Da cosa può proteggerci il Deposito nazionale dei rifiuti radioattivi

Una soluzione attesa da tempo per evitare la dispersione di radioattività nell'ambiente. Il preoccupante caso Cemerad a Taranto.

Dopo la pubblicazione da parte della SOGIN della Carta dei siti potenzialmente idonei a ospitare un Deposito di rifiuti radioattivi, si è registrata, oltre alla comprensibile preoccupazione delle popolazioni interessate, anche una levata di scudi da parte di amministratori locali ed esponenti del mondo politico nel dichiarare la loro totale contrarietà al progetto e l’indisponibilità dei territori. “Non consentiremo mai che si portino qui questo tipo di rifiuti” si è sentito proclamare solennemente da più parti.

Purtroppo le cose non stanno esattamente così. Questo bisogna dirlo. Perché, in realtà, i rifiuti radioattivi nei nostri territori ci sono già. E, diversamente da quei rifiuti che verrebbero messi in sicurezza e opportunamente confinati nel Deposito nazionale, si tratta di qualcosa che rappresenta un pericolo grave e attuale, una seria minaccia per la nostra salute e per l’ambiente. Lo diciamo qui, perché qualcuno deve pur cominciare a dire come stanno veramente le cose.

Si pensa: “Not in my back yard” – si faccia pure, ma non nel nostro giardino. Chi pensa questo non si rende conto che, invece, i rifiuti radioattivi ci sono già e sono proprio nel nostro giardino. In quantità, tra l’altro, tutt’altro che trascurabili.

Dove vengono prodotti questi rifiuti? Un po’ dappertutto, ma soprattutto laddove c’è un ospedale con un reparto o con un ambulatorio di medicina nucleare. Quindi, davvero dappertutto. E questa è una fortuna, bisogna dire anche questo, perché la medicina nucleare salva ogni anno, in Italia, un grande numero di vite umane e assicura cure indispensabili per quegli uomini e quelle donne che soffrono di patologie tumorali.

Questo tipo di rifiuti ospedalieri non ha all’origine un grado elevato di pericolosità. Ma altamente pericolosi potrebbero diventare se non si dispone di un efficiente sistema di raccolta che scongiuri il rischio di una dispersione nell’ambiente della loro radioattività. Quando gli elementi radioattivi giungono a fine vita è necessario conferirli in un deposito. In Italia però questo deposito non c’è. È necessario quindi che un’azienda specializzata provveda a sistemare il tutto in un deposito temporaneo.

È quello che si fa normalmente nelle nostre regioni. Tra i depositi temporanei più importanti c’è quello di Rotondella, con un carico piuttosto rilevante di 3.361 metri cubi di rifiuti (inventario 2019). Ciò significa che quando per esempio la Basilicata si oppone, o qualcuno pensa di opporsi, a un Deposito nazionale di rifiuti non tiene conto della realtà. Cioè che un deposito di rifiuti in Basilicata c’è già e un Deposito nazionale, semmai, potrebbe portar via i rifiuti radioattivi che nel territorio ci sono. Quindi, la realtà è esattamente il contrario di quello che, forse per un difetto di comunicazione, si tende a credere.

Il sistema di conferimento temporaneo dei rifiuti pone un problema serio. Perché potrebbe succedere, tra i tanti inconvenienti possibili nei depositi temporanei, che in determinate circostanze, come per esempio un fallimento societario, l’azienda preposta alla raccolta non sia più in grado di operare. In questi casi, è inevitabile che i rifiuti radioattivi finiscano abbandonati e spetta quindi alla comunità farsene carico e attivarsi per metterli in sicurezza. Ma una comunità locale è in grado di far fronte adeguatamente a un’emergenza con un rischio di questo tipo?

Attenzione, perché tutto questo non è soltanto un’ipotesi. Purtroppo è qualcosa che è accaduto realmente e che è accaduto non molto distante da noi, in provincia di Taranto, dove per il fallimento della Cemerad una gran quantità di rifiuti radioattivi giacciono in condizioni di degrado presso un deposito temporaneo e in attesa di essere portati via. Questi rifiuti altamente pericolosi, di cui il tribunale ha disposto che il Comune di Statte se ne faccia carico, sono ospitati in un capannone fatiscente che potrebbe non essere in grado di assicurare un’efficace protezione rispetto ad avversità atmosferiche intense, che però si presentano con sempre maggiore frequenza. Il rischio rappresentato da questo sito, in considerazione della particolarità dei rifiuti, non è trascurabile. Basti dire che da qui sarebbero transitate anche scorie provenienti da Chernobyl.

Sono ormai vent’anni che per i rifiuti di Statte non si trova una soluzione ed è una fortuna che in questi venti anni nessun incidente abbia provocato la dispersione della radioattività nell’ambiente. Ma quello che non è successo in vent’anni potrebbe succedere in qualsiasi momento. Se succedesse, l’ambiente rimarrebbe per i prossimi decenni gravemente compromesso. Per non aver provveduto a dotarsi di un Deposito di rifiuti radioattivi, il rischio è quello di dover pagare un prezzo davvero alto.

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Per approfondire: video della trasmissione RAI1 Fuori Luogo, condotta da Mario Tozzi. Si tratta di una puntata del 2015 ma che è ancora attuale. Vai al link

Deposito temporaneo di rifiuti radioattivi in stato di degrado a Statte (TA)

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Paolo Tritto

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