
Siamo partiti da punti diversi per giungere a una destinazione comune. Siamo stati invitati a partecipare sapendo che la gioia condivisa ci avrebbe fatto affrontare il tutto. Ogni comunità ha maturato la scelta di partecipare testimoniando con la sua presenza la bellezza di una Chiesa che cammina insieme. E così, dopo un tratto di strada, ci siamo ritrovati come peccatori bisognosi di confessione e riconciliazione; come cristiani capaci di confermare la propria fede sulla tomba di Pietro e dei suoi successori; come pellegrini bisognosi di essere accolti da quelle porte che ci ricordano la vera Via che fa attraversare la porta eterna.
Questa la riflessione di don Angelo Gioia, amministratore diocesano, al termine del pellegrinaggio, con cui ci piace iniziare questo servizio in tre puntate sul Giubileo Diocesano.
“Partecipare al pellegrinaggio diocesano per il Giubileo 2025 è stata un’esperienza di profonda grazia e rinnovamento spirituale. Insieme alla nostra comunità parrocchiale, abbiamo vissuto giorni intensi di preghiera, fraternità e fede condivisa, camminando con gioia verso le Porte Sante, simbolo dell’incontro con la misericordia di Dio”, testimonia una signora di Maria Madre della Chiesa.
Oltre 270 i fedeli giunti nella Città Eterna in cinque pullman: due dalla Parrocchia “Addolorata” (Matera) e uno da “S. Giovanni Bosco” (Marconia), con 150 fedeli, che hanno vissuto tutti e tre i giorni in programma, i pellegrini di “Maria Madre della Chiesa” (Matera) e “S. Maria della Croce” (Ferrandina), invece hanno partecipato solo a due delle tre giornate. Ma tutte le comunità presenti sono state aperte, con spirito di vera accoglienza cristiana, ai piccoli gruppetti che provenivano da altre parrocchie che non hanno organizzato autobus, così nessuno si è sentito solo. Tanti pellegrini hanno testimoniato l’armonia di queste giornate dovuta a quell’unicità di intenti con cui si è partiti, che rimanda a quell’essere “un cuor solo e un’anima sola” dei primi credenti.
Sei i sacerdoti che hanno guidato i diversi momenti: don Angelo Gioia, amministratore diocesano, don Filippo Lombardi, referente per il Giubileo, don Michele La Rocca, don Donato Dell’Osso, don Donato Di Cuia, don Pierdomenico Di Candia, don Pasquale Giordano. Accanto a loro, il diacono Pietro Oliva.
Un’esperienza che “ha toccato i cuori di tante persone, ha avvicinato a Cristo chi da anni era lontano dai sacramenti”, ha testimoniato più di qualcuno alla fine del viaggio.
La modalità comunitaria con cui abbiamo vissuto questa esperienza è stata un esercizio di rispetto delle esigenze di tutti, ancor più considerando la notevole eterogeneità dei gruppi, in cui hanno convissuto famiglie con bambini e anziani non più abituati a viaggiare. Così, una signora di 82 anni del gruppo della Parrocchia Addolorata ha detto di aver vissuto i sacrifici del viaggio ma di aver anche colto lo sforzo di tanti compagni di viaggio perché tutti stessero bene e, addirittura, ha detto qualcuno “ci sentissimo coccolati”.
Prima tappa giubilare: la liturgia penitenziale in S. Maria Maggiore


Questo il primo momento del pellegrinaggio: qui la prima Porta Santa che abbiamo varcato, applicando l’indulgenza a noi o a qualcuno dei nostri cari.
Ha toccato i cuori di molti la liturgia penitenziale nella bellissima Cappella della “Salus Populi Romani” guidata da don Angelo Gioia, amministratore diocesano, in nostro “uso esclusivo” dalle 13 alle 14:30, ai piedi dell’immagine mariana tanto amata da Papa Francesco e a due passi dalla sua tomba.





nella Cappella della “Salus Populi Romani” (01/05/2025)
Una grande emozione, a proposito, la sosta, seppur contingentata nel tempo dagli stuart che invitavano a procedere, a pochi passi dalla lapide di Francesco. E abbiamo scoperto che in S. Maria Maggiore sono sepolti anche altri papi, Paolo V Borghese e Pio V, proprio nella Cappella della “Salus Populi”, nonché Gian Lorenzo Bernini che aveva la bottega lì vicino.
Nel pomeriggio libero, chi non l’ha fatto prima, ha visitato la Basilica, soffermandosi nella bella Cappella Sistina, omonima di quella che è in Vaticano, con il suo immenso e stupendo tabernacolo, e nella cripta sottostante l’altare, dove vi è una reliquia della mangiatoia di Betlemme. Alcuni, poi, si sono mossi per le strade di Roma, sempre bella seppur vista e rivista, soprattutto accompagnati dal bel tempo primaverile che ha fatto da cornice a tutto il pellegrinaggio; altri si sono allungati a S. Giovanni, dov’era in atto il “Concertone” del Primo Maggio; altri ancora sono arrivati a S. Paolo Fuori le Mura, un extra rispetto al programma diocesano che ha consentito loro di visitare tutte le Basiliche Maggiori, varcando così quattro Porte Sante. E i pellegrini di Marconia, invece, al mattino, arrivando molto presto, hanno fatto tappa ad un altro luogo della devozione romana, il Santuario del Divino Amore.
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