Parrocchia “San Giacomo”. Pienamente riuscita la prima edizione della festa per il santo patrono. Due volte è venuto il vescovo Benoni

Terminata la prima parte, itinerante, della novena, si è svolto il triduo in parrocchia che ha coinvolto bambini, anziani e coppie ed è stato guidato dai vescovi Cornacchia, Russo e Iannuzzi. Oltre le aspettative, in termini di partecipazione e di gradimento dei presenti, il giorno vero e proprio della festa, con l’Eucaristia presieduta da mons. Satriano e la processione per il rione guidata dal parroco.

Il baldacchino rivestito di velluto rosso su cui viene sistemata la statua del santo nell’ala sinistra del presbiterio, i fiori rossi sull’altare, l’aula liturgica che viene pulita a nuovo, il coro che prova e riprova, anche con i bambini che animeranno la prima celebrazione del triduo, i ministranti che, fedeli ed entusiasti, giungono per tempo in sacrestia… All’opera sino all’ultimo, parroco e collaboratori parrocchiali, per accogliere i quattro vescovi che presiederanno le celebrazioni del triduo e del giorno vero e proprio della festa, mentre il popolo di Dio giunge in chiesa con tante attese dalle sue case.

Davvero belle anche le celebrazioni del triduo: partecipate, curate e ricche di sollecitazioni a partire dalla Parola di Dio, dalla figura dell’apostolo Giacomo e da quelle di santa Maria Maddalena e santa Brigida che la liturgia ricorda proprio durante il triduo.

Positivamente stupiti, a loro volta, i vescovi presenti per la presenza della comunità parrocchiale che festeggia san Giacomo solo per la prima volta.

Molto belle, inoltre, le serate negli spazi adiacenti alla chiesa e la presentazione del cammino di Santiago.

Mons. Domenico Cornacchia: “Santa Maria Maddalena ci invita a farci cercatori di Dio”

Riuscitissima l’animazione della liturgia del 22 luglio curata dai bambini, che Enza Fumi, direttrice del coro, in poche mattinate di Grest, ha sapientemente preparato a svolgere questo servizio. Un effetto piacevole le loro voci che si armonizzano con quelle dei grandi, curiosi i genitori che partecipano numerosi. Un’idea che potrebbe continuare anche in futuro.

In special modo ai bambini e ai ragazzi si rivolge mons. Domenico Cornacchia, vescovo di Molfetta, nel presentare Maria Maddalena in cammino nella notte di Pasqua verso il sepolcro: “Uno stile da esploratrice”, le parole che il vescovo indirizza in particolare ai Lupetti dell’Agesci. Per tutti, poi, l’invito a cercare Dio nella “notte della vita” – mons. Domenico fa ripetere a tutti in coro: “Il Signore si fa trovare da chi lo cerca” – e l’appello alla santità: santa è diventata la Maddalena che era posseduta da ben sette demoni, prima di essere liberata da Gesù “che da quel momento non lascia più”.

Una gradita sorpresa per tutti l’arrivo di mons. Benoni verso la fine della celebrazione. Sono i due vescovi che insieme impartiscono la benedizione ai bambini e, poi, a tutta l’assemblea.

La festa continua fuori: c’è il mago, zio Ludovico, pronto a coinvolgere grandi e piccoli, mentre nei diversi spazi del cortile che affianca la chiesa, tra trampoli, corde da sbrogliare, carte da gioco, tavoli da ping pong… ci sono giochi per tutti i gusti e c’è anche la bancarella che animatori e bimbi del grest hanno allestito con i lavoretti realizzati al mattino. E mons. Benoni, felice di incontrare il suo gregge, non trova tregua: chi gli chiede una foto, chi tiene a presentarsi, chi non sa fare a meno di raccontargli qualcosa.

Mons. Giuseppe Russo: “La sofferenza è uno scrigno che contiene beni preziosi”

È dedicata in particolare agli anziani la serata del 23 luglio, seconda del triduo, festa di Santa Brigida di Svezia, patrona d’Europa.

Parla di sofferenza

una realtà che ci accomuna tutti: non c’è solo quella del corpo, ma anche quella morale, interiore. La sofferenza è uno scrigno al cui interno ci sono i beni più preziosi, specialmente quando è interiore

mons. Giuseppe Russo, vescovo di Altamura, al popolo presente lasciandosi introdurre dal rapporto che Brigida ha avuto con la sofferenza e in particolare dalle parole della colletta: “Nella contemplazione della passione del tuo Figlio le hai rivelato la sapienza della croce”.

