Giornata missionaria mondiale 2021. Intervista a don Giuseppe Pizzoli

“Testimoni e profeti” è il tema della Giornata missionaria mondiale che ogni anno cade la penultima domenica di ottobre, quest’anno ricorre il 24 ottobre. Proposta nel 1926 dall’Opera della Propagazione della Fede a papa Pio XI, fu celebrata per la prima volta nel 1927.  La Giornata missionaria mondiale “è anche l’occasione per esprimere la fraternità universale dei credenti di tutto il mondo attraverso la solidarietà nei confronti delle Chiese più giovani, e il sostegno anche economico di quelle più deboli”. Nell’Arcidiocesi di Matera-Irsina il 20 ottobre scorso si è tenuta una Veglia di preghiera  diocesana presso la chiesa SS Annunziata. A tal proposito abbiamo intervistato don Giuseppe Pizzoli, direttore dell’Ufficio Nazionale per la Cooperazione Missionaria tra Chiese della CEI. A cura di Angelo D’Onofrio

1) Don Giuseppe Pizzoli, sacerdote fidei donum per 10 anni in Brasile; per 5 anni missionario secolare in Guinea Bissau; dal 2018 direttore dell’Ufficio Nazionale per la Cooperazione Missionaria tra Chiese della CEI. Il suo sembra – dall’esterno – un “itinerario al contrario”, dalle periferie del mondo al centro, a Roma, simbolo della cristianità universale. Come essere “missionari”, oggi, guidando un ufficio di una conferenza nazionale? Quale la tensione tra centro e periferia, guardando all’Italia ed alla Chiesa Universale?

Sono il primo direttore nazionale, dal 1978, anno in cui è stato istituito l’Ufficio Nazionale, che ha fatto anche un’esperienza missionaria sul campo. I miei collaboratori, dicono, che questo fa la differenza. Chi parla lo fa non solo per entusiasmo, ma per esperienza diretta di vita. Sono contento di questo. Augurerei che, anche dopo di me, ci fosse qualcuno con esperienza sul campo, perché si ha una visione della missione e dell’animazione più “vitale”. L’altro aspetto, dalle periferie al centro… In realtà, la missione, oggi, è cambiata. Prima del Concilio Vaticano II l’Europa portava agli altri il Vangelo, in senso unico. Col Concilio si sviluppa il concetto di cooperazione missionaria. Mentre prima si pensava che la Chiesa era l’Europa e si andava nei territori di missione a portare il Vangelo, col Concilio si riconosce la dignità di chiese locali anche ai territori di missione. Quindi il nostro impegno missionario non è sostitutivo a loro ma in appoggio, in aiuto, in sostegno di queste giovani chiese. Come diocesano della chiesa di Verona, sono stato in una diocesi più giovane e più piccola, con meno mezzi e possibilità. Diventa uno scambio tra chiese. La missione, quindi, non è solo dare un aiuto ma una cooperazione e uno scambio. Sono stato in missione, in periferia rispetto a Roma, ma anche quelle chiese hanno voluto offrire qualcosa a me che sono riportate alla mia chiesa locale. Arrivo a Roma con questo bagaglio di ricchezza. Il contributo che posso dare alla Chiesa Italiana è quel valore in più.

2) Ci dica qualcosa dell’ufficio CEI che Lei guida. Com’è strutturato e quali sono le attività messe in atto.

L’Ufficio Cooperazione Missionaria ha come compito quello di stimolare e coordinare l’impegno missionario delle diocesi italiane. La Fidei Donum del 1957 ha aperto questa possibilità di missione anche ai diocesani, prima riservata ai religiosi. Ogni chiesa locale, specchio della chiesa universale, si fa carico della intera missione della Chiesa. L’ufficio missionario della diocesi ha questa prospettiva e l’ufficio nazionale stimola le diocesi a realizzare questo progetto.

3) Lei è anche Direttore Nazionale delle Pontificie Opere Missionarie. Di cosa si occupa nello specifico e quali sono i rapporti con la Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli, attualmente guidata dal cardinale filippino Tagle.

