La formula vincente di Pier Giorgio Frassati

Mentre si riaccende il dibattito all'interno del mondo cattolico sulle ragioni della “scelta religiosa” e sulla presenza dei cattolici nella società come soggetto politico, la Chiesa proclama la santità del giovane torinese, autentico testimone di un cattolicesimo sociale.

Ha fatto tanto parlare l’intervento della Presidente del Consiglio Giorgia Meloni nel corso dell’edizione 2025 del Meeting di Rimini per aver puntato il dito – queste le sue parole – su «quella “scelta religiosa” alla quale mezzo secolo fa altri volevano ridurre il mondo cattolico italiano».

È un passaggio che non è piaciuto – e non poteva essere diversamente – a quei cattolici che invece quella “scelta religiosa” hanno difeso e alla quale, evidentemente, intendono rimanere fedeli ancora oggi; trovando divisive, come ha dichiarato per esempio Rosy Bindi, le parole della Presidente Meloni.

La questione, comunque, è antica e non riguarda propriamente la “scelta religiosa” quanto l’opportunità che i cattolici rendano o meno visibile pubblicamente la loro unità, senza complessi di inferiorità, manifestando apertamente la propria identità. Questa unità ha diritto di porsi come soggetto politico e non come puro elemento complementare? Questa è una questione che è stata al centro del pensiero di Luigi Sturzo; alla quale il sacerdote di Caltagirone rispondeva dando vita al Partito Popolare. A un soggetto politico, appunto; una eredità politica che poi passerà alla Democrazia cristiana.

Si dirà però che la “scelta religiosa” sarebbe maturata in un contesto storico ben diverso; quando cioè, trascorsi gli anni iniziali del secondo dopoguerra, si avvertiva la necessità da parte di alcuni cattolici di mettere in discussione il cosiddetto collateralismo politico nei confronti del partito della Democrazia cristiana. Rivendicando, con questo, il diritto di ogni singolo cattolico a individuare autonomamente un percorso personale che possa portare verso i più diversi lidi politici. Si disse a questo proposito che, con il trascorrere degli anni e sulla linea del Concilio, i cattolici avevano ormai maturità sufficiente per dialogare con chiunque e in qualunque contesto. Fu questa la posizione dei cosiddetti “cattolici adulti” che più tardi darà vita all’esperienza politica di Romano Prodi.

C’è da aggiungere comunque che, nonostante questa distanza critica che si voleva affermare nei confronti della Democrazia cristiana, preoccupazione più che giusta e che deve valere nei confronti di qualsiasi progetto politico – i cristiani “abitano in questo mondo, ma non sono del mondo” si legge nell’Epistola a Diogneto – gran parte del popolo cattolico continuò a votare per la Democrazia cristiana fino a quando il partito non esaurì la propria esperienza storica. La fine del collateralismo non si tradusse immediatamente, dunque, nella fine del sostegno alla Democrazia cristiana.

Anche perché la storia aveva preso il sopravvento: gli anni di piombo, le stragi, la tragedia di Aldo Moro e quella di Vittorio Bachelet furono tutte emergenze che finiranno per rilanciare con decisione lo spirito di appartenenza al partito cattolico e l’unità nazionale.

Per tutte queste contrastanti ragioni, il discorso di Giorgia Meloni al Meeting e il dibattito che ne è scaturito ci porterebbero molto lontano e difficilmente si giungerebbe a un definitivo chiarimento. Ma fortunatamente nella vita della Chiesa avvengono sempre dei fatti che introducono un elemento di novità. «Le cose vecchie sono passate, ecco ne sono nate di nuove» scriveva Paolo di Tarso (2Corinzi 5:17).

Una novità, a questo proposito, è stata certamente la canonizzazione in piazza San Pietro, il 7 settembre scorso, di Pier Giorgio Frassati, morto cento anni fa a soli ventiquattro anni. Nel corso della cerimonia, papa Leone ha detto: «Pier Giorgio ha incontrato il Signore attraverso la scuola e i gruppi ecclesiali – l’Azione Cattolica, le Conferenze di San Vincenzo, la FUCI, il Terz’Ordine domenicano – e lo ha testimoniato con la sua gioia di vivere e di essere cristiano nella preghiera, nell’amicizia, nella carità. Al punto che, a forza di vederlo girare per le strade di Torino con carretti pieni di aiuti per i poveri, gli amici lo avevano ribattezzato “Frassati Impresa Trasporti”! Anche oggi, la vita di Pier Giorgio rappresenta una luce per la spiritualità laicale. Per lui la fede non è stata una devozione privata: spinto dalla forza del Vangelo e dall’appartenenza alle associazioni ecclesiali, si è impegnato generosamente nella società, ha dato il suo contributo alla vita politica, si è speso con ardore al servizio dei poveri».

Come sempre il papa, con poche ed essenziali parole, traccia la giusta strada da seguire: l’incontro con il Signore nella concretezza della vita, la gioia della fede che spinge all’azione, l’appartenenza alla comunità cristiana che conduce alla carità, la pubblica testimonianza che libera dall’autoreferenzialità.

Tutte cose che diedero al giovane Frassati una sorprendente capacità di giudizio. Nonostante la sua giovane età, egli comprese la necessità di opporsi al nascente fascismo quando questo non aveva ancora manifestato tutta la sua pericolosità. Non in tutto il mondo cattolico ciò era chiaro e per esempio, proprio in quegli anni, due esponenti del Partito popolare entravano a far parte nel governo Mussolini. Uno di questi era il lucano Vincenzo Tangorra; il suo fu un tentativo effimero, sia per l’irrilevanza delle sue posizioni politiche, sia perché la morte lo colse poche settimane dopo l’insediamento del governo Mussolini e a causa di un malore intervenuto proprio nel corso di una seduta del Consiglio dei ministri.

Pier Giorgio Frassati morì il 4 luglio 1925. Durante la sua canonizzazione, il papa ha voluto riproporre la sua ultima immagine; una fotografia, ha detto, «che lo ritrae mentre scala una montagna della Val di Lanzo, col volto rivolto alla meta, aveva scritto: “Verso l’alto”». Il papa ha ricordato anche un suo pensiero: «Se avrai Dio per centro di ogni tua azione, allora arriverai fino alla fine». È una «formula semplice, ma vincente».

Piero Giorgio Frassati ha ispirato generazioni di giovani con il suo esempio – con la sua “formula semplice ma vincente” come ha detto Leone XIV. Anche a Matera, come ha ricordato Michele Corazza sul Quotidiano della Basilicata dell’11 settembre scorso, si diede vita a un “Centro Studi Pier Giorgio Frassati”; dove, scrive Corazza, «tanti giovani si sono formati, hanno costruito percorsi professionali e imprenditoriali, portando con sé il seme di quell’esperienza». Era il seme di un cattolicesimo come forza sociale, come strumento di liberazione per i ceti popolari. Una formula che non proponeva come soggetto dell’azione politica un leader, ma una realtà popolare viva. «Sento la necessità di rilanciare questo messaggio» conclude Michele Corazza, «non per nostalgia, ma per urgenza. Perché il pensiero di Frassati non è un ricordo: è una necessità».

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Paolo Tritto

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