“Dilexi te”, la prima Esortazione apostolica di Leone XIV che mette al centro gli ultimi, gli scartati, i dimenticati, gli emarginati

Nella prima esortazione apostolica, Papa Leone XIV denuncia l’economia che uccide, la mancanza di equità, le violenze contro le donne, la malnutrizione, l'emergenza educativa. Non si può separare la fede dall’amore per i poveri.

In occasione della festa di San Francesco il 4 ottobre scorso, Papa Leone XIV ha firmato la sua prima Esortazione apostolica, Dilexi te, sull’amore verso i poveri, un invito a una scelta di campo e a un cambio di prospettiva.

Di questo cambio di prospettiva ne dà una buona definizione il cardinal Matteo Zuppi, presidente della Conferenza Episcopale Italiana: “In un tempo dove nuove fragilità si aggiungono a quelle profondamente radicate in una società sempre più disuguale e ingiusta, questo documento mette al centro gli ultimi, gli scartati, coloro che non hanno voce e volto, i dimenticati, gli emarginati, invitando la Chiesa e i cristiani a una scelta di campo, oltre che a un cambio deciso di prospettiva“.

Il Papa, quindi, si fa interprete puntuale dei drammi del nostro tempo, denuncia l’economia che uccide, la mancanza di equità, le violenze contro le donne, la malnutrizione, l’emergenza educativa, in sintesi Papa Leone si esprime dicendo: “Sul volto ferito dei poveri troviamo impressa la sofferenza degli innocenti e, perciò, la stessa sofferenza del Cristo“.

Quante povertà ci sono, con quali volti si presentano? Nel documento vengono riportate le povertà da privazione materiale, dalla solitudine all’isolamento sociale, dalla povertà morale a quella spirituale e a quella culturale fino al non avere libertà di esistere per difficoltà di comprensione dei fenomeni. Moltissime sono le disuguaglianze e le nuove povertà che emergono senza che possa esserci un’inversione di tendenza … in un’epoca in cui continua a vigere la “dittatura di un’economia che uccide”, in cui i guadagni di pochi “crescono esponenzialmente” mentre quelli della maggioranza sono “sempre più distanti dal benessere di questa minoranza felice” e in cui sono diffuse le “ideologie che difendono l’autonomia assoluta dei mercati e la speculazione finanziaria”.

E qui Leone XIV si rifà ad un concetto a cui spesso ricorreva papa Francesco e cioè alla cultura dello scarto che ancora persiste, a volte anche ben mascherata, e che consente, senza quasi muovere dito, “che milioni di persone muoiano di fame o sopravvivano in condizioni indegne dell’essere umano”.  

Sul tema delle migrazioni il Papa è ancora più deciso perché mentre constata che nel mondo aumenta l’indifferenza ed anzi si alzano sempre più muri, “La Chiesa,  come una madre, cammina con coloro che camminano. Dove il mondo vede minacce, lei vede figli. …E sa che in ogni migrante respinto è Cristo stesso che bussa alle porte della comunità“. Papa Leone XIV traccia una approfondita riflessione sulle cause stesse della povertà dicendo che i poveri non ci sono per caso o per un cieco e amaro destino oppure per scelta degli stessi ma la stragrande maggioranza sono uomini e donne che magari raccolgono cartoni dalla mattina alla sera giusto per “sopravvivere” e mai per “migliorare” la vita.

Pertanto, il cristiano non può considerare i poveri solo come problema sociale: “essi sono una questione familiare. Sono dei nostri”. “il rapporto con loro non può essere ridotto a un’attività o a un ufficio della Chiesa”. “L’invito rivolto a tutti i cristiani a non limitarsi a visitare i poveri di tanto in tanto, ma a vivere con loro e come loro”. Solo così si potrà includere tutti.

In un’intervista ad Avvenire, l’arcivescovo di Matera-Irsina, mons. Benoni Ambarus, sostiene che Papa Prevost, sulla scia di Papa Francesco,  ha voluto ricordare che “la garanzia evangelica di una Chiesa fedele è l’amore a coloro che sono poveri“. “Prendersi cura degli ultimi, scrive, fa parte pienamente della «Rivelazione», della missione stessa della Chiesa”. Inoltre, alla domanda se la  carità non è un percorso opzionale, ma il criterio del vero culto risponde con una importante precisazione e cioè che “Il culto autentico è l’amore per i poveri. Ma la tentazione di una fede intimistica e disincarnata c’è sempre stata nella storia, e oggi forse è molto forte anche tra i giovani. Ma la nostra è una fede incarnata, in quanto Cristo è diventato uomo e nelle pieghe dell’umanità ci ha salvato”.

Un altro importante punto, infine, trattato nell’esortazione apostolica da Papa Leone è quello dove parla di migranti, tema su cui si sta esponendo con franchezza dall’inizio del Pontificato. L’arcivescovo Benoni in merito afferma nell’intervista sopra citata: “Quando conosci le storie di dolore di chi emigra, chiudendo la propria vita in uno zaino, assistere a qualsiasi discussione superficiale sul tema fa perdere la pazienza. E Leone le conosce. Solo chi non ha avuto a che fare con i migranti può ridurre il tema a una discussione ideologica, e il fatto che il Papa sia piuttosto radicale mi trova molto d’accordo“.

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Domenico Infante

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