Luca Serianni, le sue lezioni sulla lingua italiana, la sua discreta spiritualità

Muore un grande studioso. Nella sua immensa produzione culturale anche il riconoscimento del contributo che ha dato la Chiesa perché l'italiano diventasse una lingua da tutti condivisa.

In seguito a un tragico incidente, investito da un’auto mentre attraversava un passaggio pedonale a Ostia, all’età di 74 anni è deceduto il 18 luglio scorso Luca Serianni, grande studioso della lingua italiana, già docente universitario, membro tra l’altro dell’Accademia dei Lincei e dell’Accademia della Crusca.

Tra le tante cose, Serianni era anche vice presidente della Società Dante Alighieri, il cui presidente Andrea Riccardi ha scritto, nella triste circostanza della morte, un commosso articolo per ricordarlo, articolo pubblicato sul quotidiano Avvenire.

«Nella sua sobrietà laboriosa» ha scritto Riccardi, «e nelle convinzioni che comunicava con estrema umiltà, Luca Serianni aveva un animo da grande cristiano, formatosi nel contatto con la Bibbia e con i grandi testimoni della spiritualità cristiana. C’era in lui qualcosa di profondamente francescano, che si esprimeva nella semplicità umana, nella generosità verso i giovani ma anche verso i più poveri. Francesco d’Assisi, la cui rivoluzione religiosa e culturale era qualcosa su cui aveva meditato, rappresentava una segreta ispirazione nel vivere la vita».

Non poteva essere diversamente per un uomo appassionato della lingua italiana, se è vero che è proprio al Poverello d’Assisi che si fanno risalire i primi versi scritti in questa lingua, con il Cantico delle Creature. Quello di san Francesco è stato certamente il primo decisivo impulso all’affermazione – lentissima, in verità – della lingua italiana nella penisola.

Questa diffusione, che ha trovato grandi ostacoli per la critica situazione politica – per tanti secoli l’Italia è stata divisa in tanti stati e staterelli – ha trovato invece nella Chiesa cattolica un veicolo formidabile, capace di travolgere le avversità determinate dalle divisioni politiche.

In un interessante intervento tenuto a Pistoia qualche anno fa nell’ambito della manifestazione intitolata “Dialoghi sull’uomo”, nella sua relazione “Quando l’italiano è diventato una lingua condivisa da tutti?” Serianni ha osservato come fino a un’epoca abbastanza recente, la lingua italiana era poco diffusa, o meglio poco praticata, nelle varie comunità locali, dove prevaleva invece l’uso del dialetto.

A questo proposito, lo studioso riprendeva i risultati di una ricerca condotta da un altro importante linguista, Tullio De Mauro, il quale aveva riscontrato che negli anni immediatamente successivi all’Unità d’Italia, i parlanti italiani erano un’infima minoranza in tutta la penisola, appena 160mila.

È un dato che, per Serianni andrebbe rivisto alla luce di alcune considerazioni; per esempio, parlati italiani bisogna considerare anche tutti i toscani. Comunque, indubbiamente il problema dell’analfabetismo c’era e la tesi di De Mauro resta sostanzialmente valida.

Però, sosteneva Luca Serianni a Pistoia, «bisogna considerare una variabile molto importante, quella che tecnicamente si chama competenza passiva». In parole povere, non si era in grado di parlare la lingua italiana ma si era capaci di capirla molto bene. Come mai? A questo proposito, diceva lo studioso, «dobbiamo riflettere sull’importanza che nel corso della storia culturale italiana ha avuto la predicazione e in generale ha avuto la Chiesa».

Se pensiamo a una società dove andare a messa era una pratica generale, possiamo capire quale impatto avesse la predicazione su questa società. Altro contributo dato dalla Chiesa, ricordava Serianni, è stato con il Catechismo di Pio X. Era un testo, scritto in italiano con domande e risposte, che i bambini già in tenera età, “dovevamo mandare a memoria per intero”. E anche in questo caso, le lezioni di catechismo erano seguite dalla generalità delle nuove generazioni quando si avviavano a ricevere i sacramenti.

Tutto questo costituirà poi una buona base per l’apprendimento di una lingua in una popolazione che fino a meno di un secolo fa era ancora purtroppo in gran parte analfabeta.

Ovviamente, questo non è che uno degli infiniti argomenti delle sempre gradevoli lezioni di lingua tenute nel corso di una lunga carriera da Luca Serianni, un uomo autorevolissimo nel campo delle sue competenze scientifiche ma anche uomo mite, dolce, paziente, sempre disponibile soprattutto con i suoi studenti.

È stato un docente pieno di fiducia nei confronti delle giovani generazioni. Una dote questa propria dei grandi uomini e di chi è capace di guardare lontano.


Luca Serianni a TV2000

Luca Serianni ospite di Monica Mondo a Soul, per TV2000

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Paolo Tritto

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