Come lei, spiega mons. Giuseppe, anche padre Pio, a noi ben più noto, fu vicino alla sofferenza, che fu per lui il “luogo intimo dell’incontro con Dio”. “Due atteggiamenti ci sono richiesti davanti alla sofferenza: accoglierla e offrirla; in tal modo diventa fecondissima, quandanche non ce ne accorgessimo, se Gesù non ce ne facesse vedere i frutti per mantenerci nell’umiltà”.

E molti di lì a poco riceveranno il sacramento dell’unzione degli infermi, un momento che tocca interiormente tanti dei presenti.

La parola ai ‘caminantes’ verso Santiago

In un cammino di nove giorni verso la festa di San Giacomo, non può mancare uno spazio sul Cammino di Santiago.

Portano la loro testimonianza Gino e Anna Franco e Francesco Casiello, intervistati da Mariangela Tantone. Il Cammino di Santiago, come metafora della vita, viene raccontato nella sua essenza e nel suo significato dai tre protagonisti che, nonostante la differenza di età, esperienze, motivazioni, lo hanno vissuto in maniera piena, approdando alle stesse emozioni e alle stesse considerazioni. “Siamo viandanti (caminantes per il poeta Antonio Machado) fatti tutti della stessa carne”, come anche Papa Francesco chiama l’umanità. Un incontro molto partecipato, carico di suggestioni ed emozioni che ci mostra il Cammino di Santiago come simbolo della strada che porta a una meta, dalla quale, con forza, ripartire a ogni istante.

Ciliegina sulla torta, la serata di intrattenimento curata dal coro pop “Vissi d’arte” nel cortile della chiesa.

Mons. Sabino Iannuzzi: “La vera grandezza non sta nel dominio ma nel servizio”

C’è l’aria carica dell’attesa della vigilia in chiesa nell’ultima sera della novena: il rosso dei paramenti, che fa da pendant con il rosso dei fiori del presbiterio, ci dice che liturgicamente siamo già entrati nella festa di San Giacomo. È alle coppie di sposi e fidanzati che quest’ultima serata del triduo è dedicata.

“La vera grandezza non sta nel dominio ma nel servizio”: è su questo aspetto che focalizza l’attenzione mons. Sabino Iannuzzi, vescovo di Castellaneta, riprendendo le parole del vangelo

I governanti delle nazioni le dóminano, ma tra voi non sarà così: chi vuole diventare grande tra voi, sarà vostro servitore e chi vuole essere il primo tra voi, sarà vostro schiavo

che Gesù pronuncia paziente ai discepoli, trasformando in un momento pedagogico l’episodio in cui la madre di Giacomo e Giovanni chiede per i propri figli i primi posti accanto a Gesù nella gloria, immaginando una visione trionfalistica del Regno di Dio. Anche i momenti di gloria sono per noi uomini “un tesoro in vasi di creta”.

Sottolinea mons. Sabino che, come Giacomo pellegrino, anche le famiglie sono chiamate a percorrere il pellegrinaggio della vita, alternanza di trasfigurazioni e prove, nella certezza incoraggiante che “chi semina nel pianto raccoglie nella gioia”. Mentre la raccomandazione per i fidanzati è quella di costruire amore e a mettersi reciprocamente a servizio l’uno dell’altro, che il vescovo rafforza con le parole che scrive Papa Francesco in “Amoris Laetitia”:

Carissimi fidanzati, abbiate il coraggio di essere differenti, non lasciatevi divorare dalla società del consumo e dell’apparenza. Quello che importa è l’amore che vi unisce, fortificato e santificato dalla grazia,

per diventare sale e luce, testimoni come l’apostolo Giacomo.

“Imitate la sua fede e il suo coraggio”, il messaggio che alla vigilia di questa festa di san Giacomo il vescovo consegna ai presenti come sintesi di tutta la riflessione.

Coinvolgente la serata di festa affidata oggi al Gruppo Folk Matera, mentre nel camion di Serafino’s Food vengono preparati hot-dog e patatine, il carretto di Schiuma vende i gelati e tanti parrocchiani si fermano curiosi alla bancarella dei lavoretti realizzati dai bambini che al mattino vanno al Grest, alla Creperia di Zia Pina o dal nocellaio: la chiesa parrocchiale è divenuta un villaggio in festa.

