
Nella serata di mercoledì 23 luglio, Mons. Benoni Ambarus, nuovo Arcivescovo di Matera-Irsina e Vescovo di Tricarico, ha incontrato presso il Centro pastorale Mater Ecclesiae (scalo di Grassano-Garaguso) i giovani delle due Diocesi che si preparano a partire per il Giubileo dei Giovani, in programma a Roma dal 28 luglio al 3 agosto, e a partecipare ai campi estivi dell’Azione Cattolica.
Più di centocinquanta giovani si sono radunati attorno al nuovo pastore, spinti dalla curiosità di conoscerlo e dal desiderio di ascoltare le sue prime parole rivolte proprio a loro, “l’oggi di Dio”, per riprendere le parole di Papa Francesco.
All’arrivo dell’Arcivescovo si è dato inizio a un momento di preghiera con l’invocazione allo Spirito Santo, per poi recitare insieme il Salmo 19: “[…] Davanti a te i pensieri del mio cuore, Signore, mia roccia e mio redentore”.
Il passo evangelico scelto per l’occasione è stato quello in cui Gesù racconta ai discepoli che “il Regno dei cieli è simile a un mercante che, trovata una perla di grande valore, va, vende tutti i suoi averi e la compra” (Mt 13,44-46).
Da qui ha avuto inizio la riflessione di Mons. Ambarus, rivolta ai giovani presenti.

Qual è la mia paura più grande? Cosa desidero di più? Qual è il dolore o il fallimento più grande che ho vissuto fin ora e che mi fa male? Cos’è che io chiedo di più a Dio? Chi è la persona che mi ha fatto più male e quella che amo di più?
Domande senza dubbio molto personali e che hanno fatto calare un silenzio di riflessione, di preghiera, ma anche di sofferenza, per le ferite che sono ancora aperte, e di speranza per il cambiamento atteso.
A tutti i giovani erano state consegnate poco prima delle piccole pietre a cui l’Arcivescovo ha chiesto di dare un nome suggerito dalle domande loro rivolte e di spostarle, poi, da una mano all’altra.
“La vita – ha detto l’Arcivescovo – è fatta di persone che ci hanno ferito, di fallimenti e dolori, ma anche di cose belle, perché l’uomo desidera il bene. Tuttavia, se tra gli ingredienti della vita si perde di vista il tesoro più grande, si rischia di essere solo collezionisti di esperienze, senza mai trovare la perla preziosa.”
Ha poi ricordato ai giovani che
la fede cristiana è sentire che davanti a Dio la mia vita è accolta, abbracciata e amata così com’è, senza dover mendicare amore o riconoscimento, senza dover fare il seduttore della vita per essere come gli altri mi vogliono.
In un mondo in cui per tanti giovani è facile smarrire la speranza, le parole di Mons. Ambarus sono risuonate come un sentiero da seguire, un faro che illumina il cammino.


Infine, l’Arcivescovo ha affidato ai giovani un compito: portare con sé le pietre per tutto il pellegrinaggio, durante il campo e l’intera esperienza, per poi consegnarle idealmente a Dio nel momento in cui si attraverserà la Porta Santa, chiedendo in cambio la perla preziosa, cioè l’incontro con il Signore.
Al termine della sua riflessione, Mons. Ambarus ha pronunciato le parole di mandato e impartito la benedizione a tutti i giovani in partenza. Il momento si è concluso con l’abbraccio dell’Arcivescovo a tutti i presenti sulle note del canto “Abbracciami”.
I giovani sono tornati a casa arricchiti, carichi, pieni di quell’entusiasmo che li contraddistingue, pronti a vivere un’esperienza che – ha detto ancora mons. Benoni – non si aggiungerà soltanto al loro “curriculum ecclesiale”, ma li condurrà sempre più vicino a quell’incontro unico e personale con il tesoro prezioso, che è il Signore.
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