
Un altro incontro del Meeting 2025 che ha riscosso molto successo è quello dell’adolescenza, ispirato alla serie TV Adolescence di Netflix, che ha suscitato un ampio dibattito mediatico. L’incontro vuole analizzare il successo e il messaggio della serie, con l’aiuto di due ospiti: Lorenzo Bassani, psichiatra infantile, e Domenico Fabio Tallarico, insegnante e rettore scolastico. Ha moderato e condotto Valentina Frigerio, responsabile del sito web di Comunione e Liberazione. Valentina parte da una domanda: perché la serie ha avuto tanto successo?
Interviene Domenico Fabio Tallarico, che si sofferma sull’impatto della serie Adolescence, che ha colpito il relatore per la sua qualità tecnica e per la capacità di mostrare una realtà meno drammatica di quella vissuta ogni giorno con gli adolescenti. Il successo della serie è attribuito al fatto che mette a nudo l’ipocrisia del mondo adulto, mostrando come la crisi educativa coinvolga famiglia, scuola e società. Viene sottolineata la mancanza di adulti capaci di impegnarsi con umanità e l’incoerenza di una società che condanna certi comportamenti ma li permette di fatto. La serie, secondo il relatore, è uno specchio critico della nostra realtà.
E’ tirato in ballo Lorenzo Bassani il quale sostiene che il successo della serie analizzata deriva dalla sua qualità e dalla capacità di mostrare verità scomode: sia gli adolescenti che gli adulti stanno male. In particolare, la serie mette a nudo la fragilità degli adulti, spesso incapaci di comprendere davvero i giovani, cercando invece di etichettarli e controllarli. L’autore racconta un’esperienza personale per sottolineare quanto sia facile assumere una posizione superficiale e poco coinvolta. Secondo lui, ai ragazzi non manca nulla: ciò che manca è un adulto curioso e disposto a incontrarli davvero, senza pregiudizi o schemi.
Da questo primo giro Valentina rileva che i relatori partono da due osservatori diversi: quello più scolastico l’uno e quello sanitario, clinico, l’altro e rilancia con una domanda conseguenziale: come stanno gli adolescenti oggi e cosa possono dire i relatori dai loro osservatori?
Interviene prima Tallarico che racconta la storia di un insegnante la cui moglie è psichiatra, quindi i loro mondi si intrecciano spesso. L’insegnante racconta di come, negli ultimi anni, si sia trovato ad affrontare tematiche difficili come suicidi, autolesionismo e violenza tra gli adolescenti. Racconta anche di aver avuto modo di visitare il reparto di psichiatria dove erano ricoverati alcuni suoi alunni, e di come sia importante per gli adolescenti essere guardati con un amore libero e disinteressato, non legato a progetti o aspettative. Viene citato un caso di una ragazza che ha iniziato a mangiare di nuovo dopo aver ricevuto le attenzioni dell’insegnante, e un’altra ragazza che si è sorpresa nel vedere qualcuno piangere per lei. Si evidenzia l’importanza del guardare gli adolescenti con amore e attenzione, come fa il protagonista della serie televisiva “Baby”.
Interviene poi Bassani che da psichiatra evidenzia un aumento preoccupante dei disturbi psichiatrici nei giovani, con un raddoppio degli accessi al pronto soccorso per tali problematiche in Alto Adige negli ultimi dieci anni. Il fenomeno ha radici già nei primi anni 2000, ma ha visto un’esplosione in Italia dal 2015. Di fronte a questi sintomi, l’autore sottolinea l’importanza di non difendersi tramite cinismo o distacco, ma di considerare i sintomi come richieste di aiuto e desiderio di connessione. La sua esperienza suggerisce che finché ci sono sintomi, c’è speranza per il cambiamento e la guarigione, permettendo di avviare un viaggio insieme ai giovani in cerca di supporto. Infine, si interroga sulla predisposizione degli adulti a rispondere a queste richieste.
Ma c’entrano davvero i social network e che ruolo hanno rispetto a questa solitudine? Inizia da Bassani.
