Riprendendo quanto detto nel giorno della sua elezione sul soglio pontificio: “Una pace «disarmata e disarmante”, Papa Leone implora una pace “umile e perseverante”, in cui per raggiungere la pace si fa la guerra; in cui “si arriva a considerare una colpa” il fatto che non ci si prepari abbastanza “a reagire agli attacchi” e “a rispondere alle violenze”. Mentre la povertà dilaga, i giovani sono completamente abbandonati ad un destino senza futuro, anzi si pensa a ripristinare il servizio di leva, le spese militari sono aumentate del 9,4%. Il rapporto tra i popoli è basato sulla paura e sul dominio, in cui si esalta il nazionalismo con uno/a solo/a al comando giustificando “religiosamente la violenza e la lotta armata”.
Un’analisi, quella del Papa, cruda nel suo realismo e permeata di speranza nel suo messaggio per la 59.ma Giornata mondiale della pace che ricorre il prossimo 1° gennaio 2026 (https://www.vatican.va/content/leo-xiv/it/messages/peace/documents/20251208-messaggio-pace.html – testo integrale)
“La pace sia con tutti voi. Verso una pace disarmata e disarmante” è il titolo scelto dal Pontefice per il documento. Ovvero le prime parole con cui Prevost, si è presentato al mondo sette mesi fa dalla Loggia delle Benedizioni in piazza San Pietro: “Fin dalla sera della mia elezione a Vescovo di Roma, ho voluto inserire il mio saluto in questo corale annuncio. E desidero ribadirlo: questa è la pace del Cristo risorto, una pace disarmata e una pace disarmante, umile e perseverante. Proviene da Dio, Dio che ci ama tutti incondizionatamente”. L’importanza della comunicazione è uno dei fili conduttori del messaggio in cui Leone esorta i credenti a vigilare “sul crescente tentativo di trasformare in armi persino i pensieri e le parole”.
“Le grandi tradizioni spirituali, così come il retto uso della ragione, ci fanno andare oltre i legami di sangue o etnici, oltre quelle fratellanze che riconoscono solo chi è simile e respingono chi è diverso”, scrive il Papa. Tutto questo non è scontato oggi, in un tempo in cui si tende a “trascinare le parole della fede nel combattimento politico, benedire il nazionalismo e giustificare religiosamente la violenza e la lotta armata”. “I credenti devono smentire attivamente, anzitutto con la vita, queste forme di blasfemia che oscurano il Nome Santo di Dio”. La via “disarmante” deve essere la via della diplomazia e della mediazione. Il Papa interpella quanti sono chiamati a responsabilità pubbliche nelle “sedi più alte e qualificate”, perché “considerino a fondo il problema della ricomposizione pacifica dei rapporti tra le comunità politiche sul piano mondiale: ricomposizione fondata sulla mutua fiducia, sulla sincerità nelle trattative, sulla fedeltà agli impegni assunti”. “È la via disarmante della diplomazia, della mediazione, del diritto internazionale, smentita purtroppo da sempre più frequenti violazioni di accordi faticosamente raggiunti, in un contesto che richiederebbe non la delegittimazione, ma piuttosto il rafforzamento delle istituzioni sovranazionali”.
Più nel dettaglio, Leone XIV osserva come “nel rapporto fra cittadini e governanti si arriva a considerare una colpa il fatto che non ci si prepari abbastanza alla guerra, a reagire agli attacchi, a rispondere alle violenze”. È una logica “contrappositiva” afferma Papa Leone, che va “molto al di là del principio di legittima difesa” e politicamente alimenta la “destabilizzazione planetaria” che ogni giorno diventa sempre più drammatica e imprevedibile. “Non a caso, i ripetuti appelli a incrementare le spese militari e le scelte che ne conseguono sono presentati da molti governanti con la giustificazione della pericolosità altrui”, ed evidenzia: “La forza dissuasiva della potenza, e, in particolare, la deterrenza nucleare, incarnano l’irrazionalità di un rapporto tra popoli basato non sul diritto, sulla giustizia e sulla fiducia, ma sulla paura e sul dominio della forza”.
