Festa della Bruna 2025. Alla processione dei pastori in 40mila, Piazza Duomo e il Santuario di San Francesco da Paola gremitissimi

“È la gioia la cifra distintiva della festa di oggi. Ma è alla carità che siamo chiamati per portare la speranza”: così mons. Rocco Pennacchio nell’omelia della messa “dei pastori”. Anche don David sottolinea l’appella alla carità nella messa che celebrerà al termine della processione e invita a ricorrere all’intercessione di Maria. Partecipazione notevole alla processione: registrati 40mila partecipanti. Tanta emozione in diversi momenti, in particolare quando il quadro dei pastori entra in San Francesco da Paola.

Un viavai continuo nelle strade di Matera per l’intera notte del 2 luglio. Da una parte, i giovani che hanno fatto “nottata” bighellonando qua e là tra via Rosselli e i Sassi e, dall’altra, tanti devoti che si recano in Cattedrale, aperta tutta la notte per la preghiera animata a turno da diversi gruppi ecclesiali attivi in Diocesi: il Cammino Neocatecumenale, il Rinnovamento nello Spirito Santo, gli Operatori della Pastorale Familiare, il Movimento dei Focolari e il Gruppo Maria Regina dei Cuori. Già nella notte c’è aria di festa.

Partecipata la messa “dei pastori” in Piazza Duomo. Presiede mons. Pennacchio: “La gioia la cifra distintiva di questa giornata”. L’omelia esorta alla carità, fonte di speranza

È ancora buio quando Piazza Duomo si riempie di fedeli, più della sera precedente in cui mons. Antonio G. Caiazzo ha benedetto le corone e le ha poste sul capo di Maria e del Bambinello: si riempiono subito tutte le sedie presenti e chi giunge dopo si assiepa sulle scale antistanti agli ingressi della Cattedrale e sul muretto di fronte all’ingresso principale.

Dalla parte opposta della piazza, invece, vibrano nitide nella notte le voci e la musica del coro “dei giovani” alle prese con le ultime prove: ormai una riuscita tradizione nell’animazione della messa “dei pastori”. Sono una ventina di elementi che non passano inosservati per la maglietta celeste con la scritta “Viva Maria”. Martina Tosti è all’organo, ma non mancano le chitarre, i violini, un flauto e una tromba… e la nitida voce di fra Gianparide Nappi, cuore dell’animazione liturgico-musicale anche quest’anno, che, dirigendo il coro, porta la gioia.

Dopo anni in cui la messa dei pastori è stata celebrata in Piazza San Francesco d’Assisi, è stata la Cattedrale a fare da quinta scenografica alla celebrazione eucaristica delle 4:30, presieduta dal materano mons. Rocco Pennacchio, arcivescovo di Fermo. Sì, in assenza di un pastore presente nella Chiesa di Matera-Irsina, sono stati i vescovi in diverso modo legati alla nostra città che hanno presieduto i diversi momenti della giornata.  

Carissimi fratelli e sorelle ci disponiamo a vivere il momento forse più suggestivo dal quale parte il giorno più lungo dell’anno: con la celebrazione eucaristica diamo inizio al lungo pellegrinaggio della Festa della Bruna, con cui vogliamo essere pellegrini per portare una speranza nuova, a cui da sempre il Magnificat ci invita.

Con queste parole mons. Rocco Pennacchio introduce la celebrazione, sul far del giorno, in un clima davvero suggestivo, reso tale dai canti, dal venticello, dalle luci azzurre che illuminano la piazza che cedono presto il posto all’aurora che inonda il cielo di una festa di luce finché il sole non inizia a illuminare i muri calcarenitici di Cattedrale ed Episcopio.

