
È Domenico Pepe, grottolese classe 1998, il prossimo diacono della nostra diocesi.
Venerdì 21 novembre, festa della Presentazione della Beata Vergine Maria al Tempio, alle ore 18, tra la “sua” comunità cristiana di sempre, dove nasce la sua vocazione al sacerdozio ministeriale, nella chiesa di Santa Maria Maggiore in Grottole, per l’imposizione delle mani e la preghiera consacratoria del nostro pastore S. E. Rev.ma Mons. Benoni Ambarus, Domenico diviene diacono.
Emozionato si definisce Domenico alla vigilia di questo grande passo: “una svolta decisiva e irreversibile nella mia vita: l’accesso agli ordini sacri, davanti a cui sento il peso della mia scelta e di questo dono che ricevo, assieme al senso del mio limite”.
Nel 2019, dopo un diploma alberghiero e l’anno “propedeutico” alla formazione seminariale, Domenico iniziava il suo cammino di discernimento e formazione presso il Seminario Interdiocesano di Basilicata in Potenza: “un cammino a 360 gradi di crescita spirituale, culturale, comunitaria, pastorale, sotto la guida di don Angelo Gioia e don Antonio Polidoro, i due rettori che ho avuto nel mio percorso vocazionale”.
Domenico è entusiasta anche del tirocinio pastorale, di due anni nella parrocchia di Sant’Agnese in Matera, con don Nino Martino, p. Severino Donadoni e p. Basilio Gavazzeni. Ora, invece, è collaboratore parrocchiale in San Giovanni Bosco in Marconia, accanto a mons. Filippo Lombardi e al novello sacerdote don Pietro Oliva, e insegna religione nelle scuole medie di Bernalda.
E dopo i ministeri laicali del lettorato (02/12/23) e dell’accolitato (23/11/24), Domenico è pronto per il primo grado dell’ordine sacro.




Una consolidata tradizione ha visto l’inizio del diaconato nell’episodio dell’istituzione dei “sette uomini di buona reputazione, pieni di Spirito e di saggezza” (At 6,1-6), che avrebbero assolto al servizio caritativo in favore delle vedove, mentre gli apostoli si sarebbero dedicati “alla preghiera e al ministero della Parola”. Ecco il servizio di carità in cui, anche oggi, ancora i diaconi vengono impegnati.
Alla lettera, “diacono” vuol dire “servitore” (dal greco “diaconia”, servizio) e il diacono è immagine di Cristo-servo: sant’Ippolito di Roma (II-III sec.) descriveva il rito di ordinazione dei diaconi mediante l’imposizione delle mani da parte del vescovo e spiegava: “Il diacono non è ordinato per il sacerdozio, ma per il servizio del vescovo”.
Il suo servizio è esercitato nella liturgia, nella predicazione e nella carità.
È ufficio del diacono amministrare solennemente il battesimo, conservare e distribuire l’Eucaristia, assistere e benedire il Matrimonio in nome della Chiesa, portare il viatico ai moribondi, leggere la sacra Scrittura ai fedeli, istruire ed esortare il popolo, presiedere al culto e alla preghiera dei fedeli, amministrare i sacramentali, presiedere al rito funebre e alla sepoltura.
(Lumen Gentium, n. 29)
Solo con il Concilio Ecumenico Vaticano II, dopo circa 15 secoli, è stata riscoperta la figura del diacono che diciamo “permanente”: uomo, anche coniugato, ritenuto idoneo per tale ministero. Che distinguiamo dai diaconi “transeunti”, questi ultimi – come Domenico – in cammino verso il presbiterato.
Con amore e devozione la Chiesa ha conservato la memoria di diversi diaconi santi: Stefano, primo martire della Chiesa, Lorenzo, martire della Chiesa di Roma, Vincenzo, martire della Chiesa di Saragozza, Sant’Efrem siro, dottore della Chiesa, Francesco d’Assisi.
Il diaconato è il primo dei tre gradi dell’ordine sacro (i successivi sono il presbiterato e l’episcopato).
Segno liturgico distintivo del diacono, la stola diaconale, indossata in diagonale, come la cintura di sicurezza per chi guida l’auto.
Una vocazione che nasce nella comunità parrocchiale
“La mia vocazione nasce e si struttura nella comunità parrocchiale dei Santi Luca e Giuliano di Grottole, formata da gente con una fede semplice e genuina, che mai ha smesso di pregare per le vocazioni. Tanti sono i frutti in tal senso nel cui solco anch’io mi sono inserito: don Pierino Amenta, don Massimo Ferraiuolo, don Antonio Polidoro, don Bruno Buonamassa, mons. Rocco Pennacchio, don Nicola Colagrande…”.
Per Domenico la parrocchia è sempre stata come una seconda casa: “Da sempre – testimonia Domenico – ho sentito il bisogno di vivere all’interno di quel contesto. Forse perché il Signore stava già iniziando a mettere, a piantare questo piccolo seme, che poi col tempo, pian piano, è morto ed è cresciuto: il seme della vocazione”.


“Don Arcangelo mi ha fatto innamorare della donazione totale alla Chiesa e a Dio”
Una figura fondamentale nel cammino di Domenico è stata don Arcangelo Rotunno, parroco storico di Grottole, sebbene lì sia stato solo sino al 2000. “Mi ha dato l’esempio – riferisce Domenico – rimandando a Cristo come unico e vero modello. Mi ha fatto innamorare del sacerdozio, della donazione totale alla Chiesa e a Dio. Don Arcangelo, inoltre, mi ha insegnato l’attenzione ai malati e ai sofferenti, un elemento di crescita umana, spirituale e vocazionale. Un aspetto che ho sentito il bisogno di continuare a coltivare poi nell’UNITALSI”.


“Iniziavo a maturare l’idea di una vocazione e ne ho parlato prima a mons. Ligorio, poi a mons. Caiazzo, i quali mi hanno invitato a fare quel discernimento in diocesi, con mons. Biagio Colaianni e don Francesco Gallipoli, che mi ha portato all’ingresso, prima all’anno propedeutico e poi al Seminario Interdiocesano di Basilicata a Potenza”.
Il sostegno del Signore mai venuto meno
“La cosa bella che in questi anni ho sempre sperimentato è stato il sentirmi sostenuto da Dio, nonostante varie prove e difficoltà. Ho sempre sentito, anche nei momenti di profonda solitudine, la presenza di Dio, che mai mi abbandonava: ora con le persone, ora con alcuni gesti della Chiesa, ora nel silenzio della mia preghiera. È questo che mi dà prova della vocazione come chiamata del Signore, non una nostra scelta e basta. Oltre la presenza stabile del Signore, in questo percorso mi sono sentito sempre felice, sempre felice di donare la mia vita interamente al Signore. E questo mi conferma che non era un’autochiamata”.


L’effige della Madonna della Bruna fa tappa a Grottole
Chi non ricorda Domenico presente in tante celebrazioni in onore della festa della Bruna a Matera? Sì: un elemento non secondario nella spiritualità di Domenico è la devozione per la Madonna della Bruna che proprio in questi giorni è giunta a Grottole in peregrinatio. È alla patrona della nostra Chiesa locale, che Domenico ha fortemente voluto affidare un così grande momento rendendola presente al triduo di preghiera che lo accompagna a questo grande giorno.
Domenico coglie l’occasione per invitarci alla preghiera in queste giornate che precedono l’ordinazione e ci invita a questo momento, importante per la sua vita e la vita della nostra Chiesa locale.


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