Messaggio dell’Arcivescovo per la 55° Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali – 25 gennaio 2021

Carissimi,

grazie per aver accolto l’invito a partecipare a questo nostro incontro annuale in vista della 55° Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali, ma grazie anche a quanti per motivi diversi non possono essere presenti.

A tutti voi che quotidianamente siete impegnati nel mondo della comunicazione al servizio della verità, giunga il mio saluto e la mia gratitudine in occasione della memoria di san Francesco di Sales, vostro patrono, celebrata ieri: la Domenica ha la precedenza su qualsiasi altra festa perché è il giorno del Signore e della Chiesa.

Quest’anno, come Chiesa di Matera-Irsina, abbiamo pensato, per l’occasione, di presentare il nostro giornale “Logos- Le Ragioni della verità” nella sua nuova veste digitale.

Anche noi, come Chiesa, da sempre siamo impegnati nel campo della comunicazione attraverso l’annuncio del Vangelo di Gesù, cioè la buona notizia che libera, spezza le catene, apre strade di giustizia.  Non denuncia soltanto le ingiustizie, ma propone strade da percorrere affinché vecchie e nuove schiavitù, povertà e miserie siano concretamente liberate da una certa cultura individualista, a discapito del bene comune.

Come credenti desideriamo essere fedeli all’invito di Gesù che ci chiama oggi e ci dice: “Vieni e vedi” (Gv 1,46). È il tema scelto da Papa Francesco per questa giornata.

Sono le parole che Filippo rivolge a Natanaele, quasi a dirgli: io non ti offro ragionamenti, né spiegazioni, né tantomeno devo dimostrarti qualcosa, ma la possibilità di “una conoscenza diretta”. L’esperienza diretta della conoscenza è frutto di incontro, dialogo, stare insieme, ascolto. Se il cristiano si priva della comunione con il Maestro e Signore, Gesù, ripete pedissequamente quanto altri gli comunicano senza appurarne la verità, senza esperienza diretta.

La fede, per dirla con un linguaggio moderno che piace a Papa Francesco, non è un “copia e incolla”: troppo sbrigativo, spesso dannoso perché riempie la testa di nozioni che potrebbero rivelarsi deleterie. Il pensiero di quel teologo, di quel prete, di quel vescovo non sempre è quello della Chiesa, quindi di Gesù Cristo. Molti pensano di possedere la Verità, che è Gesù Cristo, senza rendersi conto che devono essere posseduti dalla Verità. Annunciatori teorici di un Vangelo che non incide nella vita e non si riflette in alcun vero cambiamento.

La fede cristiana si comunica esattamente attraverso l’incontro con Gesù Cristo, con la sua Parola che si fa carne nella nostra carne. Non si tratta di essere tradizionalisti o progressisti: sono le due estreme interpretazioni del Vangelo che viene strattonato secondo le convenienze o prese di posizione. Gesù è stato giudicato, condannato e messo a morte dai tradizionalisti (sommi sacerdoti, scribi farisei…), dai progressisti (Giuda Iscariota), ma anche da coloro che credevano di essere i più fedeli come gli altri Apostoli, incominciando da Pietro. Quindi si tratta di essere veri, di cercare la verità. Non a caso Gesù insegna: “La verità vi farà liberi”.

Anche voi, carissimi giornalisti, avete il non facile compito di essere testimoni di verità, di aiutarci a capire, ad essere illuminati. Come ci siamo detti nei precedenti incontri, spesso siamo vittime di fake news. Può succedere che a volte qualcuno, professionalmente scorretto, riporti notizie scritte da altri senza verificarne l’autenticità: è un pericolo che voi ben conoscete e sono convinto che anche voi vi sentiate mortificati quando qualche collega non si attiene scrupolosamente alla vostra etica deontologica.

Il “Vieni e vedi” di Filippo, vale anche per voi. Oggi assistiamo al fenomeno definito “galassia comunicativa”: giornali, web, alcuni pulpiti delle nostre Chiese quando usano lo stesso linguaggio, spesso improprio e inopportuno, anche la “comunicazione politica e sociale”. Ne siamo particolarmente sconcertati in questi tempi così difficili per tutti. Il comunicare, a tutti i livelli, incominciando dalla Chiesa, non può essere quello della denigrazione ma del raccontare ciò di cui siamo testimoni.

