La presenza nella città di Ferrandina della venerata reliquia e la titolazione della sua Patrona quale “Madonna della Croce” lascia intravedere come il popolo ferrandinese, da sempre, abbia avuto una particolare devozione verso il Legno Santo di Croce, custodito in Chiesa Madre.
E’ noto, infatti, che in passato, nei momenti di difficoltà, soprattutto quando si temeva che i raccolti potessero essere distrutti da eventi atmosferici, ci si recava in chiesa e se ne chiedeva l’ostensione confidando nella sua protezione nella certezza che non sarebbe mai mancata.
Secondo la tradizione, Elena – madre dell’imperatore Costantino – in un pellegrinaggio nei luoghi santi intorno al 326, rinvenne la vera Croce di Cristo, una parte della quale fu trasportata a Roma mentre la restante rimase in Gerusalemme. Quest’ultima diventò bottino di guerra del re persiano Cosroe II e definitivamente recuperata nella crociata intrapresa dall’imperatore Eraclio I nel 628. A ricordo di tale vittoria fu istituita la festa dell’Esaltazione della Croce, celebrata il 14 settembre non solo dai cattolici ma anche da ortodossi e protestanti. Il suo culto, sintesi della fede cristiana, si diffuse da subito, ma la sua collocazione presso l’altare diventò abituale solo nel corso dei secoli.
Le prime notizie attendibili riferiscono che intorno al 450 nella liturgia sirocaldaica (attuale Iraq) fosse già in uso porre la Croce sull’altare, mentre a Roma tale usanza maturò nel VII sec. E si tratta della cosiddetta croce astile, posta cioè su un’asta, che precedeva la processione d’ingresso per essere portata via dopo la celebrazione.
L’uso di lasciare la Croce sull’altare si diffuse successivamente ad opera dei francescani e divenne norma generale con Papa Pio V nel 1570. Il Concilio Vaticano II ha confermato tale culto raccomandando che essa sia ben visibile allo sguardo dei fedeli radunati in preghiera.
La Croce, dunque, è simbolo dei cristiani anche se troppo spesso derisa e ridotta a puro oggetto ornamentale; “apre al mondo esterno” e precede il loro cammino nella vita di ogni giorno, non quale segno di sconfitta ma dell’amore infinito di Dio che dona agli uomini il suo unico Figlio.
Esaltare la Croce significa porla al centro dei comportamenti umani, lasciarsi “elevare da terra” per volgere lo sguardo ai tanti uomini quotidianamente crocifissi per fame, per droga, per lavori umilianti o inesistenti, per povertà e violenze indicibili. Perché l’ottica di chi è crocifisso è tutt’altra rispetto a chi è inginocchiato ai suoi piedi, egli è già distaccato dai dolori del mondo ed è pronto per gustare i beni del cielo.
Non a caso, in Chiesa Madre di fronte alla tela del Ritrovamento, è stata collocata quella della Resurrezione, senza la quale la Croce sarebbe stata solo un inutile “tormento”.

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