Nelle trame della povertà

Presentato a Matera il Rapporto 2025 della Caritas diocesana di Matera-Irsina, occasione per rivolgere lo sguardo ai fratelli poveri, persone in carne ed ossa, non una categoria sociologica.

Nel corso di una conferenza stampa nel Salone degli Stemmi dell’Arcivescovado, la Caritas diocesana di Matera-Irsina ha presentato il rapporto annuale sulla povertà dal significativo titolo “Nelle trame della povertà“, una metafora tessile che racchiude la complessità e la profondità delle situazioni di disagio vissute da numerose persone nella nostra regione.

Ad aprire la conferenza stampa è stato don Angelo Gioia, amministratore diocesano, che ha ricordato come, d’intesa con mons. Benoni Ambarus, a pochi giorni dal suo ingresso come nuovo pastore della Chiesa di Matera-Irsina, si sia voluto condividere il nuovo report sulle povertà, realizzato con attenzione e professionalità dalla Caritas diocesana.

Don Angelo Gioia, amministratore diocesano

Si tratta, ha spiegato, di uno strumento pastorale, frutto di un lavoro d’equipe, e di un discernimento comunitario teso a conoscere le reali situazioni di povertà che abitano il nostro territorio.

La Chiesa, in sintonia con il richiamo evangelico – I poveri saranno sempre con noi – è chiamata a servire tutto il popolo del territorio in spirito di comunione fraterna: la povertà non può essere concepita come categoria sociale, è piuttosto un richiamo a guardare alla nostre povertà, alle povertà di tutti gli uomini, di tutte le donne, di ogni tempo, di ogni luogo, di ogni spazio.

Nel suo intervento Don Angelo Tataranni, direttore della Caritas diocesana, ha sottolineato che la povertà è una realtà che interpella la vita di tutti perché “Noi siamo tutti mendicanti, tutti poveri”.

Don Angelo Tataranni, direttore della Caritas diocesana

È bello considerare come i dati contenuti nel rapporto Caritas non siano numeri astratti, estratti da campioni scelti o da sondaggi: sono persone. Ogni numero rappresenta una persona che porta in sé situazioni di sofferenza, di marginalità, situazioni che non possono non interpellare ciascuno di noi.

I dati emergono dai centri d’ascolto parrocchiali, circa una trentina, fra parrocchiali e interparrocchiali, che fanno capo a una novantina di volontari: nei centri di ascolto c’è innanzitutto l’ascolto, ma anche la presa in carico e l’accompagnamento. Sono luoghi non per addetti ai lavori ma espressione di una vita comunitaria che spinge ciascuno a non passare indifferente dinanzi alle povertà ma a farsene carico con l’obiettivo di restituire dignità alle persone incontrate.

Don Angelo ha ricordato che la povertà oggi non è soltanto economica, ma abbraccia varie povertà: materiali, relazionali, psicologiche che si intrecciano e si aggravano.

Ha poi smentito il luogo comune che la Caritas aiuta i “fratelli migranti” (A voi giornalisti dico: uscite da quella terminologia “extracomunitari”, sono persone!): come emerge dal rapporto la maggior parte sono fratelli italiani, pari al 54%.

L’intervento del direttore della Caritas si è concluso con un forte appello alla responsabilità personale e collettiva, anche nei confronti delle istituzioni: “I poveri sono un bene comune, perché sono la comunità”. L’obiettivo del report non è solo informare, ma provocare una coscienza: “Prendere coscienza di una povertà che cresce sempre più, una povertà che deve farci diventare voce profetica”.

Lucia Surano, progettista Caritas e curatrice del rapporto

Lucia Surano, progettista Caritas e curatrice del rapporto, ha restituito una lettura tecnica e qualitativa dei dati raccolti dai 30 centri di ascolto della diocesi, sottolineando il valore simbolico del titolo del rapporto “Nelle trame della povertà”, in quanto evocazione della complessità intrecciata delle vite e delle fragilità delle persone ascoltate.

I dati ISTAT confermano una Basilicata in sofferenza: la popolazione è scesa da 578.000 a 533.233 in cinque anni (-7,7%), con peggioramento degli indicatori di benessere, soprattutto nella provincia di Matera. Il tasso di occupazione giovanile resta sotto la media nazionale, fermandosi al 54,8% a Matera.