Il rischio è sempre lo stesso: avere un’informazione che, ricorda Papa Francesco, “sempre meno riesce a intercettare la verità delle cose e la vita concreta delle persone, e non sa più cogliere né i fenomeni sociali più gravi né le energie positive che si sprigionano dalla base della società”. Esempio concreto. Da ieri sui social è stata postata una foto di una persona (inizialmente presentata come donna) avvolta e raccolta su un marciapiede della nostra città. Il post ha scatenato lamentele, accuse, commenti scandalizzati: ma nessuno fa niente? In realtà è un uomo che ben conosciamo, di origine greca, che tante volte abbiamo avvicinato per accoglierlo nel Centro di accoglienza della Caritas di via Cappuccini. Per ben due volte abbiamo avuto il supporto delle forze dell’ordine che hanno dovuto arrendersi al suo rifiuto di alloggiare in un posto sicuro.  Saperlo per strada registra un nostro fallimento ed è nostro dovere, oltre che carità, insistere.

L’invito di Papa Francesco che diventa anche il nostro è che “Tutti possiamo diventare testimoni di eventi che altrimenti sarebbero trascurati dai media tradizionali” facendo “emergere più storie, anche positive”. Abbiamo il dovere morale di una maggiore capacità di discernimento, afferma il Papa, in quanto tutti responsabili dei contenuti diffusi e di conseguenza siamo chiamati ad essere testimoni della verità: ad “andare, vedere, condividere”.

Entrando nello specifico della pandemia che ci sta tenendo sotto scacco da un anno, Francesco esprime la sua preoccupazione che continui ad essere raccontata “solo con gli occhi del mondo più ricco”, facendo riferimento alla questione dei vaccini e delle cure mediche, al rischio di esclusione delle popolazioni più indigenti.  Ma grande è anche la preoccupazione perché “il dramma sociale delle famiglie scivolate rapidamente nella povertà resta in gran parte nascosto”, e “non fanno troppa notizia le persone che, vincendo la vergogna, fanno la fila davanti ai centri Caritas per ricevere un pacco di viveri”. Le differenze economiche rischiano quindi di segnare l’ordine della distribuzione del vaccino anti-Covid, con i poveri sempre ultimi e “il diritto alla salute per tutti affermato in linea di principio” ma “svuotato della sua reale valenza”.

Sento di ringraziarvi (giornalisti, cineoperatori, montatori) per il lavoro che svolgete a volte non senza rischi, o minacce o tentativi di ricatto. Siete una presenza di cui abbiamo tutti bisogno per essere aiutati a capire, guardare, stare accanto ai bisogni e necessità, denunciare, leggere il positivo che incoraggia e apre alla speranza.

Il nome del nostro giornale, “Logos”, significa Parola incarnata, Parola che è fatta Volto. L’edizione digitale vuole andare in questa direzione per rimanere fedeli al mandato di Cristo di annunciare il Vangelo, la buona notizia che è Lui. Dice Papa Francesco: “La grande attrattiva che esercitava Gesù era dovuta alla verità della sua predicazione, ma l’efficacia era inseparabile dal suo sguardo, dagli atteggiamenti e persino dai suoi silenzi”.

Saranno il Presidente dell’Associazione Parco Culturale Ecclesiale “Terre di Luce”, prof. Lindo Monaco e il Direttore dell’Ufficio Nazionale per le Comunicazioni Sociali della CEI, dott. Vincenzo Corrado, a illustrarci meglio quanto oggi ufficialmente stiamo avviando.

Vi abbraccio tutti e vi benedico concludendo con questa preghiera che Papa Francesco ha scritto per questa giornata.

Signore, insegnaci a uscire dai noi stessi, e a incamminarci alla ricerca della verità. Insegnaci ad andare e vedere, insegnaci ad ascoltare, a non coltivare pregiudizi, a non trarre conclusioni affrettate. Insegnaci ad andare là dove nessuno vuole andare, a prenderci il tempo per capire, a porre attenzione all’essenziale, a non farci distrarre dal superfluo, a distinguere l’apparenza ingannevole dalla verità. Donaci la grazia di riconoscere le tue dimore nel mondo e l’onestà di raccontare ciò che abbiamo visto.

  Don Pino

Redazione

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