Il vescovo Benoni ai cimiteri: “Il grado di civiltà di una società si misura dal rispetto che ha per i defunti”. Vacilla la fede nella vita eterna

Una celebrazione nel camposanto di Irsina e due in quelli di Matera ha presieduto il nostro pastore nei giorni scorsi. Domenica 2 novembre il Vangelo parla del giudizio universale: “Il povero è sacramento di Dio”. Ricompensa eterna? “La salvezza non possiamo conquistarcela: è dono gratuito di Dio e ce l’ha conquistata Gesù morendo per noi. Possiamo accoglierla”. La fede nella vita eterna in crisi, soprattutto tra i giovanissimi.

Irsina. Primo novembre, la tradizionale visita del vescovo al camposanto

Un appuntamento atteso e gradito per la comunità irsinese la celebrazione al cimitero presieduta, come da tradizione, il 1° novembre dall’arcivescovo. Ancora più atteso quest’anno per la presenza del nuovo vescovo, mons. Ambarus. Una partecipazione intensa sebbene, assieme al calo demografico, gli irsinesi attestano un sensibile calo numerico nella partecipazione a questi momenti spirituali.

La celebrazione al cimitero di Irsina (01/11/2025). Foto: Tonino Catena.

È sulla comunione dei santi, quel mistero della nostra fede che alle volte ci sfugge, che il vescovo ha posto l’accento nell’omelia. Ma anche sul Gesù del discorso della montagna, proposto dal vangelo del giorno (Mt 5,1-22a), che è un “sovvertitore” della logica del mondo, dove a essere ammirati e guardati sono i ricchi, le persone allegre, i prepotenti… E invece, secondo Dio, sono i poveri in Spirito, coloro che piangono, i miti… a essere beati, a possedere il Regno. È a loro, ai santi, che dobbiamo guardare: persone speciali, sì, ma non per aver compiuto imprese straordinarie, quanto, piuttosto, per aver sempre messo Dio al primo posto, essersi fidati di Lui, diventando un esempio per ciascuno di noi. Tanto hanno da dirci e insegnare, in particolare alle nuove generazioni, i santi con la loro vita.

Sono state le catechiste che hanno accompagnato i ragazzi loro affidati al cimitero e con loro hanno partecipato alla celebrazione eucaristica. Un bel momento condiviso tra coetanei, una bella tradizione anche questa, ma pure il segno che in molti contesti, purtroppo, oggi i genitori temono di far conoscere la realtà dei cimiteri ai loro figli e magari preferiscono temporeggiare in questa esperienza mentre li lasciano “scherzare” con mostri, streghe e scheletri introdotti con forza dalla tradizione pagano-americana di Halloween.

“La fede cristiana regge o crolla con lo sguardo della risurrezione”

Così per i nostri giovani è un concetto sempre più estraneo la “resurrezione dei morti”: è quello che ha riportato anche il vescovo nella celebrazione al Cimitero “Nuovo” di Matera, domenica 2 novembre, riferendo di un gruppo di ragazzi di scuola superiore, che qualche settimana prima aveva incontrato in occasione della cresima, e di fronte alla sua domanda sulla fede nella vita eterna hanno risposto in modo scettico e negativo. “Senza la risurrezione, dirà anche Paolo in una delle sue lettere, è vana la nostra fede, è tutto senza senso”, ha ricordato il vescovo. “Se perdiamo di vista l’eternità, ci si riducono gli orizzonti e rischiamo di assolutizzare le vicende di questa esistenza terrena. Per cui se ti va bene nella vita, ti dimentichi di tutto e di tutti. Se ti va male, vivi solo nella disperazione”.

“Qualsiasi forma di povertà è sacramento di Cristo”

E la guida per non assolutizzare il presente è stata offerta dal brano del Vangelo proclamato, sulle opere di misericordia (Mt 25,31-46): “Prendersi cura dei malati, dei poveri, degli stranieri, di coloro che hanno fame e sete, dei carcerati… non è fare le cose come se fosse per il Signore, ma è farle veramente per il Signore. Qualsiasi forma di povertà è sacramento (segno efficace e visibile, n.d.r.) del Cristo”. Un luogo efficace, il camposanto per riflettere su ciò che veramente ha un peso nella vita e ci segnerà per l’eternità.

La deposizione della corona ai caduti

Ormai tradizione del 2 novembre, il gesto sempre eloquente della deposizione di una corona di alloro per i caduti davanti al loro monumento, nel prato antistante la cappella, ad opera quest’anno di un vigile urbano e del segretario del sindaco dott. Antonio Nicoletti. Un segno, accompagnato dallo squillo fortemente evocativo della tromba e dall’attenti dei soldati, che ha riportato il cuore di tanti al sacrificio al fronte dei propri padri e nonni e la mente nei tanti teatri di guerra di cui ci parla la cronaca quotidiana. Un atto che ha dato adito al vescovo di sottolineare che “il grado di civiltà di una società è espresso dal rispetto che questa ha per i defunti”.

Cimitero “nuovo” – Matera, 2 novembre 2025. Deposizione corona ai caduti. Foto: Fausto Tozzi.

