Comunicazioni sociali, pace, ambiente. La Chiesa e l’ideale della casa comune.

Una rinnovata consapevolezza cristiana per una fraternità universale

Fino al secolo scorso si era soliti tracciare una convenzionale linea di demarcazione tra la Chiesa e ciò che si chiamava “il mondo”. Con questo si confinava la Chiesa nell’ambito di quella che era la cristianità, il mondo cristiano, separandola da quella parte dell’orbis sul quale la Chiesa non aveva un’influenza diretta. Non vi erano molte relazioni tra questi due ben distinti mondi, se non quelle che si affidavano ai missionari fidei donum e alla loro coraggiosa opera.

Le cose cominciarono a cambiare negli anni Sessanta del secolo scorso e a cambiare rapidamente. Il primo fattore di cambiamento fu determinato dall’avvento delle comunicazioni di massa che fecero diventare il pianeta, fino ad allora – si è visto – diviso in “mondi” diversi, come un unico grande “villaggio globale”.

L’espressione “villaggio globale” fu coniata da Marshall McLuhan, un sociologo cattolico canadese e rivoluzionava completamente l’autocoscienza cristiana, dove il cristiano non poteva concepire più se stesso come qualcosa di separato dal “mondo”, ma parte di un tutto unico. Quanto questo fosse vero lo vediamo particolarmente oggi, con un’informazione che raggiunge in tempo reale ogni angolo del pianeta e in ogni momento. Soprattutto dopo l’affermazione dei social media.

Con Marshall McLuhan, insomma, il pianeta non era visto più come un luogo dove mondi diversi si fronteggiavano e talvolta si sfidavano, ma un’unica grande casa comune dove ciascun uomo, a prescindere da qualsiasi fede religiosa appartenesse o che non ne avesse alcuna, era consapevole di essere principalmente un ospite chiamato a custodirla responsabilmente.

Lo sviluppo del sistema delle comunicazioni di massa – o “comunicazioni sociali” come si preferisce chiamarle in ambito ecclesiale – creò in tutti gli uomini la consapevolezza di un mondo con un unico destino. Fatto che si radicò ancor più profondamente nelle coscienze con la realtà della Guerra Fredda, dominata dal potere delle armi nucleari e dalla minaccia atomica. Da questo momento, gli arsenali militari raggiungeranno un potenziale tale da poter distruggere l’intero pianeta, premendo semplicemente un pulsante e stando seduti a una scrivania nella stanza dei bottoni di qualche superpotenza.

Tutto ciò abbatteva non soltanto le distanze geografiche ma anche le stesse divisioni ideologiche esistenti. Palmiro Togliatti, leader indiscusso dei comunisti italiani teneva, nel 1963 a Bergamo, un importante discorso sul tema Il destino dell’uomo. Togliatti parlava a Bergamo, la città di Papa Giovanni XXIII, in un giorno delle ultime settimane di vita del Papa buono, per dire che di fronte al destino finale degli uomini e al rischio di una catastrofe planetaria determinata dalla minaccia atomica, non possono sussistere contrapposizioni ideologiche tra gli uomini che, invece, devono cercare soprattutto ciò che unisce, come lo stesso Papa amava dire, devono garantire cioè la pace. «Di fronte alla minaccia concreta della comune distruzione» diceva Togliatti, «la coscienza della comune natura umana emerge con forza nuova».

Più recentemente, un’altra emergenza è intervenuta a rafforzare questa idea della comune natura umana, del comune destino degli uomini e della casa comune che è la Terra. È la consapevolezza degli effetti, anche questi devastanti, prodotti sull’ambiente da attività umane non responsabili. Cresce il timore che in futuro si possano verificare squilibri ambientali veramente drammatici. E comunque, già oggi, si possono vedere le profonde ferite inferte alla qualità della vita e alla bellezza dell’ambiente da attività inquinanti sempre più intense.

Non si tratta di argomenti relativi esclusivamente a tematiche ambientali ma che investono, come si è visto, l’identità della Chiesa stessa e il suo rapporto col mondo. A questi argomenti, da cui deriva un’idea di fraternità universale, si è visto quanta parte ha dedicato Papa Francesco nel suo magistero, particolarmente nelle encicliche Laudato si’ e Fratelli tutti. Ma che è un’idea presente anche nell’altra enciclica teologica Lumen fidei, dove si ricorda come nella modernità si sia affermato un ideale di fraternità universale. E gli uomini non hanno modo migliore per testimoniare la paternità di Dio se non riconoscendosi tutti fratelli.

Palermo, Cappella Palatina, particolare dell’Arca di Noè

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Paolo Tritto

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