

Seconda tappa giubilare: la professione di fede in San Pietro in Vaticano
Emozionante la processione per Via della Conciliazione, al seguito dalla croce che a turno hanno portato i diversi pellegrini. “Un’emozione indescrivibile portare la croce”, ha testimoniato Annarita Gagliardi, 22 anni. La recita di alcuni salmi, il canto delle litanie dei santi e, la cosa più importante, la professione di fede all’ombra del colonnato della piazza dove per fede Pietro ha versato il sangue del martirio, sono stati i momenti che ci hanno preparato a varcare questa seconda Porta Santa.
Tanta emozione nella Basilica che è il cuore della cristianità: dal passaggio attraverso la Porta Santa alla sosta presso le tombe di San Giovanni Paolo II e San Giovanni XXIII e davanti alla Pietà di Michelangelo; non meno emozionante, nelle grotte vaticane, incontrare la tomba di Bonifacio VIII, il papa che nel 1300 convocò il primo Giubileo, e quelle dei papi a noi vicini nel tempo, come San Paolo VI, l’autore del “Credo del popolo di Dio”, Giovanni Paolo I e Benedetto XVI, sino a giungere alla grande vetrata che protegge il sepolcro di Pietro, primo papa e principe degli apostoli.
La celebrazione eucaristica alla Cattedra di San Pietro
È don Angelo Gioia che presiede la celebrazione eucaristica alla Cattedra di San Pietro, luogo rappresentativo della fede della chiesa di tutti i tempi.
Un’emozione grande per alcuni dei fedeli della Diocesi prestare il proprio servizio liturgico all’altare della cattedra di San Pietro, come per Edo e Massimo della parrocchia “Addolorata” o per Giuseppe e Gabriella di “San Giovanni Bosco”.
Una riflessione con stile familiare, l’omelia di don Angelo che vuole offrire alcuni inviti-suggerimenti ai pellegrini giubilari.
In primo luogo, quello di non lasciare che la “mondanità spirituale” – per dirla come Papa Francesco – corrompa la nostra fede che abbiamo appena professato nel luogo in cui “gli apostoli hanno testimoniato sino allo spargimento del sangue come sia bello e importante seguire il Signore”.
Poi, l’invito ad adottare anche come nostro il criterio di discernimento, che ci suggerisce la prima lettura, per cui
ciò che viene veramente da Dio non si può distruggere, quello che invece viene dall’uomo è destinato a passare (At 5,34-42).
Ancora, l’invito a offrire sempre quel poco che abbiamo, come il ragazzo del vangelo (Gv 6,1-15) che mette a disposizione i suoi cinque pani d’orzo e due pesci; nonostante possiamo avere la tentazione di aspettare di avere molto o di divenire irreprensibili.
E, infine, don Angelo ci invita a chiederci, una volta conclusi questi giorni:
Cosa porterò? Qual è il mio poco?
E preghiamo anche perché la nostra Chiesa ci educhi e si educhi a condividere quel poco, non la perfezione, ma quel poco, donato da Dio riconosciuto come dono suo offerto a lui può diventare ricchezza per tutti.


Varie alternative per il pomeriggio
Usciti da San Pietro, il pranzo in una delle tante trattorie romane della zona e del tempo libero in cui i pellegrini, incoraggiati dal bel tempo, hanno raggiunto il Colosseo, Piazza Navona, il Pantheon, Fontana di Trevi, Piazza di Spagna… o altre basiliche giubilari, come il Santuario della Divina Misericordia, che con i loro silenzi e le bellezze artistiche hanno continuato ad alimentare lo spirito del pellegrinaggio. Sono stati momenti di intensa preghiera condivisi con il nostro gruppo di amici, uniti dalla stessa fede e dallo stesso desiderio di rinnovamento spirituale. Qualcuno è salito sulla cupola di San Pietro per vedere Roma dall’alto…
Poi, per il gruppo guidato da don Michele, l’incontro con la Comunità “Il dono di Maria” delle Missionarie della Carità di Madre Teresa: la Calcutta “vaticana” dove le sorelle compiono la loro missione sono i portici di Piazza San Pietro dove, nei primi anni di pontificato, si racconta che la notte si sia recato anche Papa Francesco a far loro visita. Ma fu già il giovane card. Woytila che ha voluto le Missionarie della Carità lì, dove gestiscono una mensa che ogni sera offre oltre 50 pasti – dalla cucina esce rapidamente la madre superiora per un saluto mentre sta preparando la cena – e un dormitorio con 34 letti, quest’ultimo voluto invece da Papa Francesco. Quel che le suore hanno tenuto a sottolineare è però che il motore di ogni azione è la preghiera. Una tappa, questa, che tanti hanno gradito particolarmente.
Sfiniti ma felici si torna in albergo. Dopo cena, nonostante la stanchezza dovuta alla levataccia, al viaggio e alla giornata trascorsa fuori, c’è chi non si sottrae da un giro per la Roma serale, sempre suggestiva e molto gradevole a primavera.
Seguirà domani la terza parte sull’ultimo giorno di Pellegrinaggio Giubilare.


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