E’ iniziato il nuovo anno scolastico, con l’aumento del costo dei libri e con un dato preoccupante, la riduzione consistente del numero di studenti iscritti nelle scuole di ogni ordine grado nella nostra regione. Il dato nazionale non è diverso. Il nuovo Arcivescovo mons. Benoni Ambarus ha inviato un messaggio augurale per l’anno scolastico 2025/2026. Di questo messaggio vogliamo sottolineare alcuni passaggi significativi rivolto a studenti e insegnanti:“Possiamo scegliere di vivere o di sopravvivere; ma non è la stessa cosa. Non è la stessa cosa attraversare la vita e gli eventi della società come se fosse qualcosa di esterno e di estraneo rispetto alla mia esistenza, o essere protagonisti nella società, se serve anche ribelli. Se serve, essere contestatori propositivi di alternative. Quindi, non vi arrendete! Non posso non invitare tutti voi a ricordarvi dei bambini e dei ragazzi e delle ragazze che neanche quest’anno inizieranno il percorso scolastico. Semplicemente perché le loro scuole sono state distrutte sotto le bombe, a Gaza, o in Ucraina, o nei vari paesi dove ci stanno le guerre insensate. Anche a nome loro, anche per loro, iniziate questo cammino con determinazione e generosità”.
Anche l’Arcivescovo Card. Matteo Zuppi, presidente della Conferenza Episcopale Italiana in occasione dell’inizio del nuovo Anno scolastico, con una Lettera alla “Scuola” ha rivolto gli auguri a studenti, insegnanti, dirigenti e a tutti coloro che ne fanno parte: “Cara Scuola, scrivo a te perché tu contieni tante persone tutte importanti, che insieme fanno questa cosa bellissima che sei. Sono proprio contento di salutarti all’inizio di un anno nuovo». E aggiunge: «L’importante è preparare il futuro e dare gli strumenti per districarsi in un mondo complicato, davanti a un futuro che sembra così incerto e qualche volta mette paura. Proprio per questo penso che siano indispensabili tanta speranza e tanta passione. Cara Scuola, tu sei anche tutti i ragazzi e le ragazze che ti frequentano. Che gioia per te vederli crescere, accoglierli, farli sentire tutti italiani, cittadini, trattando tutti con tanto rispetto, tutti uguali e diversi come sono, ma tutti orgogliosi di fare parte del nostro bellissimo Paese, dell’Europa unita e del mondo che invece unito non è e che deve impegnarsi a fermare le guerre”.
Due messaggi ricchi di “Speranza” e di “Impegno”, talmente chiari da non aggiungere alcun commento.
Purtroppo l’anno scolastico 2025-2026 inizia in Basilicata con 1.983 alunni in meno, con un calo del 3% rispetto all’anno precedente: dati acquisiti dall’Ansa presso l’Ufficio scolastico regionale, nel giorno di preparazione propedeutica all’inizio ufficiale delle lezioni che in Basilicata prenderanno il via il prossimo 15 Settembre. Nello specifico, il dato è la differenza tra i 65.434 alunni di quest’anno (40.658 nella provincia di Potenza, di 24.776 nella provincia di Matera) e i 67.417 (rispettivamente 25.568 e 41.849) dell’anno scolastico 2024/2025. Dato che ha avuto come conseguenza 43 classi in meno (3.991 a fronte delle 4.034 dell’anno precedente). Nella provincia di Matera gli alunni in meno sono 792 (un calo del 3,1%), nella provincia di Potenza 1.191 (un calo del 2,8%). Se si analizzano i dati sui vari tipi di scuola, emerge che nella Scuola dell’Infanzia sono iscritti 8.971 (erano 9.261) con 510 sezioni (erano 523); nella scuola primaria gli alunni sono 18.930 (rispetto a 19.273) con 10 classi in meno (da 1.236 a 1.226). Sono invece 354 iscritti in meno nella scuola secondaria di secondo grado (si è passati da 12.728 a 12.374) con 9 classi in meno (da 767 a 758). Infine, esattamente 996 gli iscritti in calo della scuola secondaria di secondo grado (oggi 25.159, nel 2024/2025 26.155).