“È proprio la gioia la cifra distintiva di questa giornata e, in particolare, di questa celebrazione”: questo il commento di mons. Pennacchio iniziando la sua omelia. “Ma è la carità, come ci ricorda San Paolo nella seconda lettura – sottolinea ancora mons. Pennacchio – l’unico segno credibile perché la speranza possa farsi strada”. È questo l’invito che, a partire dalla liturgia, il presule indirizza al popolo di Dio presente in quest’anno giubilare della speranza: vivere la Carità.

Carità, non nel senso dell’elemosina, ma dell’assumere nella nostra vita lo stesso principio che Gesù Cristo ci ha rivelato sulla Croce: ha senso una vita spesa per un farsi carico dei bisogni degli altri, un’esistenza fatta nello spirito del servizio e non della prevaricazione, una carità che si prenda cura? Ha senso.

E appena ricevuta la benedizione, il popolo, ancor più numeroso che all’inizio della celebrazione, al suono della zampogna, del flauto e dei tamburelli dei pastori, mentre il quadro muove da un lato all’altro di Piazza Duomo, con lo sparo dei colpi della diana, entra nel mood della processione dei pastori.

In 40mila alla processione dei pastori

Un corteo laico, per molti dei presenti, ma per chi vuole c’è la possibilità di pregare: è don Francesco che presiede la processione. Ai misteri gloriosi e ai “W Maria!” si intercalano i canti del coro “Totus tuus” diretto da Cettina Urga, i pezzi musicali eseguiti dalla Banda di Montescaglioso e le soste di preghiera: il sindaco ing. Antonio Nicoletti legge la meditazione nella statio in Vico Case Nuove, il presidente della Provincia dott. Francesco Mancini alla Madonnina di via Lucana, don Domenico Monaciello in Piazza Giovanni XXIII.

Non ci sono fonti scritte, ma solo tradizioni orali, riguardo la processione dei pastori: parrebbe essere stata introdotta su iniziativa della Confraternita dei Pastori, costituita il 5 aprile 1698, per offrire la possibilità di partecipare alla festa della Bruna ai pastori e ai contadini che, per dover poi accudire gli animali e trebbiare, non potevano sospendere quel lavoro neanche nel giorno della festa patronale. Per la loro processione, i pastori utilizzavano un’immagine della Madonna della Bruna, di autore anonimo, raffigurata in un quadro ad olio su lamina di rame, restaurato nel 2010 e tutt’ora in uso. I fischi che, a ritmo, vengono alternati ai battimani non mancano nemmeno quest’anno e ricorderebbero quelli dei pastori che richiamavano le pecore.

E secondo alcuni la processione dei pastori sarebbe una riproposizione in piccolo della transumanza: una folla che migra, al seguito di re-pastori, percorrendo itinerari sperimentati per secoli, i tratturi. Le soste di preghiera ricordano peraltro le tappe effettuate lungo il percorso della transumanza in luoghi in cui ci si incontrava per lavorare la lana tosata od i prodotti caseari, nonché per commerciare; tappe spesso associate a luoghi di culto. 

E assieme a chi sente la forza di essere popolo materano c’è chi sente la forza di essere popolo di Dio in cammino dietro Maria.

Nelle processioni, Maria ci si fa prossima come quando si reca da sua cugina Elisabetta e si pone al suo servizio. Maria passando attraverso le nostre case si fa accanto a ciascuno di noi e viene a visitare le nostre famiglie: viene per entrare e vivere in maniera stabile nei nostri cuori il suo infinito di amore che viene rivolto a ciascuno di noi perché, come Maria, possiamo anche noi metterci in ascolto di Gesù che parla al nostro cuore.

Sono le parole che don David Mannarella pronuncerà nell’omelia della celebrazione eucaristica che presiede nella sua rettoria di San Francesco da Paola dove si conclude la processione dei pastori. Dove, nonostante la consistenza di ben 40mila partecipanti, la processione giunge pure con qualche minuto di anticipo sulla tabella di marcia.

C’è un popolo numeroso in attesa del quadro, dentro e fuori dalla chiesa, mentre don Francesco continua a pregare, lui per tutti, una invocazione a Maria che si conclude con un ultimo “W Maria” e un applauso fragoroso e lungo.

