Quale insegnamento dalle bombe su Hiroshima e Nagasaki?

Sono trascorsi 80 anni dal lancio su Hiroscima e Nagasaki di una bomba atomica. Quale insegnamento ci resta?

In questi giorni in tutto il mondo si sono commemorati gli 80 anni dal lancio della bomba atomica su Hiroshima. Tutti sanno quale impatto abbia provocato l’esplosione su quella popolosa città causando la morte di circa 140.000 persone oltre quelle sopravvenute per leucemia ed altre conseguenze negli anni successivi. Tre giorni dopo un’altra bomba fu lanciata su Nagasaki che causò la morte di circa 78.000 persone.

Le bombe furono sganciate sulle due grandi città giapponesi dagli Stati Uniti con la precisa intenzione di accelerare i tempi di conclusione della guerra tra i due Paesi che, fino al 6 agosto 1945, aveva causato nelle due parti in causa, tra civili e militari, oltre tre milioni di vittime e chissà quante ne avrebbe ancora provocato se non fosse intervenuto questo estremo gesto.

Senza scendere nei particolari delle cause specifiche che motivarono gli USA a lanciare le due bombe – che la storia in questi 80 anni ha abbondantemente spiegato ed anche condannato – è utile approfondire altri aspetti che possono, invece, illuminare i popoli e i loro governanti nelle decisioni che vanno a prendere allorquando minacciano una guerra.

Cosa può insegnare allora oggi la tragica conclusione della guerra tra USA e Giappone?

Questa domanda ci porta tristemente all’attualità e precisamente alle guerre russo-ucraina e israelo-palestinese dove lo scontro coinvolge in qualche maniera alcuni paesi che sono dotati anch’essi di armi nucleari. E’ chiaro che il linguaggio tra nazioni in competizione ha un codice tutto proprio per cui a volte, per tattica o per strategia, sempre più spesso viene usata la minaccia dell’uso dell’arma atomica per aumentare il proprio potere contrattuale.

Peraltro, nel mondo si constata sempre più frequentemente l’aumento di forme di nazionalismo con linguaggio populista che spesso ha più la finalità dell’uso interno piuttosto che una vera e propria minaccia spendibile verso l’esterno. Tuttavia, quando a queste manovre tattiche tra nazioni, anche amiche, si associano provvedimenti di tipo amministrativo come i dazi allora la questione può diventare seria e complessa.

In definitiva, spesso è più una questione di mancanza di dialogo a provocare le guerre locali o impennate protezionistiche che vere e proprie ragioni di Stato che possono ragionevolmente portare ad una rivendicazione nazionale e quindi ad una guerra.

Al termine dell’udienza generale di ieri 6 agosto, Papa Leone XIV ha colto l’occasione per ricordare l’80.mo anniversario dei bombardamenti atomici sulle due città giapponesi rinnovando il suo appello a superare la logica della deterrenza nucleare: “Auspico che, nel mondo contemporaneo, l’illusoria sicurezza basata sulla minaccia della reciproca distruzione ceda il passo agli strumenti della giustizia, alla pratica del dialogo, alla fiducia nella fraternità.” A tale scopo il Papa invita i credenti a intensificare la preghiera per una “pace disarmata e disarmante” affinché il Re della Pace allontani al più presto dall’umanità gli orrori e le lacrime della guerra. 

Foto da Vatican News

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Domenico Infante

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