
Una grande imbarcazione che trasporta tutti i popoli della terra. Così appare il bellissimo carro che a partire da questa sera potete apprezzare in tutti i suoi dettagli. La nave, metafora della Chiesa, con tanto di oblò e lanterne attorno alle torri, è stata realizzata proprio in modo originale!
Davvero un carro da anno giubilare! Accanto al rostro campeggiano due putti con i yobel, i corni di ariete con cui nella tradizione ebraica, ce ne parla il libro del Levitico (Lv 25), veniva annunciato l’anno di grazia del Signore, appunto il “giubileo”, che da questi corni prende il nome. Sotto il rostro, invece, l’altro elemento tipico dell’anno giubilare: la porta santa, che un papa dischiude davanti all’osservatore che, attraverso di essa, entra pienamente nel contesto del carro.


Originale la scena centrale che ci porta nel cenacolo di Gerusalemme: Gesù e Tommaso si guardano, Tommaso tocca con mano che Cristo è risorto. Ricorderemo che nel racconto evangelico di Giovanni, il giorno di Pasqua Tommaso non era presente nel cenacolo assieme agli altri discepoli. E Gesù torna lì otto giorni dopo, appositamente per lui che aveva detto: “Se metto il dito nel posto dei chiodi e non metto la mia mano nel suo costato, non crederò”. Quasi come “ordalia d’amore” – sono le parole che piace usare a don Francesco Di Marzio, Delegato Arcivescovile per la Festa della Bruna – Gesù propone a Tommaso di mettere le dita nel suo costato per “essere non più incredulo ma credente” (Gv 20, 27). E Tommaso, passando dal dubbio alla fede, esclama: “Mio signore e mio Dio”, le parole che diventano il tema del carro di quest’anno.
Ma assieme a Tommaso, Maria e altri due apostoli sono presenti a quella professione di fede tutti i popoli della terra, rappresentati da un’africana, una cinese, un’europea e un indiano, quattro figure sedute agli angoli del cenacolo degli stessi colori delle quattro vele (verde, blu, gialla, rossa) che campeggiano nel logo del Giubileo: pellegrini di speranza in cammino sulla barca della Chiesa.

Cristo risorto appare non solo con le piaghe, ma anche con la croce: una croce tutta particolare, che al di sotto termina a foggia d’àncora: ancòra il simbolo distintivo del Giubileo 2025, metafora della speranza. Ecco la seconda parte del tema del carro, “Tu sei mia speranza”, che liberamente si aggiunge all’invocazione di Tommaso: “Mio signore e mio Dio”.
In un carro che parla di fede attraverso Tommaso, nell’anno in cui ricordiamo, esattamente a distanza di 17 secoli, il Concilio di Nicea (325 d.C.) in cui fu redatta la professione di fede che ripetiamo nelle nostre celebrazioni eucaristiche, non poteva mancare Abramo, padre della fede per le tre religioni monoteiste (cristianesimo, ebraismo, islamismo), ripreso nell’atto di sacrificare il suo figlio, unico e amato, avuto in tarda età: Isacco. A Francesca piace far notare la lacrima che brilla sul volto di Abramo, combattuto tra fede e ragione. E appare un ariete, che verrà sacrificato al posto del Figlio. “Il carro – ancora le parole dell’artista – con due corni d’ariete inizia e con un ariete finisce”. E sul retro del dossale, ancora è raffigurato Abramo, mentre, in dialogo con Dio Padre, guarda un cielo trapunto da una miriade di stelle: “Tale sarà la tua discendenza!” (Gen 15,5) sono le parole che il padre di Isacco starà ascoltando in quel momento.


aiutata dal compagno Domenico Fittipaldi (foto a sinistra) e illustra la sua opera (foto a destra)
Abbiamo lanciato qualche insight su alcune delle statue presenti, ma tanto avremmo da dire anche sulle altre: i pavoni, l’aquila, per non parlare della cupola… potremmo dire tantissimo anche sulle immagini, che rimandano tutte ad aspetti centrali della nostra fede: la Trinità, l’Annunciazione, la pesca miracolosa, la presentazione al tempio… e che dire della bellissima argentea Stella Maris su sfondo azzurro? È Maria, stella dell’evangelizzazione, che attraverso il fluire di questa nave per le gremite strade materane annuncerà suo Figlio.
Ogni anno un valido opuscolo descrittivo a cura del prof. Moliterni
Cosa buona è giungere preparati nella fabbrica del carro per poter cogliere la profondità dei tanti messaggi che trasmette questa bellissima opera d’arte che – davvero che peccato! – purtroppo vivrà solo per altri nove giorni.
Ogni anno c’è Franco Moliterni, referente culturale dell’Associazione “Maria SS. della Bruna”, che cura una piccola pubblicazione, in vendita nel box in Piazza Vittorio Veneto, all’uscita della fabbrica del carro o presso la sede dell’Associazione Maria SS. della Bruna: un libello ricco ma semplice, che è opportuno procurarsi qualche giorno prima della visita per giungere preparati alla fabbrica, capace di destare tanta curiosità in chi andrà a visionare il carro, ma anche, ovviamente, di offrire molte spiegazioni.
Un opuscolo che si ripete con identiche dimensioni di anno in anno da circa un decennio e, così, può diventare parte di un’interessante collana presente nelle nostre biblioteche per tenere, tra l’altro, traccia dell’evoluzione dei temi del carro nel tempo.
Scrivi un commento