Festa della Bruna: tante iniziative prendono corpo. Lo scheletro del Carro: digitalizzazione e intitolazione a S. Giuseppe

Settant’anni: questa l’età dello scheletro del Carro della Bruna. Prima, quando piazza Duomo, aveva nel centro un pozzo, poi crollato e chiuso, c’era un altro scheletro, più piccolo. Inoltre, dopo 70 anni di vita un bene può divenire “bene culturale”.

Di un oggetto che è sottoposto ogni anno alle sollecitazioni meccaniche di uomini che ci saltano brutalmente sopra e che si vuole preservare, è necessario avere a disposizione misure precise e indicazioni chiare (un rilievo) per poterlo realizzare identico al precedente nel caso fosse necessario.

Ecco il progetto – di Luca Colacicco, presidente del della sezione Unital Legno-Arredamento di Confapi Matera, appaltato all’azienda Erreffe Progetti del geom. Rocco Festa – di digitalizzare lo scheletro del Carro.

“Digitalizzare” significa realizzare con strumenti tecnologicamente evoluti (digitali) – quali sono, ad es., droni, laser scanner e stazioni totali – una rappresentazione grafica su file, o su carta, di un oggetto tridimensionale, solitamente complesso. È l’inverso del processo di progettazione, che dal “disegno” ci fa passare all’opera compiuta, fruibile e tangibile. Un’operazione che spesso viene realizzata per gli edifici storici, che è stata effettuata, ad esempio, per le nostre chiese rupestri, ed ora è stata condotta sull’ossatura in legno d’abete del Carro della Bruna. Avere un rilievo di un’opera significa avere tutte le caratteristiche geometriche che possono essere utili, nel caso dello scheletro del Carro, a riprodurlo con fedeltà qualora ce ne fosse bisogno. Un rilievo digitale (digitalizzazione), rispetto ad un rilievo “tradizionale”, ha il valore aggiunto dell’affidabilità e della velocità.

Oltre che per il deterioramento a cui lo scheletro va incontro, si è sentita l’esigenza di un rilievo anche perché ogni anno, ogni artista, per realizzare il suo progetto in cartapesta, è autorizzato, ovviamente entro certi limiti, a tagliare o spostare le assi di legno che compongono l’ossatura del Carro perché meglio il suo progetto possa aderire allo scheletro. E, seppure chi conserva lo scheletro possa poi avere tutta l’attenzione nel ripristinare lo stato precedente delle cose, certamente un riferimento “vero” può evitare che si susseguano negli anni quelle tante piccole modifiche che poi corrispondono a trasformare lo scheletro. Almeno a partire da questo momento in avanti. Inoltre, avere contezza delle caratteristiche geometriche precise dello scheletro del Carro può aiutare il cartapestaio nella sua opera.

La sera di sabato 27 aprile è stato presentato da Colacicco e Festa presso il salone dell’APT Basilicata di Matera (Palazzo dell’Annunziata) ad un foltissimo pubblico di materani entusiasti e curiosi della Festa della Bruna questo interessante lavoro di digitalizzazione dello scheletro del Carro e la conseguente realizzazione, a mezzo di una stampante in “3D”, di un modellino in scala ridotta (v. foto seguente).

“Perché non pensare di realizzare un nuovo scheletro in scala ‘uno a uno’ – è stata l’idea espressa da Franco Moliterni, referente culturale dell’Associazione Maria SS. della Bruna – e conservare in luogo opportuno e protetto l’ossatura originale?”.

Candidatura della Festa della Bruna a patrimonio UNESCO

Moliterni ha altresì accennato al progetto, in cui l’Associazione “Maria SS. della Bruna” si sta impegnando, di candidare la festa della Bruna a patrimonio riconosciuto dall’UNESCO, in forza della distruzione del Carro, che è una manifestazione unica al mondo: “conciliazione simbolica di una contraddizione tra stabilità (struttura postante in legno massiccio, che stiamo cercando di preservare proprio con la digitalizzazione) e cambiamento (cartapesta sovrastante, rifatta ogni anno nuova). Tra quello che i greci chiamavano ‘zoè’, e ha a che fare con la stabilità eterna dell’esistenza, e quello che chiamavano ‘bios’, manifestazione transitoria di ogni esistenza. Segno di quella trasformazione continua del cristiano che vede l’apice nella resurrezione della carne, a cui rimanda proprio il tema di questa 635^ edizione della festa: ‘Allo spezzare il pane i discepoli di Emmaus lo riconobbero e dissero: ‘Non ci ardeva forse il cuore nel petto mentre conversava con noi lungo il cammino, quando ci spiegava le Scritture?’ (cf Lc 24, 13-35, Cristo che appare risorto ai discepoli di Emmaus)”.

La dedicazione dello scheletro del Carro a S. Giuseppe

Tra le tante iniziative in corso di attuazione, anche l’intitolazione dello scheletro del Carro della Bruna a S. Giuseppe. Questo ha comunicato nella stessa serata di sabato don Francesco Di Marzio, delegato arcivescovile nel Consiglio di Amministrazione dell’Associazione “Maria SS. della Bruna”. Ha spiegato: “Come S. Giuseppe, anche lo scheletro del Carro è presenza sostanziale ma discreta. Non si vede eppure è supporto indispensabile, come Giuseppe nella vita di Gesù”.

Di più: quanti di noi si aspetterebbero di incontrare a lavoro accanto a Francesca Cascione e ai suoi collaboratori cartapestai nella fabbrica del Carro anche un falegname?

Il legno era il grande sconosciuto del Carro, eppure compagno fedele di Gesù – ha sottolineato ancora don Francesco – “dalla nascita in una mangiatoia (di legno) alla morte su una croce (di legno). E dedicando lo scheletro a S. Giuseppe, avremo sul Carro tutta la Santa Famiglia: visto che sul Carro vi sono già Gesù, protagonista vero e principale del Carro, della festa – come di ogni azione sacra –, e Maria, che nessuno dimentica”.

Una corona per Maria, dono dei suoi figli

Infine, ha anticipato don Francesco, c’è il progetto – in cui, così parlando, ha iniziato a coinvolgere tutto il “popolo fedele” di Matera – di donare una nuova corona all’effige della Madonna che va sul Carro. Sì, quelle attuali sono di scarso valore, realizzate per rimediare a quelle originali che furono rubate qualche anno fa.

L’idea è quella di traguardare questo obiettivo, se Matera parteciperà in atto di devozione, entro il prossimo mese di novembre, in cui cade il 70° anniversario della proclamazione di Matera “Civitas Mariæ”. “Perché non far benedire la corona di Maria dal papa?”, continua don Francesco. Maria che oggi peregrina nella Vicaria Mare della Diocesi sarà portata in Vaticano. “Un evento che lascerà una traccia indelebile nella storia”.

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Giuseppe Longo

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