Si sono conclusi domenica 7 luglio con la celebrazione e la processione dell’“ottava” i festeggiamenti in onore della Madonna della Bruna. Infine, ultimissimo momento, ieri mattina: una eucaristia di ringraziamento e il trasferimento dell’immagine della Madonna in San Francesco d’Assisi, da dove uscirà il prossimo 20 giugno per una tappa di tre giorni nella parrocchia di Maria SS. Addolorata.
Ben partecipati anche gli ultimi momenti di questa 636^ edizione della Festa, vissuta in ogni sua parte con tanto entusiasmo.


Messa dell’“ottava”. Don Angelo: “Qual è il nostro ‘raccolto’ al termine di questi giorni di festa?”
È l’“ottava” che il popolo materano celebra, per convenzione, la domenica dopo la Bruna. Teologicamente, otto è il numero della completezza; l’ottavo giorno è quello della Resurrezione.
Ecco che l’“ottava” rappresenta il completamento della festa, “il compimento del tempo umano che si incastona come perla preziosa nel tempo di Dio”. Questo il senso che cerca di spiegare don Angelo Gioia, amministratore diocesano, nell’omelia che tiene domenica 6 luglio al popolo della Chiesa materana che gremisce ancora una volta il nostro duomo. E don Angelo suggerisce l’opportunità di un bilancio: parla di messe, ossia di “raccolto”, il vangelo proclamato (Lc 10,1-12.17-20) – abbondante a fronte della pochezza degli operai –. E parlare di messe il giorno dell’“ottava” – queste le parole di don Angelo – significa
scrutare attentamente cosa dev’essere raccolto delle tante esperienze, iniziative, momenti che si sono rincorsi in questi giorni e vedere che cosa veramente può appartenere al Signore, cosa può alimentare la vita di coloro che hanno bisogno di questo raccolto; raccogliere qualcosa di buono.




Cosa ci rimane, dunque, di questa 636^ edizione della Festa che ha mobilitato così massivamente il popolo materano e ha richiamato curiosi turisti e pellegrini dal resto d’Italia e dall’estero sino a far registrare oltre 120mila presenze? Qual è l’origine di tanta attrazione? Qual è il senso di esser parte di quel fiume umano che ha partecipato alla processione dei pastori – sono state contate 40mila presenze – o ha seguito la processione della sacra immagine della Bruna sul Carro Trionfale?
E soprattutto: cosa cambia nella nostra vita oggi, dopo aver preso parte, magari assiduamente e piamente, a tutte le celebrazioni proposte, a partire da quella che don Angelo ha presieduto in Piazza San Francesco il 23 giugno avviando l’omelia con il detto materano “A mogghj a mogghj a quonn ce ven!” e raccomandando, così, una partecipazione di qualità?
Cosa portiamo nel cuore oltre la bellezza dei fuochi, della banda e dei paramenti dei cavalieri, del popolo festante e, soprattutto, del bellissimo carro, tra l’altro ispirato a una verità teologica fondamentale, la professione di fede nella Resurrezione attraverso la figura di Tommaso e la fede in Dio Padre onnipotente sostanziata dall’immagine di Abramo?
Collaboratori del Signore che vivono in comunione
Parlare di operai, invece – suggerisce ancora don Angelo nell’omelia – potrebbe volerci dire al termine di queste giornate mariane:
sentitevi pronti a far tesoro della vostra vita come io l’ho messa nelle mani di Dio servendo e serbando nel vostro cuore. Da qui l’indicazione sul da farsi.
Ma Gesù ci consegna il mandato ad essere operai, diremmo noi oggi “suoi collaboratori” – ancora don Angelo –, a condizione “che facciamo vivere e risuonare la gioia e la speranza che Dio è presente nel mondo. Il vero segno della credibilità dell’opera di Dio nel mondo è quando fratelli e sorelle cercano, anche soffrendo, la comunione, pur di non rinunciare ad andare ‘a due a due’. E ci viene chiesto di portare con noi ‘poco’, altrimenti il ‘troppo’ offusca anche la Parola di Dio, l’essenziale, ovvero il servire i fratelli e le sorelle che incontriamo lungo la vita: questi nomi insieme al nostro saranno scritti nei cieli”.




In suffragio di Giuseppe e Maria, i due sposi deceduti al mattino sulla strada Matera-Metaponto, viene celebrata la Messa dell’“ottava”, animata dal coro polifonico dei “Cantori Materani”, l’ultima in cui dopo la comunione, al canto del Magnificat, si incensa Maria.


