Bello il discorso del Papa che gira sui social. Ma è falso

Spopola un messaggio quaresimale in cui Francesco dice che il digiuno non è importante. Peccato che il Pontefice non abbia mai detto quelle cose. Ecco perché non si può credere a quelle parole. Riportiamo un articolo del quotidiano Avvenire.

Niente da dire, il messaggio intriga. Non a caso è diventato “virale”, cioè spopola in rete. Un Papa secondo cui in Quaresima si può mangiare ciò che si vuole perché «il sacrificio non è nello stomaco ma nel cuore», spacca. Fa notizia, colpisce. Peccato però, e non si tratta proprio di un particolare da poco, che papa Francesco quelle cose non le abbia mai dette. Insomma, è una bufala, una falsa notizia, un fake. Per averne conferme basterebbe leggere il Messaggio per la Quaresima 2024 dedicato al valore del deserto, sinonimo di sacrificio e rinunce. O, ancora meglio, recuperare l’omelia nel Mercoledì delle Ceneri 2023. Per ritornare a Dio e agli altri, disse allora il Pontefice, «siamo invitati a percorrere tre grandi vie: l’elemosina, la preghiera e il digiuno. Sono le vie classiche: non ci vogliono novità in questa strada. Gesù l’ha detto, è chiaro: l’elemosina, la preghiera e il digiuno. E non si tratta di riti esteriori, ma di gesti che devono esprimere un rinnovamento del cuore». Intendiamoci, naturalmente è vero che una fede formalistica, che segue le pratiche rituali ma dimentica i fratelli non va bene, però i quaranta giorni che preparano la Pasqua servono anche a questo. L’educazione alla volontà richiesta in Quaresima dovrebbe appunto sollecitare il cuore a una maggiore attenzione verso il prossimo. «Questo popolo mi onora con le labbra ma il suo cuore è lontano da me» denuncia Yahvé in Isaia citato da Gesù nel Vangelo.
Ma se è vero, com’è vero che questi discorsi non sono del Papa, ci si domanda perché periodicamente vengano fuori e si diffondano messaggi di questo genere attribuiti a lui. Le interpretazioni benevole spiegano che questo Pontefice è così vicino alla gente da rendere credibile che possa considerare superate abitudini che molti non seguono più. Un atteggiamento paradossale che attribuisce a un Papa che più di ogni altro denuncia la mondanità, l’invito proprio a seguire le mode. I maligni invece, trovano in racconti come questi, terreno fertile per attribuire a Bergoglio la volontà di scardinare la tradizione della Chiesa, così come già, sempre secondo loro, cosa anch’essa priva di fondamento vorrebbe fare nei confronti della dottrina. Per esempio in materia sessuale.

In Quaresima la preghiera deve farsi più intensa

In Quaresima la preghiera deve farsi più intensa – Foto di archivio

I precedenti

Non è la prima volta, peraltro, che Francesco si trova al centro di false narrazioni. Immancabile, specialmente a Natale e Capodanno è anche la riproposizione di un lungo messaggio di speranza che inizia così: «Puoi avere difetti, essere ansioso, perfino essere arrabbiato, ma non dimenticare che la tua vita è la più grande impresa del mondo. Solo tu puoi impedirne il fallimento». Il testo termina con un perentorio invito: «Non rinunciare mai alla felicità, perché la vita è uno spettacolo incredibile». Un discorso anche molto bello, peccato che non sia del Papa bensì di uno psichiatra brasiliano Augusto Cury autore, tra l’altro di “Dieci leggi per essere felici” (Diez leyes para ser felices, nella versione originale). Ma qui per capire che non può trattarsi del Papa basterebbe una lettura un po’ più attenta. È possibile che un Pontefice in un testo così lungo, parlando di felicità non citi mai Gesù? Può essere che un Papa ragioni sulla ricchezza spirituale di una persona, escludendo quasi del tutto l’attenzione ad altri che non siano le persone che amiamo e ci amano? La risposta è facile: no, non è possibile. Perché la Chiesa è calata nel mondo ma non è del mondo. Perché il Papa degli ultimi e degli scartati non dimenticherebbe mai i più poveri anche di intelligenza oltreché di mezzi materiali. Perché il Signore è la nostra fede e tutto ciò che riguarda il bene dell’uomo non può che fare riferimento a Lui.

Di Riccardo Maccioni dal quotidiano Avvenire di giovedì 22 febbraio 2024

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