
Nell’anno in cui la statua della Bruna viene rivestita del nuovo abito giubilare realizzato dallo stilista di fama internazionale Michele Miglionico e qualche giorno prima della posa delle nuove corone sulla Madonna e sul Bambino per mano di mons. Antonio G. Caiazzo, già arcivescovo di Matera-Irsina, non poteva mancare una mostra sugli abiti che nel tempo ha indossato la Bruna.
Una raccolta che ci parla indirettamente di moda femminile e di devozione: una serie di cimeli della sartoria degli ultimi tre secoli ritrovati nei cassetti delle sagrestie che ci mostrano che non sempre la Bruna abbia vestito di bianco e d’oro: i colori che oggi associamo alla sua regalità sono in realtà “il frutto dall’apparizione della Vergine a Lourdes”, spiega Michele Miglionico, di cui è ben visibile nella mostra il modello in stoffa dell’attuale abito, “ispirato alla Madonna raffigurata sul quadro dei pastori”. È suo il desiderio di proporre questa esposizione.
Invece, è lo storico dell’arte miglionichese Fabrizio Perrone, che è, tra l’altro, il presidente della giuria per la valutazione dei bozzetti dei carri trionfali 2025, il curatore dell’originale mostra “Amicta” – dal latino ‘amicio’, ‘copro’, da cui anche amitto, quella mantellina di lino che i sacerdoti e i sacri ministri possono indossare sotto il camice –che nello scorso 17 giugno ha aperto le porte.

È il dott. Perrone che, prodigo di informazioni, mostra ai visitatori dell’esposizione durante il vernissage il primo abito della Bruna, rosso e azzurro, i colori classici con cui l’iconografia rappresentava i santi, in segno della loro dimensione esistenziale umano-celeste. Si tratta della statua della Bruna datata 1699 che accoglie il visitatore che entra nel salone espositivo e che, assieme alle due pale che l’affiancano, faceva parte dell’edicola dei “Tre santi”, un monumento votivo eretto dai materani a seguito di un terremoto, posto sino al 1913 all’imbocco di via Roma, di fronte alla Prefettura, quasi una porta della città che aveva per protettrice la Bruna, quando fu – ahinoi! – distrutto per consentire il transito degli autobus, e andato perso, diversamente dalle opere d’arte che ospitava, con l’intelligenza artificiale, per volontà del dott. Perrone, del MATA e dell’Associazione Maria SS. della Bruna, è stato ricostruito quasi come porta della mostra.
Si ipotizza che le corone donata dal Capitolo Vaticano erano state pensate proprio per la statua esposta in “Amicta”, che è di fatto la più importante effige della Bruna.
È questo che precisa Perrone nel presentare la mostra. E riferisce anche che nello stemma del Capitolo Cattedrale, in mostra, la Madonna si presenta vestita di azzurro e rosso.
Abiti a fiori, abiti dorati, un abito che era parte della dote di una fanciulla del primo Novecento, le copie fotostatiche delle bolle recanti le condizioni per ottenere l’indulgenza plenaria in occasione dei festeggiamenti in onore della Bruna e l’atto di elevazione della Cattedrale a Basilica Minore: questi alcuni dei diversi oggetti su cui nella mostra è possibile focalizzare l’attenzione.
Una mostra, sponsorizzata dal Consorzio di Bonifica della Basilicata e dal GAL (Gruppo di Azione Locale, sez. Matera Orientale-Metapontino) che vuol raccontare un aspetto più intimo della festa attraverso il corredo di vestiti e mostra l’integrazione a cui la Bruna ha portato tra la Diocesi, di cui è patrona, e le diverse realtà istituzionali e commerciali che operano sul nostro territorio che hanno contribuito all’allestimento della mostra.
Gli stessi locali che ospitano la mostra verranno adibiti nel tempo a contenitori di altre manifestazioni che racconteranno la festa della Bruna , come l’evento a cura dei panificatori materani – “La costruzione del carro e la lavorazione del pane” – che si svolgerà dal 24 giugno al primo luglio.



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