L’enciclica di papa Francesco “Laudato Sì” al n. 150 recita: Non basta la ricerca della bellezza del progetto, perché ha ancora più valore servire un altro tipo di bellezza: la qualità della vita delle persone, la loro armonia con l’ambiente, l’incontro e l’aiuto reciproco. Anche per questo è tanto importante che il punto di vista degli abitanti del luogo contribuisca sempre all’analisi della pianificazione urbanistica”.
La città di Matera sta per eleggere il nuovo Sindaco, partecipare da cattolici con suggerimenti e proposte è indispensabile e importante. La proposta che riteniamo non più rinviabile, è l’arresto del consumo di suolo, come auspicato nell’enciclica “Laudato Si” e una Pianificazione che segni una discontinuità con il passato. Per iniziare occorre chiedersi, l’urbanistica è in crisi? E’ una domanda a cui occorre dare una risposta, utile per evitare di continuare a sbagliare nel pianificare l’intervento sulla città. Analizzando i fatti e per quello che è accaduto e accade nella nostra città e nel nostro Paese, possiamo rispondere di sì: l’urbanistica è in una crisi irreversibile, a meno che non vengano adottati approcci diversi alla pianificazione delle città e dei territori.
I dati ISPRA 2024 ci dicono invece che si continua a consumare suolo e le conseguenze, gravissime, sono sempre più evidenti. Vezio De Lucia (uno degli urbanisti più importanti del nostro Paese) si pronuncia in maniera inequivocabile sull’argomento: “l’urbanistica è molto diversa dalla finanza. Il condono fiscale può avere esiti molto pesanti per l’economia e la morale collettiva, ma trascorsi dieci anni è possibile dimenticarlo, praticando una politica opposta, in grado di veicolare principi diversi. Il condono edilizio, invece, lascia un segno irreversibile: le sue ricadute sul territorio non possono più essere rimosse, se non a costi spropositati e impraticabili. Questo rende drammatico il panorama in cui siamo calati. La dilapidazione delle risorse territoriali prosegue. E all’orizzonte non vedo speranze di cambiamento”.
Le ragioni della crisi sono soprattutto politiche, visto che l’urbanistica è strettamente legata alla politica. La causa principale è il declino della prevalenza dell’interesse pubblico, quell’interesse sancito dagli articoli 9, 32, 41, 42 della Costituzione. Interesse sancito anche al n. 93 di “Laudato Si”: “Il principio della subordinazione della proprietà privata alla destinazione universale dei beni e, perciò, il diritto universale al loro uso, è una “regola d’oro” del comportamento sociale, e il <<primo principio di tutto l’ordinamento etico-sociale>>. La tradizione cristiana non ha mai riconosciuto come assoluto o intoccabile il diritto alla proprietà privata, e ha messo in risalto la funzione sociale di qualunque forma di proprietà privata”.
Anche la nostra città è un esempio evidente di questa situazione disastrosa. Si pensi ai 60 ha di aree urbane oggetto di prossime trasformazioni edilizie, previsti nel RU approvato nel 2021: Serra Rifusa, via Montescaglioso, Tre Pini, Parco di Serra Venerdì, Centro Direzionale, Via dei Messapi. Si pensi agli standard per verde e servizi, disattesi. Si pensi al tema della mobilità, alle difficoltà del trasporto pubblico, eppure, quanti piani del traffico sono stati commissionati per essere puntualmente modificati o mai realizzati? Si sperperano fondi pubblici, le varie lottizzazioni generano periferie squallide, senza luoghi di aggregazione sociale e culturale che non siano bar e sale giochi, completamente staccate dal corpo urbano, pezzi di città che non dialogano tra loro e con il suo cuore, il centro storico e i Sassi. Gli unici presidi sul territorio sono le parrocchie, perché i partiti sono latitanti. Se si analizza nello specifico la disciplina urbanistica, ci si rende conto che è mancata e continua a mancare una vera riforma generale e un approccio culturale fondato non più sugli interessi privati, ma su quelli della comunità, così, come già detto, è sancito dalla Costituzione. Inoltre, nella pratica è stato avallato il superamento delle regole urbanistiche, determinando una situazione molto più grave di quella dell’immediato dopoguerra, dove le regole previste dalla legge urbanistica nazionale la 1150/42 erano maggiormente rispettate. Ad oggi, dopo 83 anni della emanazione della suddetta legge, vi è una evidente complicità oggettiva tra i vari schieramenti politici, sempre in sintonia su questo tema, nel non essere aderenti alle norme.
Ora, però, non c’è più tempo, non possiamo aspettare chissà quale evoluzione culturale, economica e politica, occorre riportare l’urbanistica, quella corretta, quella del rispetto dei luoghi e del territorio, del rispetto delle regole, in una posizione dominante. Bisogna partire da alcune idee molto semplici, ma decisive. La prima da realizzare in modo assoluto è lo stop al consumo di suolo: “Una linea rossa, che delinei tutto l’urbanizzato, un confine netto tra città e campagna, che decreti lo stop al consumo di suolo” e concentrarsi su interventi di rigenerazione e riqualificazione in ambito urbano”. (Vezio De Lucia). In Europa è già così, la “linea rossa” è molto chiara: finisce la città, comincia la campagna. Mentre in Italia questo confine netto non esiste più, ecco perché riaffermare la distinzione fra città e campagna è importante e serve a migliorare la nostra qualità della vita.
Altro punto fondamentale è la difesa della bellezza del nostro paesaggio, che deve diventare un valore condiviso, senza dimenticare la lotta al dissesto idrogeologico e la prevenzione del rischio sismico. Anche nel nostro territorio e nella nostra città, l’urbanistica non deve continuare a fare scelte distruttive, ma guidare le trasformazioni; per farlo, tuttavia, occorrono decisioni drastiche, come il blocco dell’edificazione nelle zone non urbanizzate (oltre la linea rossa suddetta) e nelle aree sensibili all’interno dell’urbanizzato. Non tutto è perduto, il modo c’è, chi sarà chiamato al governo della città, deve cambiare radicalmente il Regolamento Urbanistico approvato nel 2021 con il quale si continuerà a costruire, con buona pace degli standard a verde e servizi, e aprire un ampio confronto pubblico sui temi della Pianificazione, per fare scelte nell’interesse della città e dei suoi abitanti.
E’ possibile cambiare il modo di pianificare? E’ possibile contrastare la rendita fondiaria? E’ possibile! Vincere questa sfida, è determinante per cambiare strada, per dare ai luoghi più senso e meno cemento e tornare ad una Pianificazione degna di questo nome e all’altezza dei tempi e della storia della nostra città.
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