Cristiani in preghiera per l’unità: 18-25 gennaio

Ogni anno, nella settimana che precede la festa della Conversione di S. Paolo (25 gennaio), “apostolo delle genti”, le Chiese Cristiane pregano per l’unità tra esse. Motivi ideologici hanno fatto sì che al desiderio espresso dalla preghiera di Gesù: “Ti prego perché tutti siano una sola cosa, come tu, Padre, sei in me e io in te” (Gv 17,21) seguisse invece lo scandalo della divisione. Da oltre un secolo, le Chiese Cristiane sentono il bisogno di riscoprire i motivi della propria unione: “Tutto quello che possiamo fare insieme, facciamolo!”, pregheremo nella Celebrazione Ecumenica della Parola, giovedì 18 p.v. ore 19 nella Chiesa dell’Immacolata, a Matera. Verso la fine del XIX secolo, nasce pertanto il movimento ecumenico. Anche la società desidera vedere sforzi per l’unità all’interno della nostra Chiesa e tra la nostra e le altre Chiese cristiane. Molti cristiani si chiedono come operare per favorire questa unità: ecco la “settimana di preghiera” che inizia il 18 gennaio e, come Chiesa materana, ci auguriamo di vivere in modo consapevole e partecipato per far sì che lo Spirito ci suggerisca percorsi di comunione.

“Amerai il Signore Dio tuo … e il prossimo tuo come te stesso” (Lc 10,27)

La celebrazione della Settimana di Preghiera per l’Unità dei Cristiani (18-25 gennaio) rappresenta un momento straordinario nell’anno liturgico che vede i cristiani di differenti tradizioni ritrovarsi insieme per riflettere sulla loro fede comune in Cristo e unirsi alla sua santa volontà:

Ut omnes unum sint … ut tu Pater in me et ego in te

Gv 17, 21

Preghiera che sintetizza i discorsi d’addio sulla fede e sull’amore, e chiarisce il lascito spirituale del comandamento nuovo:

Che vi amiate gli uni gli altri come io vi ho amato

Gv 13, 35

Sull’esempio del buon Samaritano

Questa premessa ci fa comprendere il perché del passo evangelico scelto quest’anno per le celebrazioni ecumeniche: il brano del vangelo di Luca (Lc 25,10-37) che narra il noto episodio in cui un dottore della legge chiede al Signore cosa sia necessario fare per ereditare la vita eterna. Domanda cruciale, in cui la posta in gioco è la sorte finale e definitiva della persona stessa. Gesù lo rimanda alle parole della Legge: “Amerai il Signore Dio tuo … e il prossimo tuo come te stesso” (Lc 10,27); alla replica: “Chi è il mio prossimo?” – questione già oggetto di innumerevoli e controversi dibattiti rabbinici – il Signore risponde con l’arcinota parabola del buon samaritano, da cui si evince che il modo di amare il prossimo consiste nell’aiutare il bisognoso, il debole, l’emarginato e chiunque si trovi nella sofferenza, senza alcun pregiudizio di genere.

Una forma di amore che va ben oltre l’orizzonte immaginato dal dottore della legge e quello di molti “cristiani” di oggi.

Vincent van Gogh, 1890, Il buon Samaritano,
olio su tela (73×60 cm), Otterlo (Olanda), Kröller Müller Museum.
L’immagine scelta per accompagnare quest’anno
la settimana di preghiera per l’unità dei cristiani.

Le iniziative per la settimana di preghiera per l’unità dei Cristiani

La redazione del sussidio che guida nella Chiesa Universale la Settimana di Preghiera si deve a un gruppo ecumenico del Burkina Faso e alla Comunità locale “Chemin Neuf”. La riflessione sull’amore per Dio e per il prossimo è sollecitata dalla povertà delle comunità del Burkina Faso e dalle continue minacce dei fondamentalismi religiosi presenti un po’ dappertutto; vuole essere un’esortazione ad agire affinché il sogno della fraternità universale si realizzi, lavorando per l’educazione al dialogo, all’accoglienza e alla pace.

In un mondo che funziona al contrario, in cui i detentori del potere parlano di pace ma hanno nel cuore la guerra (cf. Salmo 27,3), deluso dalle false promesse della globalizzazione come benessere per tutti, l’annuncio evangelico e l’ideale ecumenico dell’amore fraterno e della convivenza pacifica risuonano come un’utopia. Sono, invece, quella vox clamans in deserto che, nonostante tutto, ha il compito etico di portare a compimento la missione ricevuta, quella cioè di aprire il cuore degli uomini al Signore che è venuto in mezzo a noi e si manifesta nei fratelli più deboli, nei sofferenti, negli scarti della società del consumo. È la voce che sollecita tutti cristiani e le chiese alla serietà dell’impegno di testimoniare la propria fede con la preghiera e con l’azione coraggiosa.

«Va’ e anche tu fa’ lo stesso» (Lc 10,37)

L’unità dei cristiani non è solo un obiettivo teologico, ma anche un impegno a lavorare insieme per la giustizia, la pace e la solidarietà soprattutto nei confronti di coloro che sono emarginati e nel dolore.

Il tema dell’amore al prossimo ci induce a guardare negli occhi il fratello bisognoso per ritrovare noi stessi e, facendoci “prossimi”, accedere all’amore di Dio che è relazione, soprattutto relazione nella diversità. Essere cristiani, di qualsiasi appartenenza confessionale, è stare al mondo in uno stile originale che è quello di Cristo, il Verbo fatto carne, il Buon Samaritano venuto in aiuto dell’uomo percorso e agonizzante a causa del peccato.

La riflessione sull’amore per Dio e per il prossimo significa agire affinché il sogno della fraternità si realizzi in uno stile di vita quotidiano, che sia disponibilità al dialogo, rispetto dell’altro, comprensione e perdono. Chiese e cristiani solo camminando, pregando e lavorando insieme, in mutuo amore, potranno realizzare la loro missione di annunziare e comunicare al mondo la salvezza voluta da Dio: “Che siano una cosa sola perché il mondo creda”.

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Dom Donato Giordano O.S.B.

Monaco benedettino olivetano
Direttore dell’Ufficio per l’Ecumenismo e il Dialogo interreligioso

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