Tante le sollecitazioni offerte dal vescovo Benoni all’assemblea orante e numerosa, radunata nel vialone del cimitero per la celebrazione eucaristica, allietata da un sole smagliante, nella liturgia dei defunti animata dal coro polifonico dei “Cantori Materani”:

  • l’immagine del camposanto come “dormitorio” in cui le salme dei nostri cari un giorno si sveglieranno;
  • l’invito ad aver fiducia che Dio si prende cura dei nostri cari che non ci sono più e ad evitare di portar con sé le ceneri – atteggiamento morboso che non ci fa bene – pur essendo la morte come “una frattura che col maltempo torna a farci male”;
  • l’incoraggiamento ad attendere un giorno – “quel giorno”, le parole della prima lettura – in cui “il Signore asciugherà le lacrime su ogni volto” e la morte sarà vinta.

L’ultima celebrazione, al Cimitero “Vecchio”

Un clima diverso, suggestivo per il grigio autunnale e la pioggerellina che a un certo punto ha fatto spostare i celebranti nella cappella, nella celebrazione di lunedì 3 novembre pomeriggio al Cimitero “Vecchio” di Matera.

Don Domenico, don Gianpaolo, don Vincenzo, don Biagio, cappellano dei cimiteri, e i due diaconi permanenti Giuseppe C. e F. hanno affiancato il vescovo Benoni nella liturgia, celebrata in suffragio dei vescovi e dei sacerdoti, dei religiosi e delle religiose che hanno servito la Diocesi di Matera-Irsina.

Anche questo un momento atteso e tradizionale, vissuto con entusiasmo, dove i marinai d’Italia alla fine della celebrazione, nella “preghiera del soldato”, hanno ricordato tutti coloro che in ogni tempo sono morti per la patria.

Ai “doni irrevocabili di Dio” citati nella prima lettura (Rm 11,29-36) si è lasciata ispirare la prima parte della riflessione dell’arcivescovo: “Il Signore non ci ripensa sulle cose che ci dona. In particolare, sono irrevocabili il dono della fede e la figliolanza che riceviamo nel Battesimo”.

Cimitero “vecchio” – Matera, 3 novembre 2025. Alcuni momenti della celebrazione eucaristica

Il paradiso ce l’ha guadagnato il Signore Gesù con la sua morte e risurrezione

Alla gratuità, tanto diversa dal tornaconto di cui in fondo tutti gli uomini sono alla ricerca, si è indirizzata la seconda parte della riflessione, prendendo spunto dal passo del vangelo proclamato (Lc 14,12-14): “Quando offri un banchetto, invita poveri, storpi, zoppi, ciechi; e sarai beato perché non hanno da ricambiarti. Riceverai infatti la tua ricompensa alla risurrezione dei giusti”. Cosa di più appropriato in questa circostanza? Sempre efficaci le parole dell’arcivescovo:

La gratuità verso gli altri nasce perché io sento che il Signore mi ha dato a tutti, gratis, tutto. La salvezza, che noi cerchiamo, desideriamo, a cui vogliamo corrispondere con la nostra azione è comunque un dono di Dio gratuito. Come potremmo noi pensare di potere guadagnarci il paradiso? Il paradiso ce l’ha guadagnato il Signore Gesù con la sua morte e risurrezione.

Le parole-chiave con cui più di qualcuno ha raccontato la sua esperienza di questi giorni ai cimiteri: la serenità e la speranza, ovvero quella certezza di qualcosa di più grande di noi che ci permette di vivere aperti ad una fiducia e ad un disegno di bellezza e amore. Sentimenti in particolare sollecitati dall’omelia del vescovo.

Giornate dense di spiritualità e di riflessione su ciò che davvero è essenziale da perseguire, in cui diversi fedeli hanno chiesto di confessarsi per applicare l’indulgenza a un proprio caro defunto. E alle 15:30, ogni sabato e domenica, rispettivamente al cimitero “vecchio” e al “nuovo”, il cappellano, don Biagio Plasmati, celebra la S. Messa per tutto il mese di novembre. Per gli orari delle altre celebrazioni per i defunti in Diocesi si rimanda a un altro precedente articolo.

Giornate di incontri, pur in un luogo apparentemente macabro qual è il cimitero, ma che spesso riportano ad anni passati e spronano magari a ricominciare con più entusiasmo.

Giornate, nonostante quel che si potrebbe immaginare, di colori e profumi per i fiori e l’erba che nei camposanti abbondano rendendoli di fatto luoghi più gradevoli dei tanti che spesso frequentiamo. E ci ricordano di rendere sempre più bella la nostra vita e quella di chi abbiamo intorno. Come ha sottolineato l’arcivescovo nell’omelia la nostra vita è un “unicum”, cioè non ci sono eventi che si ripetono ed essa stessa non potrà ripetersi, per cui non val la pena spenderla “rimpiangendo quello che non hai, pensando a quel che non hai ottenuto o al male subito”: è invece possibile “spendere la vita semplicemente per accendere tu la luce negli altri, in attesa della rivelazione della pienezza di Dio”.

Di seguito le parole dell’arcivescovo e del cappellano dei cimiteri:

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Maddalena Masiello e Giuseppe Longo

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