Padre Basilio Gavazzeni, 80 anni di battaglie per la dignità umana

Ieri 1 settembre 2025 si sono svolti i funerali di padre Basilio Gavezzeni, religioso monfortano che ha dedicato tutta la sua vita a Matera e alla lotta contro l'usura.

L’aria che si respirava durante la celebrazione dei funerali di padre Basilio Gavazzeni era di profonda mestizia: raramente si constata che in una chiesa stracolma di fedeli non si senta un fruscio, una voce, una mosca volare.

Alla concelebrazione eucaristica, presieduta dall’arcivescovo di Matera-Irsina mons. Ben Ambarus, erano presenti i rappresentanti di varie istituzioni, quasi tutti i sacerdoti della Diocesi, una nutrita delegazione dei confratelli monfortani, in particolare quelli provenienti da Bergamo che è sede della provincia italiana. Erano presenti padre Angelo Sorti, Superiore provinciale dei padri monfortani d’Italia ed anche mons. Maurizio Chiodi, nipote di padre Basilio, il quale ha ringraziato a nome della famiglia e ha detto di lui: “Amava l’essenziale, era sobrio, misurato e persino schivo”.

Nato a Verdello in provincia di Bergamo il 7 luglio 1945, Padre Basilio Gavazzeni, dopo il ginnasio, ha studiato a Roma alla Pontificia Università Lateranense. Successivamente ha frequentato la Pontificia Facoltà teologica “Marianum” diplomandosi in Cinematografia, specializzazione che negli anni materani ha tanto praticato. Ordinato sacerdote nel 1971, mosse i suoi primi passi come formatore e professore di latino e greco nel seminario di Redona di Bergamo. Ma prima di arrivare a Matera, nel 1978, è passato ancora per Roma, Torino e poi Napoli. A Matera ha trascorso gran parte della sua vita svolgendo il suo ministero sacerdotale come parroco della comunità di Sant’Agnese e amministratore della parrocchia del Santissimo Crocifisso fino al 30 settembre 2020.

A Matera, nel Rione Agna dove ha sede la parrocchia Sant’Agnese, padre Basilio ha avuto modo di stabilire un dialogo molto fecondo con i suoi parrocchiani. Ma il lavoro che ha svolto sin dall’inizio della sua permanenza a Matera è stato quello di incontrarsi soprattutto con i giovani coi quali ha coltivato un confronto franco e serrato su problematiche sociali, morali e religiose prospettando loro una visione del mondo più ampia e concreta, mettendo in evidenza il senso della vita e della sua umanità. Tutti avevano la possibilità di intervenire e portare il proprio contributo di esperienza. Erano momenti importanti, questi, perché egli trasmetteva ai ragazzi il senso dei valori religiosi, umani e civici, insegnava ai giovani ad aprirsi alle difficoltà della vita, alla comprensione dei meccanismi sociali, alla capacità di capire il ruolo del cittadino in una società moderna. Successivamente negli anni, si è unito a lui in parrocchia un altro monfortano, padre Severino Donadoni, che è stato suo compagno e stretto collaboratore. Come frutto della sua forza missionaria sono venuti fuori sotto il suo ministero ben tre sacerdoti.

Uno dei suoi confratelli monfortani durante la celebrazione ha detto: “E’ difficile sintetizzare la personalità e l’attività di padre Basilio. Già la sua voce squillante, forte, metallica lo rendeva presente mentre era ancora lontano… Forse anche da San Luigi di Montfort ha preso la sensibilità verso la sofferenza e i disastri che l’usura procurava”.  Non a caso nell’omelia mons. Amabarus ha detto: “Ecco, da questo punto di vista possiamo dire tranquillamente che padre Basilio si è sintonizzato bene anche con il suo fondatore: singolare ed eccentrico nel suo essere profeta che rompe gli argini, che chiama le cose per nome, che non guarda – come si dice – in faccia nessuno e va avanti sulla sua strada, anche se deve pagare un costo umano”. Ed ancora don Ben ha completato il senso della profezia espressa da padre Basilio dicendo: “Ecco l’atteggiamento del profeta, quindi del credente: perché la profezia, parte integrante del credente a maggior ragione da parte del ministro. Al profeta importa la giustizia, la verità e il bene delle persone. Ecco, il profeta rompe gli argini. Gesù dice: nessun profeta è accolto nella sua patria”.

