Si riapra un serio confronto pubblico sul tema “Città della Cultura e dell’Arte”, non facendo a gara a chi deve impossessarsi della struttura di via Lazazzera, ex sede dell’università, per destinarla a Casa della cultura, Casa della cinematografia o Casa dell’architettura, ecc., come è accaduto mesi fa, ma affrontando in maniera seria le tematiche per come dare soluzione definitiva e stabile al settore.
Il tema degli spazi pubblici dedicati alla cultura è fondamentale per lo sviluppo della città. Una grande quantità di beni, inutilizzati e in stato di abbandono, rischiano seriamente di essere privatizzati, come è già accaduto. A fronte di un dinamismo dell’associazionismo e delle professioni, legato alla capacità di reperire finanziamenti e realizzare opere, le amministrazioni comunali che si sono succedute negli anni hanno segnato un forte ritardo nell’affrontare con altrettanta determinazione il tema della valorizzazione nella sua complessità: conservazione e tutela del patrimonio, definizione di nuove funzioni d’uso e modelli di gestione.
Se si escludono i luoghi museali ed espositivi diretti dal Ministero dei Beni Culturali e i luoghi della formazione del sapere e della ricerca scientifica (università, conservatorio, istituti di ricerca, ecc.), sul territorio materano non vi sono luoghi significativi dedicati alla produzione e formazione dell’Arte ed anche all’intrattenimento culturale.
Un ruolo forte deve essere assunto dal mondo dell’associazionismo e professionale impegnato sul territorio, senza far prevalere solo i propri interessi con accordi non trasparenti. Sono tanti i nodi che impediscono a questo mondo produttivo di crescere e stabilizzarsi. Uno di questi è certamente legato alla difficoltà di avere a disposizione uno spazio fisico permanente dove poter sviluppare la propria progettualità da offrire alla città.
Avviare una seria riflessione sui contenitori culturali è ormai un tema non procrastinabile, ma occorre affrontarlo con chiarezza e trasparenza. A tale proposito può tornare utile recuperare le analisi e le proposte che “Mutamenti a Mezzogiorno”, “Città Plurale” e altre associazioni, proposero nel lontano 2008 con il titolo “Lo stato dell’ARTE”.
In esso si affermava: “Senza una azione di accompagnamento pubblico i luoghi e i presidi, diffusi e stabili sul territorio, non si possono realizzare. La recente vicenda che ha coinvolto il Teatro dei Sassi, riporta prepotentemente d’attualità una delle principali difficoltà con la quale associazioni, enti e operatori del settore combattono da tempo. La carenza di spazi culturali a Matera (di eccellenza, espositivi e laboratoriali), rischia infatti di trasformarsi in un pericoloso freno allo sviluppo della nostra comunità. In un territorio come quello materano, così vivace sotto il profilo culturale per la costante attività delle associazioni cittadine, diventa vitale che le istituzioni individuino luoghi nei quali stagioni teatrali, musicali e più in generale artistiche, possano essere ideate e sviluppate. Luoghi, insomma, nei quali ritrovare la voglia di crescere e di rafforzare un humus culturale che Matera ha dimostrato di possedere. E’ arrivato il momento di trasformare queste potenzialità in idee, in progetti, in proposte concrete. Spazi pubblici, affidati a soggetti culturali, dove poter imparare a scrivere e leggere poesie e racconti, incontrare autori, fare e ascoltare musica, conoscere i segreti della parola scritta e recitata, avvicinarsi al teatro e se si ha voglia frequentarlo. Luoghi, dove sperimentare nuovi percorsi creativi, nuovi linguaggi dell’arte contemporanea. Sostenere e promuovere le attività culturali vuol dire investire sul futuro e soprattutto sulle nuove generazioni; quando pensiamo a questi luoghi non possiamo che immaginare spazi aperti intrisi di buone pratiche”.
Altro aspetto fondamentale è il ruolo della Fondazione Matera-Basilicata 2019. Ruolo che va radicalmente rivisto, innanzi tutto evitando nomine di carattere politico da parte degli organi di governo ma facendo ricorso ad una selezione di personale in possesso di competenze specifiche ed esperienze nel settore; immaginando anche che la Fondazione (pubblica) possa gestire tutto o quasi del patrimonio dei contenitori culturali, come accade in altre città, per evitare, con la privatizzazione, il costo eccessivo per l’utilizzo delle strutture.
Infine, occorre la consapevolezza che non tutto deve svolgersi nei luoghi centrali della città; non vanno dimenticate le periferie a nord e sud della città. La Cultura, l’Arte devono svolgere un’azione diffusa, che coinvolga e faccia crescere la città nel suo complesso.
L’auspicio è che la politica e la nuova Amministrazione Comunale vadano in questa direzione, ascoltando e coinvolgendo tutto il mondo dell’associazionismo e delle professioni con l’enorme bagaglio di conoscenza ed esperienza che possiede, in caso contrario non ci sarà soluzione e i problemi si trascineranno in eterno.
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