Il Villaggio del fanciullo di Matera, da 67 anni una presenza dei padri Rogazionisti a favore dei fanciulli fragili e delle povertà

Nel 1958, il 19 settembre, si apriva il Villaggio del fanciullo nel Rione Lanera di Matera che veniva dedicato a S. Antonio di Padova. Sin dall'inizio si impegnarono a curare la nuova struttura i padri Rogazionisti.

Oggi 19 settembre, nella memoria liturgica della Madonna della Salette, si ricorda l’apertura del VILLAGGIO DEL FANCIULLO, avvenuta il 19 settembre 1958. Esso è il cuore e punto di riferimento dell’intero quartiere Lanera. Lo si volle dedicato a S. Antonio di Padova, che S. Annibale Maria Di Francia, sin dal 1887 con la devozione del Pane dei poveri, aveva eletto celeste provveditore della sua Opera di carità.

Sono celebri alcune espressioni del vicario generale del tempo, mons. Marcello Morelli, che inneggiava alle braccia ed ai cuori dei “Rogazionisti che si sono fermati a Matera”. All’inaugurazione disse: «Lo chiamiamo Villaggio del fanciullo: non convitto, non casa di rieducazione, ma comunità, famiglia per ragazzi sbandati e sprovvisti di pane e tetto e luce e verità… per il loro reinserimento nella comunità degli uomini liberi». Ed ancora più responsabilizzanti quelle dell’arcivescovo Gaetano Palombella rivolte ai Rogazionisti: «Accettatela la nostra fiorente primavera di vita: preservatela dai venti del vizio e del peccato; portatela a feconda fruttificazione; ridonatela a Cristo, alla Patria, a Matera. E la grande responsabilità che vi assumete non faccia tremare la vostra anima!»

La prima Comunità religiosa era costituita dal Superiore P. Pietro Argentieri, P. Oronzo Putignano coordinatore dei minori ed un religioso laico, fratello Salvatore Labarbuta, assistente dei ragazzi. Fin dagli inizi i materani ritennero la nuova fondazione profondamente legata alla città ed alle aspettative religiose e sociali che la novità dell’istituzione portava. L’attenzione voleva essere particolarmente per i piccoli più diseredati dal punto di vista sociale, culturale, religioso, ambientale. Il Villaggio doveva essere proprio la casa per loro, i fanciulli tolti dalla strada e dalla miseria e trasmettere loro i valori più autentici della vita, della fede, della moralità. A tutta la suppellettile ci pensò l’arcivescovo e tanti benefattori divenuti immediatamente amici e simpatizzanti del Villaggio. Con celerità i ragazzi raggiunsero il numero di 35 unità, e frequentavano le Scuole Elementari e di Avviamento.

Per dare ai ragazzi una concreta possibilità di lavoro, già il 19 novembre 1958 furono avviati i primi corsi di Formazione Professionale per elettricisti e meccanici, aperti anche ai giovani della città, per poter offrire loro una modalità concreta di apprendimento e di inserimento nel mondo del lavoro, ed un doposcuola con 65 utenti. Negli anni successivi i giovani raggiunsero il numero di 95 tutti interni, cui si aggiunsero 59 esterni. Le specializzazioni furono molteplici: oltre i meccanici, elettricisti, gli idraulici, autocarrozzieri, periti chimici, restauratori d’arte, apprendisti musicali, etc.

Oggi il Villaggio non ha più fanciulli per via di tante situazioni indipendenti la volontà dei Rogazionisti, ma ha aperto le braccia ad altre nuove situazioni di povertà, tenendo fede all’impegno carismatico della preghiera ed azione per le vocazioni ed al soccorso dei piccoli e dei poveri.

Tanti locali sono stati dati in comodato d’uso gratuito alla Diocesi di Matera-Irsina ed in particolare alla Caritas per l’accoglienza ed assistenza di donne abusate, mamma e bambino e famiglie bisognose, la sartoria sociale per ex-detenuti. Altri locali alla Cooperativa sociale Oltre l’arte, che soprattutto attraverso i portatori della sindrome di Down continuano in un certo senso le attività caritative, La benevolenza e la generosità dei benefattori vicini e lontani permette, nonostante tutto, di andare avanti per dare senso ed attualità alla presenza dei Rogazionisti nella città.

Padre Angelo Sardone

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