Bassani si sofferma sull’impatto delle nuove tecnologie e dei social media sui giovani, sostenendo che non si può attribuire a questi la responsabilità dei problemi esistenziali. Invece, sottolinea la complessità della situazione e l’importanza di analizzare le diverse piattaforme social, che hanno caratteristiche uniche e diverse. Fa anche notare che la comunicazione tra le persone è diventata più difficile perché non esiste più un’esperienza comune di riferimento, come quella di un programma televisivo condiviso. Evidenzia come gran parte dei contenuti che consumiamo sui social provenga da fonti sconnesse dalla nostra vita reale, creando una realtà personalizzata. Propone quindi l’importanza di offrire esperienze analogiche significative ai giovani per contrastare i problemi, piuttosto che limitarsi a ridurre l’uso dei social.
Tallarico risponde alla domanda analizzando l’impatto dei social e dei cellulari sugli adolescenti, legandoli a solitudine, cultura incel e mascolinità tossica. Denuncia l’incapacità degli adulti di offrire regole coerenti e attenzione educativa. I social, pur con effetti negativi, sono anche strumenti da usare responsabilmente per costruire relazioni. L’autore sottolinea che ciò che più segna i ragazzi oggi è la solitudine, e che solo adulti presenti e consapevoli possono aiutarli davvero.
L’adolescenza è un momento molto prezioso per la formazione dell’io e Valentina chiede ai due relatori quali sono, secondo loro, gli elementi che possono favorirne uno sviluppo positivo.
Inizia Tallarico riflettendo sull’adolescenza come fase di ricerca di sé e riporta esperienze personali con studenti in crisi identitaria, inclusi episodi di coming out in classe. Sottolinea l’importanza di non etichettare i ragazzi, ma di ascoltarli e accompagnarli con empatia e responsabilità. Critica le ideologie che impongono identità fisse e si oppone alla “carriera alias” nelle scuole, sostenendo che ciò non aiuta davvero i giovani. Bassani, invece, paragona la crescita umana a un albero: senza difficoltà e sfide (come il vento o le tempeste), non si sviluppa una struttura solida. “Oggi, però, – sostiene Bassani – viviamo in una tempesta costante che colpisce persone con identità fragili, soprattutto giovani. Per crescere, servono sempre gli stessi elementi fondamentali: accoglienza, rispetto, educazione, affetto e sfida. Tuttavia, oggi facciamo fatica a relazionarci perché conosciamo poco noi stessi e il nostro corpo, che viene spesso ignorato o idealizzato. Viviamo una cultura che distorce il corpo e la sessualità, rendendo difficile accettare i limiti reali della condizione umana”.
“Oggi viviamo in un deserto abitato sia dagli adolescenti che dai giovani, in un deserto di senso molto spesso, sostiene Valentina Frigerio. Quindi mi viene spontaneo farvi una domanda legata al titolo del Meeting di quest’anno, ossia quali sono i mattoni nuovi con cui in questi luoghi deserti oggi è possibile ricostruire?”
Tallarico afferma che è difficile ricostruire in contesti feriti, ma possibile, se si parte dall’amore e non dal potere, come insegna Cristo. Cita un video musicale di Sam Fender, che esprime la ricerca di senso e luce anche nel buio, e lo collega al messaggio cristiano: “Io faccio nuove tutte le cose”. Per educare e accompagnare gli adolescenti, servono curiosità autentica verso la loro vita e, soprattutto, le opere di misericordia spirituale, che offrono una guida concreta per costruire relazioni vere e ricostruire anche nei contesti più difficili. Bassani, invece, riflette su come i “mattoni nuovi” per costruire siano proprio le persone adulte, capaci di affezionarsi e legarsi agli altri. Racconta un episodio ospedaliero per mostrare quanto spesso gli adulti manchino di pensiero e coerenza, perché manca un legame profondo: “il pensiero nasce dall’amore. I ragazzi rispecchiano le fragilità degli adulti. Per questo serve costruire relazioni vere, trovare la calce che unisce, cioè ciò a cui siamo disposti a legarci e donare di noi. Serve una comunità di adulti che scelgano di perdere qualcosa di proprio per costruire insieme, credenti o no”.
Valentina Frigerio conclude l’incontro l’intervento riassume l’importanza di adulti curiosi, presenti, capaci di legarsi ai ragazzi senza imporre, pronti a donare tempo e attenzione. Si valorizza il ruolo concreto delle opere di misericordia come guida educativa e si riconosce, con gratitudine, che esperienze positive sono già in atto, come dimostrano i tanti giovani presenti al Meeting.
Riportiamo video dell’intero incontro:

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