Le indicazioni di Papa Leone XIV ai vescovi, uomini di carità pastorale

Riflessioni sull'ascolto e lettura della meditazione di papa Leone ai Vescovi per il loro Giubileo, indicazioni significative anche per il popolo di Dio.

In ascolto delle parole del Papa (@Vatican Media)

Non credo che alcuni Vescovi, quella notte, abbiano potuto chiudere occhio.
Non credo che siano andati a letto subito.
Quelli rimasti a casa, avranno pregato tanto, in ginocchio, nella cappellina che hanno tutti nella sede vescovile, alla presenza di Gesù Eucarestia.
I quattrocento che sono a Roma, in ginocchio nella propria stanza di albergo o presso gli istituti che li ospitano.
Avranno meditato e rimeditato il contenuto della riflessione che Papa Leone XIV ha tenuto loro in San Pietro, per il Giubileo di Vescovi e Cardinali, in 400, venuti da 38 Paesi, da tutto il mondo. Meditazione divenuta immediatamente punto di riferimento, cartina di tornasole: per la modalità con cui vivono ed esercitano il servizio di Vescovo, Arcivescovo o Cardinale.
Esame di coscienza e verifica obbligatoria!

Ventinove minuti di fuoco, seguiti da dieci secondi di un tiepido applauso.
Come liberatorio?
Testo prontamente pubblicato, come tutti, in “Discorsi” nel sito del Vaticano.
Letto e riletto, obbliga naturalmente a comparazione con il tuo pastore.
Emerge tutto quello che c’è stato e c’è, ma addolora tutto quello che non c’è stato e non c’è!
È come quando in una casa di poveri non ci si possono concedere cose che sono ordinarie in casa d’altri e ti autoconvinci che quelle cose che desideri tanto, ma non potrai mai averle, non esistono!
Forse si soffre meno, ci si rassegna!
E, invece, scopri, qualcuno ti dice che ti sono dovute, ma, chi avrebbe dovuto dartele, o dovrebbe dartele, non te le ha date e continua a non dartele.
Quanto fa soffrire tutto questo!
Tutto detto con un linguaggio, una comunicazione diretta, molto efficace.

Ormai abbiamo ben capito qual è la modalità comunicativa che adotta papa Prevost: pacata, ma decisa, ferma, ben argomentata, concreta, Cristocentrica, ricca di spiritualità, di citazioni bibliche, dottrinali, di patristica (solo nove note questa volta), Sant’Agostino in primis o in esclusiva.
Questa volta no: tutto San Paolo, centrato sulla Lettera agli Ebrei,11.
“La sua fede e la sua speranza si fondono in lui come uomo di carità pastorale.
Tutta la vita del Vescovo, tutto il suo ministero, così diversificato e multiforme, trova la sua unità in questo che Sant’Agostino chiama Amoris officium.
Qui si esprime e traspare al massimo grado la sua esistenza teologale:

Nella predicazione,
nelle visite alle comunità,
nell’ascolto dei presbiteri e dei diaconi,
nelle scelte amministrative,
tutto è animato e motivato dalla carità di Gesù Cristo Pastore.

Con la sua grazia, attinta quotidianamente nell’Eucaristia e nella preghiera, il Vescovo dà esempio di amore fraterno nei confronti:


del suo coadiutore o ausiliare,
del Vescovo emerito e dei Vescovi delle diocesi vicine,
dei suoi collaboratori più stretti come
dei preti in difficoltà o ammalati.
Il suo cuore è aperto e accogliente, e così è la sua casa”.

No, non è un elenco di buone pratiche, di ingredienti necessari per essere un buon vescovo.
È una riflessione molto più profonda che torna ad indicare il radicamento che ogni vescovo ha in Gesù, il Buon Pastore del Vangelo, modello e riferimento. È a Lui che bisogna conformarsi, pienamente, al Suo cuore, al Suo mistero d’amore, sapendo che può condurre anche alla morte, in Croce, come Lui.
Ci sarebbe come da dire: “Diffidate dalle imitazioni!”
E a parlarne è chi ben conosce quello che dice.

Ecco chi è Papa Leone XIV: missionario, per dodici anni Ministro Generale dell’Ordine Agostiniano, Vescovo in Perù, Prefetto del Dicastero dei Vescovi per due anni.
Forse già conosce tutti i vescovi del mondo.
Certamente ben conosce cosa fanno i vescovi, come dicono di essere al servizio, come amministrano, come trattano i preti, come conducono il gregge loro affidato, come lo amano, lo discriminano, lo ignorano.
Sa dove si nascondono le sacche insopportabili dell’abuso di potere.
Sa perfettamente, però, come lui ha amato e servito la missione, i suoi incarichi, le sue responsabilità.
Non siamo in presenza di teorizzazioni, magari anche ascetiche, ma di pragmatica scelta di vita e di esperienza diretta.
Chiamiamola, se vogliamo, una bussola che con chiarezza indica l’itinerario.

Con l’elezione di Robert Francis Prevost a successore di Pietro, la comunicazione di papa Francesco è come rinforzata dai toni più pacati di Papa Leone: hanno una maggiore capacità di ascolto, offre più spazio alla riflessione e alla condivisione.
Dall’8 maggio ad oggi, a breve distanza di soli due mesi dall’elezione, papa Leone ha presieduto impegnative solenni liturgie quasi giornaliere, oltre assolvere agli impegni giornalieri, udienze settimanali e particolari, tutte come da programma giubilare. Le sue omelie hanno tutte un filo conduttore legate al tema giubilare: La speranza non delude.
Un’esperienza di fede da vivere insieme, Vescovi e Popolo di Dio.

La meditazione del Papa in occasione del Giubileo dei vescovi (@Vatican Media)

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Franco Deramo

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