“Servus inutilis”, la mostra su Alcide De Gasperi giunge in Basilicata

L’azione politica dello statista trentino alla luce della dottrina sociale della Chiesa e nell’imprevista circostanza dell’elezione di papa Leone XIV

La mostra “Servus inutilis. Alcide De Gasperi e la politica come servizio” sarà esposta a Bernalda e a Matera a cura di Comunione e Liberazione e dell’Arcidiocesi di Matera-Irsina, per poi passare in altri centri della Basilicata: Senise, Nova Siri e Potenza.

Realizzata dalla Fondazione De Gasperi e dal Meeting di Rimini, questa mostra si presenta con un significato tutto particolare, oltre che per il valore dello statista cattolico e per la qualità della sua azione politica, anche per lo speciale rapporto che De Gasperi ha avuto con Matera e la Basilicata, un rapporto che la popolazione locale ha vissuto intensamente, partecipato anche affettivamente, e di cui ancora oggi conserva memoria.

Tutto questo, come si diceva, conferisce certamente un senso tutto particolare a questo evento culturale che, partendo dal Meeting di Rimini, ha toccato altre regioni italiane.

Ma nessuno avrebbe mai potuto immaginare che un altro evento avrebbe, in maniera dirompente, caricato di ulteriore significato il passaggio materano della mostra: l’elezione al soglio pontificio di Leone XIV.

Papa Prevost, nella scelta del nome, ha voluto rifarsi a papa Leone XIII che con la sua Enciclica Rerum novarum ha posto le basi della dottrina sociale della Chiesa e quindi dell’impegno sociale e politico dei cattolici. Possiamo vedere, quindi, quanto appaia appropriato riproporre la figura di Alcide De Gasperi alla luce di questo pontificato.

Si può dire che tutto quello che i cattolici hanno saputo costruire nella società, non soltanto in Italia ma anche nell’Europa intera, è stato generato dal magistero, straordinariamente fecondo, di Leone XIII. A partire dall’Opera dei Congressi, fino all’esperienza di Sturzo del Partito Popolare, ai governi della Democrazia Cristiana, alla costruzione dell’unità europea con i cattolici De Gasperi, Schuman e Adenauer, tutto ha la sua origine, tutto ha la sua fonte primaria nella Rerum Novarum.

C’è adesso la volontà espressa dal nuovo papa di ripartire dal magistero di papa Pecci. «Ho pensato di prendere il nome di Leone XIV» ha spiegato il papa nel suo primo discorso rivolto ai cardinali il 10 maggio, «principalmente perché il Papa Leone XIII, con la storica Enciclica Rerum novarum, affrontò la questione sociale nel contesto della prima grande rivoluzione industriale; e oggi la Chiesa offre a tutti il suo patrimonio di dottrina sociale per rispondere a un’altra rivoluzione industriale e agli sviluppi dell’intelligenza artificiale, che comportano nuove sfide per la difesa della dignità umana, della giustizia e del lavoro».

Alle rivoluzioni della sua epoca, che furono la rivoluzione industriale e quella rivoluzione che già si preparava e che poi porterà all’instaurazione dei regimi comunisti in varie parti del mondo, papa Leone XIII rispose con la semplicità di un’idea, quella della sussidiarietà. Che limitava il protagonismo degli stati centrali in favore della libertà di azione della persona. Le parole di Leone XIII non riuscirono certamente a scongiurare tutte le sciagure del Novecento, ma a coloro che le accolsero diedero il potere, come abbiamo visto in Italia e in gran parte dell’Europa, di costruire un mondo migliore; un mondo duraturo di pace e di benessere.

