“Sono un povero frate che prega”
È così che si presentava padre Pio a chi gli chiedeva chi fosse. Lui, che passava anche 16 ore al giorno nel confessionale, leggendo i cuori dei pellegrini e smascherando i cuori di fanatici e idolatri che andavano da lui senza fede. Lui, che pregava incessantemente il rosario e viveva esperienze mistiche altissime nella celebrazione eucaristica e difficilissime lotte col demonio nella preghiera. Lui, il primo sacerdote stigmatizzato, sulla scia del suo fondatore, Francesco d’Assisi, a sua volta il primo uomo che nella storia della Chiesa ha portato i segni della passione del Figlio di Dio.
Assieme alle reliquie del frate cappuccino sepolto sul Gargano, il pomeriggio del 13 giugno, nella Chiesa di san Pio X a Matera, ci sarà Irene Gaeta, già un paio d’anni fa ospite nella stessa parrocchia, a offrire la sua testimonianza di vita, di fede, di figlia spirituale di padre Pio.
E, inoltre, il regista Giacomo Campiotti, che ha dedicato ai santi una gran parte della sua produzione: sono suoi capolavori i film su S. Giuseppe Moscati, Chiara Lubich, S. Filippo Neri, S. Giuseppina Bakhita. Sotto la sua regia è stata la miniserie “Braccialetti rossi”. Una sua rivelazione: “S. Francesco mi ha insegnato la felicità”. Dunque, anche lui, come padre Pio, potremmo dire, un figlio spirituale di Francesco.

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