Sono un’istituzione che gode di notevole tradizione e sono uno strumento in mano al Papa perché possa provvedere alle necessità di tutte le chiese, soprattutto quelle giovani che cominciano a strutturarsi per una propria identità. Le pp.oo.mm. sostengono queste chiese con un fondo universale di solidarietà che viene alimentato dai contributi di tutte le chiese del mondo. La giornata missionaria mondiale ha proprio questo significato: contribuire a questo fondo. E’ una forma di solidarietà senza confini. Oppure sostenere un missionario inviato da una diocesi. Le pp.oo.mm. hanno lo scopo di mantenere questo spirito unitario.

4) Quando si parla di Missioni non si può non pensare ad Oscar Romero e, con lui, a tantissime figure di santi che si sono dedicati totalmente, fino al dono della vita, all’evangelizzazione, alla promozione umana. Vista da Roma, qual è la situazione attuale dei missionari italiani nel mondo? Quanti sono, quali le terre più difficili?

I missionari italiani di cui abbiamo notizia sono circa 5000, di cui la gran parte religiosi. Tra questi 310 sacerdoti diocesani e circa 200 laici inviati dalle diocesi. Poi al di là di questi numeri ci sono tanti anche altri missionari legati ad alcuni movimenti ed associazioni, come i Focolarini ed i Neocatecumenali.

5) L’esperienza della pandemia legata al Covid19 ha segnato nel bene e nel male un po’ tutti. Papa Francesco si è eretto a punto di riferimento non solo per i cristiani, ma per l’uomo moderno. Oltre che ricordare le sue parole il 27 marzo 2020, in una Piazza San Pietro deserta, ci porteremo dietro anche le numerosissime attività caritatevoli volute direttamente dal Papa e sostenute dalla Chiesa. Vuole dirci qualcosa sulle azioni di sostegno intraprese nei confronti delle Chiese del Sud America e dell’Africa?

Ci sono stati, soprattutto l’anno scorso, interventi straordinari, come la campagna di raccolta fondi delle PP.OO.MM. a beneficio di alcune diocesi, soprattutto ad istituti religiosi femminili, seminari che hanno dovuto chiudere i battenti. Hanno dovuto affrontare spese strutturali consistenti per adattarsi a questa situazione della pandemia. Per aiuti umanitari si trovano finanziamenti dappertutto, ma per le istituzioni religiose solo le PP.OO.MM. La Conferenza episcopale lo scorso anno ha stanziato dei fondi dell’8 per mille. La grande sfida, adesso, sarebbe quella per i governi di diffondere i vaccini per i paesi più poveri. In Africa la pandemia da Covid19 è ordinarietà che si aggiunge alle altre emergenze, come la malaria ad esempio, che tuttora sussiste.

6) Il tema della prossima giornata mondiale delle missioni, che viene celebrata quest’anno il 24 ottobre,  è «Non possiamo tacere quello che abbiamo visto e ascoltato» (At 4,20). La giornata è preceduta da tutta una preparazione sia a livello nazionale che locale. Il mese di Ottobre per la Chiesa è tradizionalmente legato al tema delle missioni. Come si è preparata la Chiesa italiana all’evento di domenica prossima?

Abbiamo preparato diverso materiale a servizio delle diocesi e delle parrocchie: manifesti, materiale illustrativo per gli animatori, come la rivista “Animatore missionario”. Abbiamo prodotto anche molto materiale mediatico. Fatto un video sul tema “Testimoni e Profeti”, girato ad Alessano, sulla tomba di don Tonino Bello. E’ un video di formazione missionaria, accompagnato da altri 10 video un po’ più brevi di testimonianze attuali di missionari. Questo materiale è tutto su internet, scaricabile gratuitamente e, contemporaneamente, abbiamo organizzato, con la nostra redazione, una campagna molto forte di comunicazione e social con la partnership di TV2000, con il quotidiano Avvenire, che tutte le settimane dedica una pagina alla missione, con la campagna social ed i relativi video fatti rimbalzare sulle pagine social diocesane. In questo senso è un lavoro non visibile, perché immateriale, ma che sta dando notevoli risultati, allargando il cerchio della sensibilizzazione.

