La celebrazione eucaristica pomeridiana
È ormai tradizione che il pomeriggio della festa inizi con una celebrazione eucaristica nella chiesa di Maria SS. Annunziata (Piccianello). È stato mons. Salvatore Ligorio, vescovo emerito di Potenza e già di Matera-Irsina, che quest’anno ha presieduto la liturgia, affiancato dal parroco don Giuseppe Tarasco, da don Vincenzo Di Lecce, da don Domenico Fanuele di Tricarico e dal diac. Giuseppe Centonze.
Parla di responsabilità mons. Ligorio sulla scia dell’“Eccomi” di Maria:
Come Maria, che disse: “Eccomi, sono la serva del Signore, sono qui”, vorrei vedere una comunità che si faccia valere, che raggiunga come Maria, i più deboli, i più fragili nel servizio della carità.




Nel frattempo, si ammassa tanta folla nella piazzetta del Carro Trionfale, in trepida attesa della partenza del carro. Un gruppo entra nel cancello al seguito di mons. Ligorio che reca il Bambinello, mentre gli Angeli del Carro e alcuni volontari del servizio di sicurezza sistemano sul carro la Madonna con il Bambinello in braccio.
Inizia l’ultima parte della festa: un manipolo di “Angeli” e altri uomini traghettano fuori dalla fabbrica la grande barca che quest’anno è il carro. Tanta l’adrenalina ma anche la riflessione che l’opera d’arte della Cascione, davvero bella – e non è retorica –, ha ormai le ore contate. Un mare di folla si sposta in via Marconi dove il Carro staziona e tanta altra gente giunge dalle strade laterali.
Il carro inizia la sua marcia
Suonano le campane a festa e alle 20, in perfetto orario, da via Marconi, dopo un momento di preghiera, trainato da otto muli, il Carro inizia la sua marcia.
La leggenda vuole che proprio a Piccianello un povero contadino di ritorno a Matera sul suo traino fosse stato fermato da una bella fanciulla che gli chiese un passaggio. L’uomo la accompagnò gentilmente sul suo carro e quando giunsero davanti alla Cattedrale, la giovane donna gli sussurrò che avrebbe desiderato fare ogni anno quel medesimo ingresso trionfale nella sua città. Subito dopo aver pronunciato quelle parole, la ragazza scomparve.



il momento di preghiera iniziale alla partenza del carro (foto: Cristina Garzone)
Un’alternanza di soste di preghiera e tratti accompagnati dalla musica delle bande di Montescaglioso e Matera connota il percorso del Carro. Non mancano, come nella processione del mattino, giovani che prendono la rincorsa e, a ritmo, fischiano e applaudono.
Qualcuno partecipa laicamente, altri vivono questo passaggio come una processione sacra. Molti si tracciano un segno di croce al passaggio della Madonna sul Carro e si raccolgono, almeno per qualche momento, in preghiera. Tanti, a bordo strada, seguono l’evento attraverso lo schermo del proprio cellulare: tutti sono consci che sia il momento apicale della giornata.
Del clero materano, che spicca con le paonazze, una piccola rappresentanza, in sostanza il Capitolo Metropolitano. Ma ci sono due vescovi: mons. Biagio Colaianni, che presiede la processione, e mons. Davide Carbonaro, metropolita di Basilicata.
Tanti sono i piacevoli incontri che avvengono durante il tragitto del Carro: chi grida un nome dalla strada, chi dai balconi da cui segue la sfilata del carro. Proprio da alcuni balconi volano come grandi coriandoli bigliettini variopinti su cui sono scritte brevi invocazioni a Maria.
Tantissime sono le mani agitate in segno di saluto e gli sguardi che si incrociano. Tra le mani che si innalzano quelle dei vescovi per benedire oltre che per rispondere a un saluto.





Momenti forti durante il tragitto del Carro
In una Piazza Vittorio Veneto gremita di quasi 10mila persone, giunge al secondo anno l’originale statio in cui viene proposto un momento di preghiera al popolo materano: l’anno scorso c’era mons. Caiazzo, quest’anno ci sono ben due vescovi, mons. Colaianni e mons. Carbonaro, che si affacciano, assieme a una rappresentanza del clero presente, dal terrazzo che sovrasta Calzedonia. È don Francesco Di Marzio che invita il popolo a una sosta di preghiera e subito lascia la parola a mons. Colaianni:
Come un tempo Maria ha visitato Elisabetta, ora visita Matera. E quando una persona importante ci visita, cosa facciamo? Non possiamo non accoglierla.
Se Maria non ci fosse stata questa festa non sarebbe: è lei che unisce così tante persone tra loro così diverse.
E allora affidiamo il mondo a lei, che, come madre, non può deluderci, perché si stabilisca un’era di fraternità e di pace.
E mons. Colaianni invita il popolo a una breve pausa di silenzio per ricordare nel protpio cuore un parente, un amico, un congiunto; poi recita per tutti l’atto di affidamento a Maria della Comunità Diocesana che pronunciò il Santo Padre Giovanni Paolo II nella sua visita pastorale a Matera il 27 aprile 1991. La piazza, quindi, prega all’unisono un’Ave Maria e, anche a nome del vescovo eletto di Matera, don Ben, don Biagio Colaianni benedice il popolo tutto.
Un analogo momento di preghiera con la recita di un Pater, Ave e Gloria, avviene qualche metro dopo, per invito di don Francesco, con i ragazzi “di Santa Lucia” che dal pomeriggio sono stipati sulle scale dell’omonima chiesa materana. Segue un selfie con tutti loro, un altro momento che sta diventando fisso alla fine della preghiera e dice l’unione pastorale di don Francesco con il popolo materano in festa.
Ecco che la Bruna diventa occasione per evangelizzare un popolo!




