Il paradosso del silenzio
Bisogna sempre partire dall’ascolto. È la strada obbligata per quanti si occupano di comunicazione e informazione. Non c’è un’alternativa! Anche in questo tempo, trasfigurato dalla tecnologia, quella che può essere considerata una sorta di “sordità digitale” di fatto è espressione di una nuova forma di ascolto o, meglio, di forme multiple. “Ciò che si condivide – afferma Christian Bobin – si moltiplica”. I social media, ad esempio, assorbono input differenti: “ascoltano” voci ed esperienze più disparate. Proprio da questa sovrabbondanza, però, nasce il rischio di disperdere l’attenzione. I tanti messaggi, infatti, possono provocare disinteresse. Ma proviamo a ribaltare il punto di vista: e se, invece, il disinteresse fosse una richiesta implicita di maggiore prossimità? L’ascolto, lo sappiamo, genera relazione, facendo emergere il valore del silenzio, elemento essenziale nel processo comunicativo e informativo: è nella quiete che si ascolta meglio, non nel caos. Moltiplicare prossimità autentica in mezzo alla ridondanza superficiale è l’istanza primaria di questo tornante della nostra storia.
Vincenzo