Tutela dei minori, dalla giornata nazionale di preghiera per le vittime di abusi alle iniziative nella diocesi di Matera-Irsina

La meditazione pronunciata da mons. Ivan Maffeis, arcivescovo di Perugia- Città della Pieve, il 18 novembre, nella basilica di Santa Maria degli Angeli, durante i vespri dell’81ª Assemblea generale dei vescovi italiani, ha riportato con forza al centro della riflessione ecclesiale il tema della tutela dei minori.

Nella Giornata nazionale di preghiera per le vittime e i sopravvissuti agli abusi, il presidente della Pontificia Commissione per la Tutela dei Minori non ha usato mezzi termini: «Ogni mancanza di rispetto è, a diverso livello, una forma di violenza», ha affermato. E quando a esserne vittima è un minore «restano ferite che non conoscono prescrizione, ma cicatrici indelebili».

Davanti a tali ferite non rimane spazio per atteggiamenti di omissione o di sottovalutazione, né basta solo denunciare: la risposta ecclesiale deve essere più profonda, fatta di ascolto, accompagnamento, giustizia, formazione e vigilanza.

Un richiamo che riguarda l’intera comunità cristiana e che, rivolto ai vescovi, diventa appello a una responsabilità condivisa: «Il dolore delle vittime e delle loro famiglie è anche il tuo dolore», ha ricordato Maffeis, invitando a sostenere percorsi di riparazione e conversione.

Queste parole si inseriscono nel solco del Documento di sintesi del Cammino sinodale, approvato il 25 ottobre scorso, che chiede alle diocesi italiane di superare un approccio emergenziale e di considerare la tutela dei minori come un criterio essenziale della vita pastorale.

Il documento sottolinea l’importanza di formare laici e operatori pastorali (n. 32) e di rendere trasparenti le relazioni educative (n. 62) creando ambienti affidabili, dove bambini e ragazzi possano crescere con sicurezza e rispetto.

Un cammino che parte da lontano: il Sinodo diocesano e la cultura della cura

La diocesi di Matera-Irsina accoglie questi orientamenti con un percorso già avviato negli anni passati. Negli Atti del Primo Sinodo diocesano, pur non affrontando esplicitamente il tema degli abusi, ricorrono riferimenti costanti alla qualità delle relazioni comunitarie, alla custodia della dignità delle persone e al ruolo decisivo della famiglia come luogo primario della prevenzione. Le sezioni dedicate alla pastorale familiare, all’educazione e alla corresponsabilità laicale delineano una visione di comunità che si fa carico della fragilità e accompagna i più vulnerabili.

Riferimenti specifici dagli Atti del Sinodo della Chiesa di Matera-Irsina

In più punti degli Atti si sottolinea che ogni battezzato possiede una «vera dignità cristiana», una dignità che i ministri e gli operatori pastorali sono chiamati a custodire e a promuovere con serietà, perché la vita ecclesiale non tollera rapporti opachi o relazioni che possano ferire la persona (Art. 50).
Il Sinodo ricorda anche l’impegno della Chiesa in favore dei «diritti inalienabili dell’uomo» (Art. 397), un’espressione che, nella luce dell’attuale sensibilità ecclesiale, offre un fondamento autorevole alla tutela delle persone vulnerabili, alla difesa della loro integrità e al ripudio di ogni forma di violenza.
Una particolare attenzione è riservata ai minori e al mondo giovanile: gli Atti riprendono infatti le Linee orientative della CEI per la ripresa dei percorsi educativi dei minori del 2020, che invitano a costruire ambienti educativi sicuri, responsabili e capaci di prevenire fragilità e comportamenti inappropriati, valorizzando la collaborazione tra famiglie, parrocchie e operatori (pp. 193–194).
L’educazione, nella prospettiva sinodale, non è un settore circoscritto ma una dimensione che attraversa tutte le attività della comunità cristiana: una comunità che, per essere fedele al Vangelo, deve garantire ai più piccoli un contesto affidabile, in cui crescere senza timori e senza ambiguità adulte.
La stessa sezione dedicata ai giovani è ricca di implicazioni per la tutela: il Sinodo afferma che i ragazzi chiedono alla Chiesa adulti credibili, capaci di un accompagnamento autentico, di ascolto e di vicinanza reale alle loro fragilità (Artt. 476–488).
In questo contesto viene ribadito che gli educatori devono offrire «testimonianza affidabile» e costruire relazioni fondate sulla trasparenza e sulla chiarezza, evitando ogni forma di relazione ambigua o sbilanciata (Art. 106).
È una visione che anticipa, per molti aspetti, le linee di prevenzione oggi riconosciute a livello nazionale: il primo modo per proteggere i minori è garantire adulti maturi, responsabili e capaci di instaurare relazioni sicure.
Un’ultima attenzione, significativa nel contesto odierno, riguarda l’ambiente digitale: gli Atti sottolineano che anche questo spazio è luogo educativo e va “preso seriamente in considerazione” per la crescita dei giovani (Art. 298). È un richiamo importante, perché le nuove forme di vulnerabilità minorile si manifestano sempre più nella rete e nei contesti virtuali, e richiedono adulti formati e ambienti protetti anche online.