“Certamente uno dei problemi che incide è la dispersione scolastica che si attesta a livello nazionale all’8,5%, mentre il numero degli studenti iscritti all’anno scolastico 2025/2026 sarà intorno ai 7,8 milioni. Circa 7 milioni frequenteranno le scuole statali, mentre i restanti saranno nelle scuole paritarie. Il 15 per cento degli studenti frequenta la scuola dell’infanzia, il 30 per cento la primaria (le elementari), il 20 per cento la scuola secondaria di primo grado (le medie) e il 35 per cento la secondaria di secondo grado (le superiori). Il numero complessivo degli studenti è però in costante calo, riflesso diretto della “crisi demografica” che da anni colpisce l’Italia. Meno nascite significano, con il passare del tempo, meno iscritti. Dieci anni fa a scuola c’erano circa 8,7 milioni di studenti, scesi a 7,9 milioni nel 2024/2025: quasi un milione in meno, pari a un calo del 9 per cento. La diminuzione ha riguardato in modo diverso i vari gradi scolastici: le scuole dell’infanzia hanno perso il 21 per cento degli iscritti, le elementari il 13 per cento, le medie l’8 per cento. Le superiori finora sono rimaste stabili, ma nei prossimi anni anche qui è atteso un calo”. (dati ANSA 08 settembre 2025).
Il minor numero di nascite, come ben sappiamo, sta portando a un progressivo invecchiamento della popolazione italiana. Come risolvere un tale andamento negativo? Creando lavoro a tempo indeterminato, con salari adeguati, che consentano di svolgere una vita dignitosa, di conseguenza avere la possibilità di creare una famiglia e di avere figli, che possano contare su servizi di sostegno alla famiglia efficienti e per tutti. Fino a quando ciò non accadrà avremo sempre meno nascite e i problemi saranno sempre più complicati da risolvere. Proposte palliative e demagogiche per la famiglia non servono a nulla, servono scelte concrete.
La domanda che ci dobbiamo porre è: una scuola piegata alle esigenze economiche e delle imprese, soggiogata in programmi e protocolli che cambiano ad ogni nuovo Ministro dell’Istruzione, come è accaduto in passato e sta accadendo con l’attuale ministro, dove le scelte sono più ideologiche, che pertinenti ad una crescita culturale, civile e professionale libera e autonoma, rischia di perdere la sua vera missione?
Certamente. La missione della scuola deve essere quella di accogliere i giovani nel mondo con passione, amore e un’educazione che metta al centro la relazione umana, non gli interessi economici. Anche in questo nuovo anno scolastico sentiremo parlare della crisi della scuola e le sue implicazioni. La scuola è un’istituzione fondamentale come l’aria che respiriamo, ma sempre più ripiegata su se stessa, burocratizzata, estraniata dalla realtà e dal suo compito fondamentale, che è poi quello di aiutare i giovani, dalle classi dell’infanzia in poi, a sentirsi a casa nel mondo. Quello che si deve fare nella scuola, in modo particolare nelle classi di primaria e secondaria di primo grado, è l’insegnamento della grammatica, le tabelline, la storia o la geografia; l’obiettivo primario dovrebbe essere quello di trasmettere ai bambini e agli adolescenti entusiasmo, curiosità, allegria, rispetto, serietà, fiducia, bellezza. E invece le nostre scuole sono impantanate in programmi, progetti, schede di valutazione che non si curano minimamente di tutto questo.
Chi ricorda le tre famose “I”: Inglese, Informatica e Impresa? La scuola deve servire a questo, deve servire a quest’altro, mettendoci dentro ciò che ognuno ritiene più importante. Ma in questo modo, lungi dal trarne qualche pur minimo vantaggio sociale, ci si è allontanati ancora di più dalle poche e semplici evidenze elementari su cui, da sempre, si fondano tutte le vere relazioni educative: convinzioni profonde, passione, amore, esempio e, soprattutto, nessuna pretesa di essere padroni della situazione. Un progetto educativo non è, non può essere, un progetto tecnico; è un processo di crescita di una persona, necessario per acquisire tutti gli strumenti e le conoscenze affinché ognuno liberamente possa fare le sue scelte di vita.
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