Giornate forti, caratterizzate dalle figure di Giovanni Battista, nel giorno della sua natività, di Abramo, di cui parla la prima lettura di mercoledì 25 giugno, dal Sacro Cuore di Gesù, nei cui primi vespri cade il terzo giorno di questo primo tratto di strada verso la Bruna 2025.
I fiori variopinti ai piedi e alle spalle dell’altare esprimono il clima della festa. Diversi i fedeli che partecipano non solo nel giorno in cui la propria parrocchia o associazione è chiamata ad essere presente, per dare una mano nella recita di una decina di rosario e nell’animazione della liturgia. Non pochi i fedeli che colgono l’occasione per accostarsi al sacramento della riconciliazione.
Le omelie che, con tono cordiale, in questo triduo tiene mons. Davide Carbonaro guidano il popolo materano a meditare la liturgia della parola con Maria in filigrana.

Maria e Giovanni Battista: tramite loro giunge il Verbo nel mondo
È il parallelo tra Giovanni e Maria che mons. Carbonaro evidenzia in particolare nella prima riflessione: “uno ha portato la Parola, l’altra l’ha fatta diventare carne”. Un po’ quello che traspare nelle “deesis”, alla lettera “intercessione”, topos iconografico presente anche nelle nostre chiese rupestri: Maria e Giovanni raffigurati insieme – ai lati di Gesù, posto sul trono con la Parola spalancata sulle ginocchia –, entrambi con la mano tesa che indica il Cristo.
Maria, donaci la tua mano; […] Giovanni Battista, donaci la tua mano perché ci possa guidare a Cristo; e perché, con la nostra vita, anche noi lo possiamo indicare nella nostra umanità, nelle nostre case, nei luoghi dove viviamo. E sono le mani benedicenti di Maria e di Giovanni il Battista questa sera che scendono su di noi e ci offrono la benedizione di Dio.
È questa la conclusione che mons. Carbonaro consegna al popolo materano al termine della prima serata da lui guidata.
Maria e Abramo: spiriti oblativi con gli occhi volti al cielo
È nel cielo stellato che ci porta la seconda celebrazione. Una liturgia vivacissima e coinvolgente, animata dai canti festosi dei fratelli del Cammino Neocatecumenale, accompagnati dalle chitarre e dal battito delle mani. Una celebrazione colorata dalle camicie azzurre degli Scout Agesci che vengono incaricati di svolgere la questua e che padre Davide nomina nell’omelia come esperti della contemplazione del cielo stellato. Abramo, ormai ripiegato su se stesso per non veder attuate le promesse che Dio gli aveva fatto, è invitato a guardare il cielo: “Anche a noi quando non vediamo realizzate le nostre promesse chiniamo il nostro sguardo e guardiamo il nostro ventre”, fa riflettere mons. Carbonaro.




Pertanto, “l’indirizzo – ancora le parole di mons. Carbonaro – che viene dalla Parola di Dio di oggi: puntate il vostro sguardo in alto”, come i magi. Come Abramo, anche Maria è generativa e “ha alzato lo sguardo ed ha accolto la parola del Signore nella sua vita”. Così, Maria diviene la Madre di Dio, la “theotokos”.
Inoltre, aggiunge mons. Carbonaro:
Come dicono i padri, ciò che noi diciamo di Maria lo diciamo anche della Chiesa. Allora, se lei ha alzato lo sguardo, se lei ha messo a disposizione il suo grembo perché il verbo si facesse carne, potesse venire ad abitare in mezzo a noi, lo dovremmo fare anche noi come Chiesa. Come Chiesa non possiamo essere ripiegati in noi stessi.




Sempre in sintonia i sacri cuori di Maria e Gesù: nell’uno si è formato l’altro
Il Sacro Cuore di Gesù è al centro della riflessione della terza omelia: quel Cuore che fu generato nel grembo di Maria e che, nel rapporto intimo madre-figlio che anche dall’effige della Bruna cogliamo, Maria ha “illuminato, istruito con la sua sapienza di madre”. Due cuori che hanno battuto all’unisono: nel suo cuore Maria serbava tutto quello che accadeva al Figlio e dicevano di lui.
Il cuore umano è specchio del suo Cuore ed è il luogo dell’intelligenza, il luogo delle scelte mature, il luogo dove noi siamo chiamati a scegliere il bene e il male. E il cuore ci serve come abitazione di Dio dove i pezzetti della nostra storia, della nostra vita, li rimettiamo insieme.
sono le parole dell’omelia.
E il cuore divino ce lo svela il passo evangelico proclamato, parlando di Gesù come quel pastore che si mette in pellegrinaggio – ancora l’omelia del vescovo – “per andare a trovare la pecorella perduta perché è lui che crede nella pecora anche se è smarrita, ammalata, bisognosa di essere fasciata: questo è il nostro Dio!”.
E aggiunge mons. Davide ricordando l’ultima enciclica di Papa Francesco:
Incontrando il cuore di Cristo, incontriamo il cuore dell’uomo e incontrando il cuore dell’uomo incontriamo il cuore di Cristo.
Attenti, mette in guarda Mons. Carbonaro, a quel famoso adagio, che è anche il titolo di un libro: “Va’ dove ti porta il cuore”: “ci smarriremmo, ci perderemmo; il nostro cuore ci porta nel deserto come la pecora smarrita”.


La giornata eucaristica di oggi
Dopo questo triduo, come da prassi di questi ultimi anni, c’è la giornata di oggi dedicata integralmente all’adorazione eucaristica: una tappa orante per meglio prepararci a celebrare con fede la nostra santa Patrona, in attesa di abbeverarci alle riflessioni che nei prossimi tre giorni terrà don Antonio Savone, parroco della cattedrale di Potenza.

il clero concelebrante con il vescovo Davide insieme ad alcuni ministri (25/06/25)
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