E al termine della celebrazione, da parte della Comunità della Cattedrale, un piccolo dono per don Angelo Gioia, di cui ricorre il compleanno, con animo grato per il servizio prestato come amministratore diocesano.
Una lunga processione nel cuore antico di Matera
Usciti dalla Cattedrale, parte la folta processione con cui don Angelo chiede di affidare a Maria questa città.
Giungono per l’occasione i latori di San Rocco, da Pisticci e Montescaglioso, e quelli della Madonna delle Grazie, da Marconia, che sopportano un po’ per ciascuno il peso della statua come atto di devozione per la patrona dell’Arcidiocesi, assieme ai Cavalieri, agli Angeli del Carro, ai membri dell’Associazione “Maria SS. della Bruna”, ai Volontari “Open Culture 2019″…
Un percorso di quasi 3 km che, attraverso via Ridola, giunge nei Sassi e, risalendo da via Pentasuglia, fa tappa in Piazza Vittorio Veneto e rientra in Cattedrale. Circa tre ore di cammino, tra preghiere, banda, canti che hanno coinvolto i partecipanti, diverse soste di preghiera, intercettando turisti seduti a cena nei ristoranti del centro, giovani, materani che Maria raggiunge e visita, toccando tanti cuori, come ai tempi toccò quello di Elisabetta in un incontro divenuto emblematico e registrato nel vangelo di Luca come “visitazione”.








Nove sono le fermate del percorso. È il terzo anno che l’itinerario è accompagnato dalle otto installazioni disseminate lungo l’itinerario processionale, realizzate da alcuni alunni dell’indirizzo di Arti Figurative del Liceo Artistico “Duni-Levi” di Matera. Si tratta di otto originali cubi retroilluminati, sospesi in alcuni punti dell’itinerario processionale, che interpretano i momenti più significativi della vita di Maria: l’Annunciazione, la Visitazione, la Natività, la Crocifissione (Maria diventa Madre della Chiesa), la pietà, il sabato nella attesa certa della Resurrezione e, infine, un “cubo” prettamente legato a Matera, quello di Maria, Madre di Matera, che accoglie nel suo grembo di madre questa città e le sue speranze. Cubi che assieme formano “la luminosa vita di Maria” – questo il nome del progetto in cui furono coinvolti i ragazzi – e in corrispondenza di ognuno dei quali si ferma la processione per un momento di preghiera e riflessione.








In Piazza Vittorio Veneto l’ultima fermata: “Le cose di Dio le sa fare solo Lei”
La nona “stazione”, anche questa una tradizione giunta al terzo anno, si “svolge” sul palco allestito in Piazza Vittorio Veneto davanti al Banco di Napoli.
Come mons. Caiazzo gli anni precedenti, l’amministratore indirizza un breve discorso alla città di Matera. Ringraziando Dio e tutti – sacerdoti, forze dell’ordine e associazioni – per il tanto che di bello e buono in questi giorni è stato fatto, don Angelo propone alla riflessione dei presenti una frase di una delle meditazioni della processione che lo ha colpito: “Le cose di Dio le sa fare solo Lei”. E don Angelo propone anche un’immagine: Maria in ginocchio, in attesa, che contempla un piccolo fiore: “Ci pensassimo tutti fiori contemplati da Maria”. Infine, l’invito alla necessaria riscoperta di quella “gratuità attraverso cui il mondo può risplendere”. E, come ormai da prassi, don Angelo ha comunicato la parrocchia in cui la sacra immagine della Bruna si fermerà il prossimo anno nei due giorni che precedono la novena: “Maria SS. Addolorata”. Il saluto finale: “A mogghj a mogghj!” che don Angelo, da bernaldese, chiede di completare in dialetto più perfetto del suo ai materani DOC che in tanti sono presenti.
Dopo l’applauso e il ritorno di Maria sotto il baldacchino in Cattedrale, l’ultima “Buonanotte a Maria” e i fuochi d’artificio.
L’Eucaristia di ringraziamento di lunedì 7 luglio
Non trascurata nemmeno la partecipazione all’Eucaristia del lunedì successivo all’“ottava” che presiede don Angelo Gallitelli, parroco della Cattedrale, affiancato da don Davide Fusiello e don Francesco Di Marzio.
È Maria che ha consentito alla terra di essere collegata al cielo e al cielo di esser collegato alla terra: questa la scala di cui ci parla la prima lettura. Ecco il titolo della Madonna della Scala del Santuario di Noci. Ma per realizzare questo legame siamo chiamati alla nostra professione di fede di cui ci parla il Vangelo.
Questo il messaggio che don Angelo trasmette nell’omelia a partire dalle letture del giorno, e collegandosi all’episodio della “richiesta di aiuto” dell’emorroissa di cui parla il Vangelo, aggiunge che anche oggi, come accadeva per Gesù 2000 anni fa, tanti sacerdoti sono considerati dispensatori di aiuti ma ci sia dimentica della loro umanità, alle volte bisognosa di un gesto di attenzione, di una “carezza”. E così c’è chi non regge, come il 35nne don Matteo Balzano della Diocesi di Novara che ieri si è tolto la vita.
Anche questa celebrazione che di solito negli anni era quasi snobbata, quest’anno ha nuovamente riempito la Cattedrale.
A seguire, il trasferimento dell’immagine della Bruna nella cappella di San Francesco dove verrà ripresa per giungere tra un anno per essere portata nella parrocchia dell’Addolorata.


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