il momento successivo alla preghiera a Santa Lucia (foto: Cristina Garzone)
Se tanti hanno preso posto sin dal pomeriggio a Santa Lucia o in Piazza Vittorio Veneto, non pochi si sono per tempo posizionati in Piazza Duomo per assistere agli iconici tre giri, segno di affidamento della città alla Trinità per intercessione di Maria, e alla reposizione della sacra immagine di Maria SS. della Bruna nella cappella della Madonna di Costantinopoli dove, salutata Maria con il canto del Magnificat, finisce la processione.




fino alla reposizione nella Cappella della Madonna di Costantinopoli (foto: Cristina Garzone)
Le leggende della distruzione
È qui che finisce la parte sacra della festa, prima che il carro corra veloce verso Piazza Vittorio Veneto per il rituale strazzo.
Anche le origini di quest’azione sono avvolte nelle leggende. In alternativa alla leggenda del contadino che dà il passaggio alla giovane popolana da Piccianello in Cattedrale, ce n’è un’altra che racconta di come i materani costruirono un carro per portare in salvo il quadro della Vergine Maria dall’attacco saraceno. Una volta posto al sicuro il quadro, gli stessi materani avrebbero distrutto il carretto, divenuto sacro per aver trasportato il quadro, pur di non farlo cadere in mani saracene.
Secondo alcuni storici locali, invece, la distruzione del carro risale al 1500, quando il conte Giovan Carlo Tramontano promise un carro nuovo ogni anno per le celebrazioni del 2 luglio, in onore della Madonna SS. della Bruna. I materani, per costringere il conte a mantenere la promessa, alla fine della celebrazione distrussero il carro.
Certo è che per il transito attraverso le strade sconnesse di un tempo, il carro, la cui prima attestazione storica certa risale al 1690 (ecco le forme tradizionalmente barocche del manufatto), necessitava di importanti interventi di manutenzione dopo ogni edizione della festa: è come se in parte si distruggesse da solo.
L’assalto 2025
Impattando accidentalmente con la parete dell’arco di via Duomo, l’angelo vestito di celeste che è sul davanti in parte si stacca e viene adagiato sulla parte centrale del Carro.
Già in corrispondenza del Banco di Napoli che i primi assaltatori saltano sul Carro e così il popolo schierato ai margini di via del Corso, prima del passaggio del Carro, vede le prime statue, tra cui quella dell’africano vestito di blu, giungere tra le mani di coloro che se ne sono impossessati. Ma è all’imbocco di Piazza Vittorio Veneto che si completa la distruzione: il pezzo tra i più ambiti e difficili da staccare la cupola azzurra posta sulla parte anteriore.
Un signore sale sul carro già spoglio e un tafferuglio si scatena tra lui e gli Angeli del Carro creando indignazione tra il popolo materano che assiste in diretta o segue poi la scena sui social dicendosi solidali con la vittima dei “cosiddetti” Angeli.




Pur nella stanchezza, i materani non rinunciano allo spettacolo pirotecnico a cura della Colangelo Fireworks di Avigliano (PZ) che si svolge sul Belvedere di Murgia Timone e soddisfa tutti.

Il bilancio di questo due luglio
Seppure non si possa sottacere qualche inconveniente legato allo strazzo, la 636^ è un’edizione che soddisfa tutti: oltre 120.000 le presenze complessive, tra cittadini, pellegrini e turisti provenienti da ogni parte d’Italia e dall’estero. Tra loro il giovane on. Fabrizio Benzoni che dopo aver assistito alla festa già lo scorso anno né è stato tanto colpito da chiedere di presentare questa edizione della festa nella Sala Stampa della Camera dei Deputati a Montecitorio (ed è quel che è accaduto il 6 giugno u.s.). Ben 40mila i partecipanti alla Processione dei Pastori, circa 500 i fedeli che hanno partecipato al Pontificale delle 10:30 in Cattedrale, oltre 10mila presenze in Piazza Vittorio Veneto in attesa dello strazzo. 200 le unità coinvolte, tra forze dell’ordine, volontari della Protezione Civile, Polizia Locale, presidi sanitari e personale dell’organizzazione, oltre agli “Angeli del carro”. Otto i feriti lievi che giungono in Pronto Soccorso.
“Una festa giovane organizzata da giovani”, il bilancio di don Francesco Di Marzio.






“Un’edizione davvero straordinaria, – commenta il Presidente dell’Associazione Maria SS. della Bruna, Bruno Caiella – per l’affluenza di pubblico registrata fin dalle prime ore del giorno, che ha interessato tutte le fasce di età, e per il grande impatto mediatico, frutto di una scelta strategica portata avanti dall’associazione con l’obiettivo di far conoscere anche fuori regione l’importanza e l’unicità della Festa della Bruna. In questo si è inserita la presentazione nazionale presso la Camera dei Deputati. Da SkyTg24 ai programmi RAI, un racconto collettivo quello del 2025 che ha attraversato confini e schermi, contribuendo a rafforzare l’identità culturale della città e la candidatura della Festa della Bruna a Patrimonio Immateriale UNESCO. Ringrazio le istituzioni, le forze dell’ordine, i volontari e tutti i cittadini che hanno reso possibile un evento che ogni anno si rinnova, dimostrando una grande prova di comunità”.
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