Per rafforzare il suo pensiero, Papa Leone XIV cita l’Enciclica Pacem in Terris di Giovanni XXIII, che sessant’anni fa, ammoniva che “gli esseri umani vivono sotto l’incubo di un uragano che potrebbe scatenarsi ad ogni istante con una travolgenza inimmaginabile” e che, con le armi in circolo, non è escluso che un fatto imprevedibile ed incontrollabile possa far scoccare la scintilla che metta in moto l’apparato bellico”. Papa Prevost sottolinea con grande rammarico l’aumento a livello mondiale della produzione e commercio delle armi che nel 2024 ha raggiunto il 9,4% rispetto all’anno 2023, raggiungendo la cifra di 2.718 miliardi di dollari, il 2,5% del PIL mondiale. “Oggi alle nuove sfide pare si voglia rispondere, oltre che con l’enorme sforzo economico per il riarmo, con un riallineamento delle politiche educative”, sottolinea il Papa, puntando il dito contro le “campagne di comunicazione e programmi educativi, in scuole e università, così come nei media, che diffondono la percezione di minacce e trasmettono una nozione meramente armata di difesa e di sicurezza”.
Papa Leone affronta anche i pericoli delle “macchine”, sostenendo come “l’ulteriore avanzamento tecnologico e l’applicazione in ambito militare delle intelligenze artificiali abbiano radicalizzato la tragicità dei conflitti armati. Si va persino delineando un processo di deresponsabilizzazione dei leader politici e militari, a motivo del crescente “delegare” alle macchine decisioni riguardanti la vita e la morte di persone umane”. E ricorda l’appello della Costituzione conciliare Gaudium et spes che metteva in guardia dal rischio dell’uso delle più moderne armi scientifiche per compiere delitti e prendere atroci decisioni, e scongiurava “i governanti e i supremi comandanti militari” a considerare “l’enorme peso della loro responsabilità”. “È una spirale distruttiva, senza precedenti, dell’umanesimo giuridico e filosofico su cui poggia e da cui è custodita qualsiasi civiltà”.
“Occorre denunciare le enormi concentrazioni di interessi economici e finanziari privati che vanno sospingendo gli Stati in questa direzione; ma ciò non basta, se contemporaneamente non viene favorito il risveglio delle coscienze e del pensiero critico”, sottolinea ancora Papa Leone XIV. Inoltre Egli sottolinea l’importanza del dialogo per costruire ponti e privilegiare “la via dell’ascolto” e “dell’incontro con le ragioni altrui”. Un insegnamento, che il Papa prende da Sant’Agostino, secondo il quale: “Chi ama veramente la pace ama anche i nemici della pace”: “La pace esiste, vuole abitarci, ha il mite potere di illuminare e allargare l’intelligenza, resiste alla violenza e la vince”. Il Papa si rivolge infine agli operatori e alle operatrici di pace che, “nel dramma di quella che Papa Francesco ha definito “terza guerra mondiale a pezzi”, ancora resistono alla contaminazione delle tenebre, come sentinelle nella notte”, e li esorta a continuare incessantemente nella loro azione. Papa Leone chiude il suo accorato messaggio di speranza, rivolgendosi ancora ai cristiani perché, “memori delle tragedie di cui troppe volte si sono resi complici”, si facciano in Cristo “profeticamente testimoni” della pace che “è disarmata, perché disarmata fu la sua lotta, entro precise circostanze storiche, politiche, sociali”.
“Unire gli sforzi per contribuire a vicenda a una pace disarmante, una pace che nasce dall’apertura e dall’umiltà evangelica”, è l’invito conclusivo del messaggio per la Giornata Mondiale della Pace 2026.


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