E mentre alcuni corrono nella chiesa della Madonna del Carmine in Palazzo Lanfranchi per assistere al rito della vestizione del Generale, tanta parte del popolo della processione si introduce in una chiesa già gremitissima. Tra loro anche i cantori del coro “Totus tuus” che hanno animato la processione e ora animeranno anche la celebrazione.

“C’è una motivazione storica per cui la processione si conclude in questa chiesa – ancora le parole di don David nell’omelia -: questo luogo fu per due secoli la cappella dei nobili della città che, insieme alla congrega, celebravano in questo luogo questa solenne celebrazione a conclusione della processione”.

In San Francesco da Paola la messa del 2 luglio più sentita dal popolo materano

Sicuramente il momento più emozionante di questa liturgia è quando il quadro varca la porta di questo santuario e, con grande fede, non solo vi è l’applauso caloroso, ma le lacrime che vengono versate, segno di quella fede intima e intensa che ognuno di noi porta nel suo cuore in questa giornata.

Sono queste le parole con cui don David inizia l’omelia della celebrazione forse più sentita da tutto il popolo materano – molti sono giunti con oltre mezz’ora di anticipo per trovare posto e molti altri ascolteranno per la seconda volta la Liturgia della Parola della Visitazione.

E sì, la Bruna cade nel giorno dell’ottava di San Giovanni Battista in cui sino alla riforma liturgica del Concilio Ecumenico Vaticano II si festeggiava la Visitazione. Se la prima lettura, tratta dal libro di Sofonia, ci parla della revoca di una condanna, e pertanto di gioia – ma “per noi la gioia è lo stesso Signore Gesù”, puntualizza don David –, la seconda lettura ci esorta a vivere in maniera autentica la nostra stessa esistenza – “la carità non sia ipocrita”: don David rilegge nell’omelia alcuni passaggi per corroborare questo concetto che già nella messa dei pastori mons. Pennacchio aveva posto all’attenzione dei fedeli.

Ma l’altro invito che don David porge ai presenti, prendendo spunto dal quadro posto alla loro vista, è quello di ricorrere all’intercessione di Maria, in questo giorno in particolare, in primis per i più bisognosi:

Innanzi all’immagine, al volto, alla dolcezza di Maria possiamo aprire il nostro cuore e possiamo presentarle tutte le nostre gioie, tutti i nostri affetti, tutte le nostre preghiere, tutte le nostre necessità, sapendo di non restare delusi.

Rivolgiamoci a lei e alla sua potente intercessione in questa nostra giornata per le tante intenzioni di preghiera per tutti i nostri ammalati, sofferenti, per i nostri anziani, per i popoli che in questo tempo sono segnati dalla sofferenza della guerra, per tutti coloro che rispetto a noi oggi non hanno la gioia di poter celebrare questo momento in festa perché negli ospedali, nelle case di riposo o, ancora di più, perché dimenticati, abbandonati, soli nelle loro case, per tutti i nostri bambini a cui è stato negato il diritto di nascere o che purtroppo ancora oggi sono oggetto di violenze, di sofferenze.

Infine, ricorda don David, il santuario di San Francesco da Paola consente di ottenere in quest’anno giubilare il dono dell’indulgenza plenaria per noi e per i nostri cari defunti.

Con la celebrazione eucaristica in San Francesco da Paola termina la prima parte della festa. Il giorno successivo, nel pomeriggio, il quadro si sposterà in San Francesco d’Assisi e vi rimarrà sino al 31 maggio del prossimo anno.

Nel corso della giornata, le altre due uscite sul giorno più lungo dell’anno per la città di Matera.

Scrivi un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

For security, use of Google's reCAPTCHA service is required which is subject to the Google Privacy Policy and Terms of Use.

Giuseppe Longo

Latest videos