Il cuore è sempre stato considerato il centro dei sentimenti e delle emozioni. “Ti porto nel cuore” si ripetono gli innamorati, “ho il cuore in pace”, pensa la persona che ha fatto tutto bene. Per converso si usa dire al malvagio “non hai un briciolo di cuore”. Ecco perché il cuore è da sempre identificato con l’interiorità di una persona.
La devozione verso il Cuore di Gesù nacque nel Medioevo per merito di alcune mistiche tedesche, ma furono le rivelazioni di Gesù (1673) a Santa Maria Alacoque a rilanciarne definitivamente il culto che Pio IX rese obbligatorio in tutta la Chiesa nel 1856. Adorare il Cuore di Gesù, però, non vuol dire adorare un organo separato ma il corpo intero del Cristo che ci dice “venite a me che sono mite e umile di Cuore”.
Non a caso Papa Francesco ha dedicato la sua ultima Lettera Enciclica al Cuore umano e divino di Gesù (Dilexit nos) in cui ci invita a riscoprire l’importanza del Cuore sia nella vita spirituale che nelle relazioni umane e sociali.
Viviamo in un mondo incattivito che privilegia la forza, che ha dimenticato – troppo in fretta – le brutture della guerra, governato da personaggi egocentrici ed eccentrici. Una società insomma “senza cuore” narcisista ed egoista che pensa solo ad armarsi anziché ad amarsi.

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