
Non c’è posto!
Anche quest’anno, a scuola, dal Natale, è stato fatto sparire Gesù Bambino.
C’è spazio per tutto e per tutti, ma non per Lui.
Feste, filastrocche, canti, piccoli spettacoli teatrali, non una sola volta, nemmeno citato.
Di Gesù, nessuna traccia.
Spazio per Elfi, Babbo Natale, slitta, renne, doni, addobbi, luci, ma per Lui che sta per nascere, “Non c’è posto!”
Esattamente come duemila anni fa.
Il Natale non è più l’attesa di Gesù, ma l’attesa dei doni.
Maria e Giuseppe, dopo un viaggio lungo e faticoso per andare a Betlemme, a dorso di asino, per registrarsi per il censimento voluto e ordinato dall’imperatore Cesare Augusto, arrivati, non trovano alloggio, “non trovano posto!”
Partirono per effettuare una iscrizione anagrafica: ho pensato ai livelli di assenteismo registrati paurosamente nei giorni scorsi, al voto, nell’ultima competizione elettorale.
Partono incuranti dei disagi. Maria è in cinta, al nono mese. Il bimbo sta per nascere, ma nelle locande, per loro, “non c’è posto!”
Giuseppe cerca un posto nelle immediate campagne. Trova: una grotta, una stalla, una mangiatoia, un bue e un asinello per riscaldarsi.
Qui nasce Gesù.
Asilo d’emergenza, rifugio per greggi e pastori, per poveri. Ma Gesù è il re dei re, il Figlio di Dio. Disceso dal Cielo, fattosi uomo, in tutto simile a noi, ma da noi, non accolto: Che cosa devo fare? per Lui “non c’è posto!”, non Lo pensiamo proprio.
“In principio era il Verbo, il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio” (Gv1,1).
“Tutto è stato fatto per mezzo di lui e senza di lui nulla è stato fatto di ciò che esiste” (Gv1,3).
“In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini” (Gv1,4).
” La luce splende nelle tenebre, ma le tenebre non l’hanno accolta” (Gv1.5).
Ogni uomo è illuminato dal Verbo, vera luce, venuto al mondo per liberarci dalle tenebre e dal peccato.
Che dono!
“E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi” (Gv1,14).
“Egli era nel mondo, e il mondo fu fatto per mezzo di lui, eppure il mondo non lo riconobbe (Gv1.10).
Non Lo abbiamo riconosciuto e non l’abbiamo accolto!
La nostra fede si affievolisce, fino a spegnerlo.
Lo abbiamo escluso anche dalla tradizione che abbiamo ereditato dai nostri genitori, dai nostri avi.
Lo stiamo ignorando, fino a cancellarlo dalla nostra cultura.

Invece, la luce di Cristo illumina l’umanità!
È un’intuizione di grande forza: la luce di Cristo si manifesta come luce vera perché è capace di illuminare, chiarire e orientare l’intera complessità dell’esperienza umana. Non cancella le domande, i desideri e le ricerche dell’uomo, ma li mette in relazione, li purifica e li conduce verso un senso più pieno.
Tuttavia, come lo stesso Giovanni non manca di sottolineare, questa luce non è accolta spontaneamente. Anzi, il suo apparire suscita in noi una resistenza inattesa e dolorosa. Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo. Era nel mondo e il mondo è stato fatto per mezzo di lui; eppure il mondo non lo ha riconosciuto.
Venne fra i suoi, e i suoi non lo hanno accolto (Gv 1,9-11).
Come è possibile? Il mondo è stato fatto per mezzo del Verbo, eppure non lo riconosce. Il Verbo viene tra i suoi, ma i suoi non lo accolgono. Questo paradosso attraversa tutto il vangelo di Giovanni: la luce splende nelle tenebre, ma le tenebre oppongono resistenza. Perché accade questo? Cosa rende l’uomo così refrattario alla luce che viene a salvarlo?
La risposta la troviamo nel dialogo notturno tra Gesù e Nicodèmo, quando il Maestro spiega con lucidità le ragioni profonde di questo rifiuto. La luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno amato più le tenebre che la luce, perché le loro opere erano malvagie. Chiunque infatti fa il male, odia la luce, e non viene alla luce perché le sue opere non vengano riprovate. Invece chi fa la verità viene verso la luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio (Gv 3,19-21).
Il problema non è la luce, che per sua natura illumina e vivifica, ma la nostra disponibilità ad accoglierla. La luce è necessaria e bella, ma anche esigente: smaschera le finzioni, mette a nudo le contraddizioni, costringe a riconoscere ciò che preferiremmo non vedere. Per questo spesso la evitiamo, rifugiandoci nella sicurezza delle tenebre che ci proteggono. (fra Roberto Pasolini, OFM Cap. – III omelia Avvento 2025)

Abbiamo bisogno di Lui, riprendiamo a fare il presepe!
Abbiamo bisogno di ritrovarLo, riscoprirLo, di reincontrarLo per lasciarci illuminare.
FacciamoGli posto!
Mettiamo ordine nel falso laicismo e nello pseudo rispetto per le altre religioni a scuola, cancellando la nostra.
Quanti hanno fatto riprovare ai propri nipoti tutta la bellezza, la poesia di costruire il presepe in casa?
L’albero, vero o finto, oggi è il suo sostituto.
In tv non si vedono alberi in casa con la natività.
Ha sostituito il presepe, serve solo come punto di raccolta dei regali. Non è nostalgia la mia, ma ricerca di luce, per ridare il primato a Colui che viene e che il più piccolo della casa porta in processione per deporlo, al canto del Tu scendi dalle stelle, nella culla preparata per Lui.
Riprendiamo a fare il presepe in casa.
Andiamo tutti davanti al presepe, con la gioia e lo stupore provati dai pastori, quella notte, preceduti dalla stella e dagli Angeli che in coro cantavano Gloria a Dio nell’alto dei cieli e pace in terra agli uomini di buona volontà.

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