Ciò che richiamò l’attenzione di De Gasperi sulla Basilicata fu certamente la necessità di risanare i rioni dei Sassi di Matera, facendo uscire gli abitanti da condizioni di povertà scandalose. Ma certamente ci fu anche la stima per l’impegno che mostravano i cattolici in Basilicata. C’era l’apprezzamento per il particolare fermento dei cattolici nella difficilissima situazione locale – ricordiamo Emilio Colombo e tanti altri – e per l’incisiva azione pastorale di un episcopato lucano autorevolissimo. Senza dei quali, De Gasperi sapeva bene che nessun intervento statale sarebbe stato efficace. Se in quegli anni non ci fosse stato il vescovo Cavalla a Matera, nessuna legge sui Sassi avrebbe tirato fuori da quelle grotte una moltitudine di derelitti ormai rassegnata, che non credeva nemmeno più nella possibilità di vivere in condizioni di vita più dignitose.

Oggi il nuovo papa ci dice che tutto ciò non sono soltanto ricordi del passato. Ma possono e devono tornare a essere un impegno nel presente. Se papa Francesco ha proposto un modello di Chiesa in uscita, papa Leone XIV mostra di voler spingere con decisione i cristiani verso questa “uscita” e metterli concretamente al lavoro per costruire una novità di vita anche per l’uomo d’oggi.

Vedendo la schiera dei volontari al lavoro per allestire la mostra su De Gasperi a Bernalda e a Matera, per proporre cioè nuovamente a tutti l’ideale umano e politico di un cattolico che ha preso seriamente il compito assegnato dalla Rerum Novarum, possiamo vedere come comincia già a prendere forma il desiderio del papa appena eletto. La speranza è che questo lavoro, per quanto iniziale, possa essere la ripresa di un cammino che in passato è stato entusiasmante, travolgente. È una speranza sulla quale comunque pare che papa Leone voglia fermamente credere e per lo sviluppo della quale oggi – come egli dice – «la Chiesa offre a tutti il suo patrimonio di dottrina sociale».

Vale la pena seguire questo evento dedicato a De Gasperi, soprattutto da parte dei giovani. Antonio Polito, nel suo ultimo libro che ha dedicato allo statista trentino, “Il costruttore – Le cinque lezioni di De Gasperi ai politici di oggi” scrive: «De Gasperi scoprì il Mezzogiorno a Matera, nel luglio del 1950. Nel senso letterale del termine: non ci era mai stato prima. Era una giornata caldissima. Sotto un sole cocente, in doppiopetto chiaro, circondato da un’umanità dolente dai volti scuri e induriti dalla fatica, visitò i due quartieri dei Sassi, il Barisano e il Caveoso: soprattutto quest’ultimo, un dedalo di case-grotte, scavate nella roccia della Murgia materana, dove ventimila esseri umani coabitavano con i loro animali, più o meno come qui avveniva già nella preistoria. […] Le cronache del tempo raccontano che si commosse. In una foto si porta la mano alla fronte, quasi travolto dall’emozione; in un’altra cammina con lo sguardo dritto davanti a sé, gli occhi lucidi. Mantenne l’impegno. Ne venne fuori la “legge De Gasperi” del 1952 per lo sfollamento dei Sassi. L’anno dopo, in piena campagna elettorale, già consegnava le prime quarantanove abitazioni dei nuovi e moderni quartieri che avrebbero ospitato quella gente. A molti di loro, anche se non a tutti, vennero dati tre ettari di terra da coltivare. Furono stanziati più di cinque miliardi per la bonifica e la rinascita. La città gli è rimasta a lungo grata. Non si capisce la popolarità che raggiunse in quegli anni la figura di De Gasperi se non si rileggono storie come questa».

È proprio così. Questa mostra che toccherà la Basilicata vuole ricordare queste storie e la figura di questo uomo che ha voluto spendere le sue energie e i suoi talenti per il bene dei suoi fratelli uomini. Ad Alcide De Gasperi vuole anche dirgli, ancora una volta, grazie.

La mostra “Servus inutilis. Alcide De Gasperi e la politica come servizio” è visitabile dall’11 al 18 maggio a Bernalda, Sala Incontro di via Cairoli, orario: 10-13 e 17-21. Sarà poi a Matera, dal 20 al 26 maggio, Auditorium Sant’Anna, via Lanera 14, orario: 10-13 e 16-20.

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Paolo Tritto

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