7) La Basilicata è una piccola realtà, spesso ai margini delle cronache nazionali. La Lucania è una terra complessa, con molti problemi sociali. Come viene percepita la nostra realtà, a livello sociale, vista dagli occhi di un uomo del Nord, trapiantato a Roma?

Prima di partire missionario non avevo molto girato l’Italia. Poi, con la nomina a Roma, ho avuto modo di conoscere le varie regioni d’Italia, tra cui la Basilicata. Nell’ottobre missionario straordinario del 2019 ho avuto modo di incontrare i sacerdoti della regione, ascoltando la loro quotidianità. Le differenze in Italia tra le varie regioni sono notevoli ma percepisco una sensibilità comune, soprattutto da parte del clero: il desiderio, l’ansia di servire le comunità cristiane. La Chiesa Italiana sente il bisogno di stare vicino alla gente, con uno spirito missionario. L’ho percepito anche in Basilicata. Con tutte le difficoltà del caso, come le vie di comunicazione, che sono, diciamo, molto impegnative da percorrere e utilizzare.

8) Come Chiesa di Matera-Irsina abbiamo celebrato il Sinodo diocesano, mentre ci avviamo verso il Congresso Eucaristico Nazionale. Tra i vari temi toccati emerge anche quello ambientale. Da poco la Chiesa nei paesi pan-amazzonici ha celebrato un Sinodo su questo tema, conclusosi con il documento che porta il titolo di Querida Amazonia. In questi giorni a Taranto si svolge la Settimana Sociale dei Cattolici Italiani. Come viene percepito il tema del creato, della cura della casa comune nella Chiesa Italiana?

E’ un tema che comincia a trovare il suo risalto più dalla base, ma anche a livello di organizzazione di Cei. In quella visione della Laudato si’ dove prendersi cura della casa significa prendersi cura anche degli abitanti della casa. Non solo la parte naturistica, ma anche il benessere di chi la abita. Anche la Chiesa Italiana si sta pian pianino coinvolgendo in questo tipo di sensibilità. Dal basso ci sono cose interessanti. Conosco da parecchi anni la rete interdiocesana “Nuovi stili di vita”. La rete coinvolge un numero consistente di diocesi, oggi. Perché la creazione, il creato possa vivere più armonicamente. E nella creazione è compreso anche l’essere umano. E’ una cosa molto interessante, non molto conosciuta, ma importante. Poi come Fondazione Missio avevamo l’intenzione di promuovere i nuovi stili di vita, con l’educazione alla mondialità soprattutto nelle scuole. Quindi abbiamo promosso una piazza di incontro, quella che chiamiamo “l’Agorà della Mondialità” in cui abbiamo promosso una rete di scambio con un’attenzione alle nuove generazioni. Anche questo è uno spazio molto importante.

A conclusione della bella conversazione, don Giuseppe Pizzoli saluta affettuosamente don Franco Laviola, responsabile della Commissione Regionale Missioni, ed augura un buon cammino alla nostra Chiesa di Matera – Irsina. 

Don Giuseppe Pizzoli

TESTIMONI E PROFETI – Ottobre missionario 2021 – Don Giuseppe Pizzoli, direttore della Fondazione Missio, da Alessano sulla tomba di don Tonino Bello, delinea il tema della GMM 2021: “Testimoni e profeti: non possiamo tacere quello che abbiamo veduto e ascoltato”.

1 commento

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  • Bravo Angelo!
    Ritengo indispensabile che il direttore dell’ufficio missionario CEI abbia fatto un’esperienza di missione sul campo e mi meraviglio che don Giuseppe Pizzoli sia stato il primo.

Angelo D'Onofrio

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