Da queste predisposizioni di apertura all’umano e alla dimensione spirituale, attraverso la società e le vicende degli uomini, padre Basilio ha maturato negli anni quelle certezze che gli indicavano con chiarezza quale tipo di pastorale avrebbe avuto il suo magistero sacerdotale. Con gli occhi attenti alla miserie umane, alle vessazioni subite dalle persone fragili, alla miseria materiale ed in generale al Bene comune, è arrivato alla determinazione di creare la Fondazione Lucana antiusura mons. Vincenzo Cavalla attraverso la quale ha capito che bisognava opporsi con fermezza ai drammi dell’usura e della dipendenza dal gioco d’azzardo, cosa che ha fatto non stancandosi mai di denunciare con forza, chiarezza e determinazione. In questo cammino gli furono molto vicini prima mons. Luigi Di Liegro e dopo Luciano Gualzetti – presidente della Consulta Nazionale Antiusura – presente ai funerali – il quale ha dichiarato: “Padre Basilio è stato un sacerdote scomodo e profetico, capace di coniugare la forza del Vangelo con l’urgenza della giustizia sociale”.  In chiesa era presente anche un altro amico di battaglia di padre Basilio il sociologo Maurizio Fiasco, che ha detto di lui: “Abbiamo perso l’ultimo vero profeta che nell’antiusura, aveva guardato in profondità le dimensioni di un male universale dell’umanità”.

Il suo impegno nell’antiusura lo ha esposto anche a minacce e intimidazioni, che non hanno mai piegato la sua fede né il suo servizio. Il 6 maggio 1994 una bomba scoppia davanti all’ingresso della chiesa. Padre Basilio è turbato ma irremovibile nel suo impegno. L’attentato non sortì gli effetti sperati e così provarono a demolirlo con la calunnia. Le accuse indussero i magistrati a indagare su di lui; ma trascorsi alcuni anni di sofferenza enorme alla fine ci fu il pronunciamento con piena assoluzione.

Padre Basilio era un uomo di cultura, di grandi passioni, aveva una sua biblioteca personale di migliaia di libri, scriveva anche in francese, amava particolarmente Paul Claudel, l’apostolo della penna di cui ha tradotto in italiano alcune sue opere. Un altro aspetto un pò inedito della pastorale di padre Basilio fu la passione per il cinema. Nel 2002 fu girato a Matera il film “The Passion” dal regista americano Mel Gibson il quale chiese a padre Basilio collaborazione spirituale e teologica.

Nella sua omelia l’arcivescovo Ambarus coglie il cuore della personalità di padre Basilio: “Fare i conti con la morte e con la consegna di una persona che ha lasciato questa vita è un appuntamento che volentieri eviteremmo. Ma noi siamo qui oggi, e allora io voglio invitarvi a capovolgere la situazione. Questa non è una liturgia funebre: è una liturgia della vita. È una vita piena, innanzitutto quella eterna, nella quale padre Basilio è entrato. Noi siamo intimamente convinti di questo: per stare con il Signore per sempre, come dice la lettura, la prima lettura che abbiamo ascoltato. La vita eterna nella quale è entrato per stare con il Signore per sempre”.

Padre Basilio è stato coerente col suo carattere perché, pur mantenendo la fierezza delle sue origini, ha scelto di essere sepolto a Matera dove ha speso l’intera sua vita.

Pubblichiamo ultima intervista a padre Basilio su gentile concessione di Bergamo Tv

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Domenico Infante

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