Finalmente la balena Giuliana “emerge” di nuovo, speriamo sia la volta definitiva

I resti del cetaceo erano stati ritrovati sulle rive del lago artificiale di San Giuliano da cui ha preso il nome. Studi approssimativi farebbero risalire a più di dieci milioni di anni fa e sarebbe il più grande esemplare del suo genere con i suoi 26 metri di lunghezza ed il peso stimato di circa 130 – 150 tonnellate.

La notizia di un recupero definitivo con successivo restauro della balena Giuliana è stata  annunciata in un comunicato stampa del Museo Nazionale di Matera la cui direttrice, l’architetto Annamaria Mauro, ha assunto la regia della complessa operazione di restauro e successiva musealizzazione, insieme all’architetto Francesco Canestrini, soprintendente della Sabap (Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio della Basilicata), Giorgio Sobrà, direttore dell’Istituto centrale per il restauro di Matera, Giovanni Bianucci, paleontologo  del dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Pisa e Domenico Bennardi, sindaco di Matera.

Vale la pena ricordare che la balena Giuliana venne scoperta sulle rive del lago di San Giuliano nel 2006  e fu definita il più grande cetaceo, risalente al Pleistocene, superando il più grande animale prima scoperto, un dinosauro da 100 tonnellate. Queste notizie si riferiscono ad uno studio compiuto dall’Università di Pisa e pubblicate sulla rivista Biology Letters  della Royal Society di Londra. Da allora si è proceduto ad una delicata operazione di recupero, resa difficile anche dall’innalzamento del livello delle acque del lago e completata nel 2013, e poi completata col deposito dei resti in alcune casse in attesa del restauro. Solo oggi si è imbroccata la giusta direzione nelle operazioni di restauro e sistemazione definitiva del fossile nelle sale del Museo archeologico Ridola di Matera grazie anche alle sollecitazioni pervenute alla direttrice Mauro, all’atto del suo insediamento il novembre scorso, da parte  del soprintendente Francesco Canestrini e del sindaco Bennardi. Nelle scorse settimane ha avuto inizio il trasferimento delle casse dei resti della balena  verso il  Museo archeologico Ridola.

“A stretto giro, nell’arco di poche settimane – anticipa la direttrice Mauro – daremo avvio, insieme con il professor Giovanni Bianucci dell’Università di Pisa al recupero vero e proprio dei resti del reperto, affidando alle sue valutazioni esperte di paleontologo un giudizio sullo stato di conservazione del fossile e sulle azioni necessarie di studio, conservazione e valorizzazione di Giuliana destinata a essere musealizzata all’interno della stessa palazzina Fio”.

“Finalmente trova attuazione – dichiara il soprintendente Francesco Canestrini- quanto convenuto nella convenzione sottoscritta fra  tutte le istituzioni, finalizzata a creare un fronte comune di intervento basata sulla cooperazione al fine di dare avvio alle attività di conservazione e valorizzazione, grazie ai fondi stanziati dal Ministero per la Cultura”​.

Non nasconde la sua soddisfazione il sindaco Domenico Bennardi: “Scoprire e osservare i resti della balena Giuliana equivale ad immergersi in un viaggio straordinario ed emozionante, che racconta un pezzo di storia non solo della nostra città, ma dell’intero Pianeta. Il racconto del gigante del mare che ha solcato le acque della Terra milioni di anni fa potrà essere offerto al mondo intero, quale ulteriore e inestimabile patrimonio del nostro territorio. Le tappe percorse dalla balena Giuliana potranno essere quel collegamento forte che Matera deve avere con la sua provincia e con l’intera Basilicata, in un’ottica di valorizzazione e rappresentazione di una regione ancora da scoprire”.

Nel dettaglio del cronoprogramma entra invece l’architetto Giorgio Sobrà, che evidenzia: “L’Istituto centrale per il restauro opera, in accordo con la Soprintendenza e il Museo nazionale di Matera, supervisionando l’esame delle condizioni conservative del reperto. Una fase, questa, immediatamente successiva alle operazioni di apertura delle casse in legno che lo contengono, avviata oggi. A quest’attività farà seguito il progetto di restauro, rispetto al quale l’Icr svolgerà un’attività di supporto e verifica relativa a metodi, tecniche e materiali da impiegare nell’intervento conservativo, finalizzata a garantire che ogni scelta sia compatibile con le esigenze della tutela e con quelle relative alla prossima valorizzazione di questo straordinario fossile”

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Domenico Infante

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