Questi orientamenti oggi si traducono in azioni concrete: il Servizio diocesano per la tutela dei minori svolge attività di ascolto e supporto; parrocchie e uffici pastorali stanno integrando nei propri programmi elementi di educazione alla sicurezza relazionale; i percorsi formativi rivolti a catechisti, educatori e operatori pastorali includono sempre più competenze per riconoscere segnali di rischio, prevenire comportamenti inappropriati e adottare stili educativi rispettosi.

Il contributo del Movimento Famiglia e Vita

In questo contesto un contributo significativo proviene dal Movimento Famiglia e Vita, l’Associazione ecclesiale radicata da 25 anni nella diocesi che opera in modo capillare nell’ambito familiare dove si gioca molta parte della prevenzione.

Lo sportello di ascolto del Movimento intercetta difficoltà educative, tensioni coniugali, situazioni di vulnerabilità che, se non accompagnate, possono ripercuotersi sui minori. Il lavoro svolto con genitori e coppie, spesso in collaborazione con parrocchie e realtà civiche, crea un primo livello di protezione fondamentale: si individuano precocemente segnali di disagio, si rafforzano le competenze genitoriali, si offrono percorsi di dialogo e mediazione.

Il Movimento contribuisce alla diffusione di una cultura del rispetto attraverso i percorsi formativi per le famiglie, anche quelle in situazioni difficili (separazione, divorzio) curando anche un itinerario vocazionale di educazione all’amore e di preparazione al matrimonio per i fidanzati.

Così facendo, il tema della tutela dei minori si allarga, dal piano della conoscenza e del rispetto delle norme giuridiche, a quello della formazione di una mentalità diffusa, una cultura nuova della responsabilità, personale e comunitaria.

Il convegno di marzo: un momento decisivo di approfondimento

Un passaggio importante nel percorso di riflessione ecclesiale si è avuto il 17 marzo 2025 con il convegno organizzato nella parrocchia di San Giacomo, durante il quale è stato presentato il volume di don Ennio Tardioli Clero e abusi sessuali: fra diritto canonico e diritto secolare. L’iniziativa — promossa con il patrocinio dell’Arcidiocesi, dell’Ordine Equestre del Santo Sepolcro e del Serra Club — ha riunito relatori di alto profilo: mons. Francesco Sirufo, la prof.ssa Chiara Griffini e il prof. Luigi Sabbarese.

Il convegno ha offerto alla comunità locale una lettura articolata del fenomeno degli abusi, mettendo in dialogo tre prospettive decisive: la responsabilità spirituale e morale della Chiesa, la dimensione giuridica canonica e civile, la centralità della vittima nella richiesta di giustizia e riparazione.

Il confronto ha contribuito a far emergere la necessità di un approccio integrato: dalla prevenzione alla formazione, dalla custodia delle relazioni alla collaborazione con l’ordinamento civile. È stato uno dei momenti più significativi dell’anno per la diocesi, perché ha reso visibile una volontà condivisa di affrontare con serietà e trasparenza un tema doloroso.

Un cammino mensile di preghiera e ascolto per le vittime

L’impegno del Movimento Famiglia e Vita non si esprime soltanto attraverso iniziative formative e attività di sostegno alle famiglie, ma anche attraverso un percorso spirituale continuativo dedicato alle vittime di abusi. A partire dal mese di novembre riprendono, in collaborazione con la diocesi e con diverse parrocchie del territorio, una serie mensile di Adorazioni Eucaristiche per le vittime di abusi da parte del clero e dei rappresentanti della Chiesa. Non un singolo evento ma un cammino strutturato, che toccherà vari luoghi della diocesi fino al maggio 2026.

La prima celebrazione, presieduta dal vicario generale don Angelo Gioia, è in programma il 20 novembre presso l’Istituto delle Suore Riparatrici del Sacro Cuore a Matera.

Seguiranno appuntamenti nelle parrocchie dell’Immacolata, di Sant’Antonio, di San Giovanni Bosco a Marconia, di San Giacomo e nella chiesa madre di Irsina, fino alla celebrazione conclusiva – il 29 maggio 2026 – che prevede l’affidamento delle vittime a Maria Madre della Chiesa.

Questo ciclo di incontri rappresenta un segno concreto della volontà della comunità ecclesiale di Matera-Irsina di mantenere viva la memoria delle persone ferite e di accompagnarle, con rispetto e tenerezza, in un cammino di accoglienza.

Papa Leone: la ferita si trasforma in feritoria di grazia

Nel messaggio indirizzato il 17 novembre ai partecipanti all’incontro “Costruire comunità che tutelano la dignità” , promosso dalla Pontificia Commissione per la Tutela dei Minori, così scriveva Papa Leone:

Apprezzo e incoraggio il vostro proposito di condividere esperienze e percorsi di apprendimento su come prevenire ogni forma di abuso e su come rendere conto, con verità e umiltà, dei cammini di tutela intrapresi. Vi esorto a portare avanti questo impegno affinché le comunità diventino sempre più esempio di fiducia e di dialogo, dove ogni persona sia rispettata, ascoltata e valorizzata. Là dove si vive la giustizia con misericordia, la ferita si trasforma in feritoia di grazia.”

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Erasmo Bitetti

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