Mons. Giuseppe Satriano invita ancora al servizio parlando di San Giacomo

È mons. Giuseppe Satriano, arcivescovo metropolita di Bari-Bitonto che, come da programma stilato prima dell’annuncio di mons. Benoni a nuovo arcivescovo di Matera-Irsina, ha l’onore di presiedere la celebrazione del giorno della festa.

Dopo aver delineato – ancora lui, nel giorno più importante della decade dei festeggiamenti – la figura di San Giacomo, “bellissima e sempre presente accanto al Maestro, seppur poco valorizzata”, anche mons. Giuseppe si sofferma sul passaggio che dice il desiderio di primeggiare, che Gesù è capace di trasfigurare in una vocazione: “Chi vuol diventare grande tra voi sarà vostro servitore”.

Possiamo avere anche il desiderio di essere riconosciuti, legittimo, ma ricordiamoci che la comunità cresce non per progetti e strutture ma solo quando c’è chi si dona, si china sul fratello o sulla sorella lavando i piedi della vita altrui.

“Vivere da pellegrini, sull’esempio di Giacomo, che annunciano la vita donata, da lui nel martirio, da noi nella fedeltà agli impegni quotidiani” è l’altro messaggio che mons. Giuseppe porge ai presenti. E a proposito di servizio riporta la storia di una mamma, la sig.ra Caterina, che viveva a servizio di due figlie non udenti e di un figlio down, giacente in un letto: forse dall’Eucaristia quotidiana traeva forza questa donna.

E anche oggi mons. Benoni non ha fatto mancare la sua visita.

San Giacomo visita il suo quartiere

Una lunga processione della statua del santo per le vie del quartiere, condotto a spalla dai portatori, con i bambini in prima fila, con il servizio di gestione del traffico svolto dai carabinieri, con la banda della città di Santeramo che ha allietato il percorso e a un certo punto ha iniziato a suonare l’inno a San Giacomo! Una piacevolissima sorpresa: l’inno, nato dalla fervida mente della direttrice del coro, assieme a San Giacomo in processione, è uscito anche lui in processione dalle quattro mura della chiesa e presto inizierà a risuonare anche in Puglia!

La statua rientra in chiesa attesa da una folla numerosa: il quartiere ha ripreso coscienza di chi è il suo patrono, “il ‘primo parrocchiano’ che è di esempio per tutti”, come più volte ha commentato il parroco.

Oltre le aspettative il bilancio della prima edizione della festa di San Giacomo

“Una sfida il coinvolgimento dei fedeli”, aveva detto don Marco nell’assemblea in cui – a un mese dall’inizio delle celebrazioni, a metà giugno – presentava la festa alla comunità parrocchiale, “considerando che tanta gente a metà luglio è in vacanza”. E i fedeli, oltre i parrocchiani tanti nuovi abitanti del quartiere, sono stati numerosi, oltre le attese, hanno partecipato con entusiasmo e hanno apprezzato il programma proposto. La “sfida”, se così si può chiamare, è stata nettamente vinta.

Un’opportunità gradita da tanti materani che non vanno in vacanza le serate di intrattenimento di seguito ai momenti liturgici. Ultima, la più ricca e apprezzata, quella animata dalla “Fratelli tutti band” e dai “Ragazzi di Via Scanio Persio”, capace di coinvolgere nel canto e nel ballo, di scaldare i cuori, dal palco, con i dispositivi audio e i giochi di luce messi a disposizione da “Be Sound”.

L’ultimo momento di adrenalina: l’estrazione dei biglietti vincenti della lotteria!

Gratitudine e gioia i sentimenti della comunità parrocchiale all’indomani della festa, oltre la constatazione di essere una comunità (ancora) più cementata.

La festa di San Giacomo è stata un momento indimenticabile di fede, condivisione e gioia… e tutto questo è stato possibile grazie a voi,

ha scritto don Marco in un post a festeggiamenti conclusi.

“Non è pensabile che una comunità parrocchiale non festeggi il suo santo protettore”, diceva don Marco nell’assemblea di presentazione della festa. Ora don Marco dice grazie alla comunità che ha partecipato con entusiasmo, rendendo ogni momento vivo e autentico:

Insieme abbiamo celebrato non solo la festa del nostro patrono, ma anche la bellezza di essere una vera comunità!

“A mogghj a mogghj a quonn ce ven”, tutti possono dire ora, anche in questo caso, al termine dei festeggiamenti.

Viva San Giacomo! Viva la comunità di cui è patrono!

Proteggi, san Giacomo, il nostro pellegrinaggio!

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Giuseppe Longo

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