La diocesi di Matera-Irsina conta 138.222 abitanti, ma solo 880 nuclei (3.520 persone) si sono rivolti ai centri di ascolto nel 2024. Questo dato, seppur quantitativamente modesto, rivela una povertà “latente”, spesso invisibile e non intercettata dai servizi. Si conferma una prevalenza di donne tra coloro che domandano aiuto, dato già rilevato localmente nel 2021.

L’analisi del profilo sociale restituisce un’immagine netta: la povertà colpisce con maggiore frequenza donne, persone con basso livello d’istruzione, famiglie con minori, persone in età adulta (45–64 anni), individui che vivono in case popolari o in affitto. Tra gli utenti sono frequenti i lavoratori poveri, gli inabili al lavoro, le casalinghe e gli utenti dei servizi pubblici come l’Assegno di Inclusione o il Servizio Sociale.

Una delle tendenze più allarmanti è la crescente cronicizzazione della povertà: nel 2023 le persone manifestavano da uno a tre bisogni, mentre nel 2024 si arriva fino a cinque. Gli interventi erogati sono stati 4.183, con alcuni nuclei che ne hanno ricevuti fino a sette.

Il bisogno economico si intreccia con bassa scolarizzazione e difficoltà ad accedere alle opportunità, evidenziando come la povertà sia anche educativa e culturale.

Significativo anche il dato sul bisogno di orientamento: il 7% degli assistiti ha chiesto informazioni e supporto per accedere a servizi pubblici e privati, rivelando un deficit di conoscenza che ostacola l’autodeterminazione.

Tra i bisogni più ricorrenti: disoccupazione, lavoro nero, abitazione (affitti, utenze) e beni materiali, cui la Caritas ha potuto rispondere grazie ai fondi dell’8×1000.

In aumento le richieste relative alla salute, che hanno spinto l’ente diocesano a lanciare un progetto specifico contro la povertà sanitaria, considerato “urgente” a fronte di liste d’attesa insostenibili e costi proibitivi della sanità privata.

Un elemento non trascurabile che emerge dal rapporto Caritas è quello della trasmissione intergenerazionale della povertà. In diocesi la fascia più colpita è quella tra i 45 e i 54 anni, ma si osserva un rischio concreto che le nuove generazioni restino intrappolate in un ciclo di deprivazione, aggravato dallo spopolamento e dalla precarietà del lavoro. A emergere è anche il fenomeno dei working poor, persone che, pur lavorando, non riescono a sostenere le spese essenziali.

Va inoltre segnalata la presenza crescente della “povertà di ritorno“: “Ci sono persone che erano uscite da una situazione difficile grazie a un’opportunità, ma che, venuta meno quella risorsa, sono ricadute nella fragilità. Questo dimostra che servono politiche e strumenti strutturali, non risposte una tantum“.

Lucia Surano ha concluso il suo intervento richiamando la funzione educativa, culturale e pastorale del lavoro Caritas: ascoltare, osservare e agire “in forme consone ai tempi e ai bisogni”, come recita lo Statuto di Caritas Italiana. Un impegno che richiede anche un’azione di advocacy per sollecitare risposte più eque e strutturate da parte delle istituzioni.

Dalla presentazione è emerso che “Nelle trame della povertà” non è solo un rapporto statistico, ma una sfida aperta alla responsabilità collettiva, affinché ogni storia di fragilità possa trasformarsi in un racconto di dignità e rinascita.

Nelle sue conclusioni don Angelo Gioia ha rilevato come questa responsabilità tenda ad emergere sempre più nella nostra comunità diocesana, come si è visto dopo il vasto incendio che ha coinvolto il metapontino.

Il sensus fidei del popolo cristiano lo rende attento a rispondere ai bisogni e a generare, attraverso la carità, una rete di umanità: “A noi, alla fine interessa l’umano. Toglieteci l’umano, e non ci resta neanche il divino!“.

La conferenza stampa di presentazione del Rapporto povertà 2025 nel Salone degli Stemmi

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Erasmo Bitetti

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