consolidata dalle luci che Dio andava tracciando nel suo cuore.
Fu assassinato da una squilibrata durante la preghiera della sera, il 16 agosto del 2005, pochi istanti prima che venisse proclamato il vangelo delle Beatitudini.
Da decenni generazioni di giovani sono accolti dai Frère presso la collina di Taizé per fare esperienza concreta dell’amore di Dio nel volto, nelle storie, nei drammi di uomini e donne che qui, come ebbe ad affermare Giovanni Paolo II, si fermano come ad una sorgente per riprendere il cammino. Un “cammino di fiducia sulla terra”.
A Taizé tutto si basa sulla “provvisorietà” perché in fondo, “non abbiamo quaggiù una città stabile, ma cerchiamo quella futura” (Eb 13,14). “Essenziale” è la parola che raccoglie l’esperienza spirituale e umana di Taizé. Tutto è essenziale: dall’accoglienza, al cibo, al dialogo alla condivisione della fede e della preghiera. Senz’altro è proprio questo che attira generazioni di giovani che piantano le loro tende sulla “collina della preghiera”.
Lì ti accoglie un semplice canto: “Lascia che le mie tenebre non mi parlino”. Quando si ritorna da questa esperienza d’incontro e di fede, i Frère invitano i giovani a continuare presso le loro Comunità la preghiera, la condivisione, il pellegrinaggio di fiducia sulla terra.

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