Grazie don Pino!| 1– “Vengo in mezzo a voi, come pastore”. E un amico se ne va

A partire da questo articolo, Logos avvia la rubrica “Grazie don Pino!” in cui proverà a ripercorrere alcuni dei momenti più significativi dell'episcopato di mons. Caiazzo nella sede diocesana di Matera-Irsina. Vuole essere anche un modo per esprimere la gratitudine del popolo cristiano e della società intera verso un vescovo che lascerà sicuramente una traccia indelebile nella Chiesa locale.

Come tutti sanno, il nostro arcivescovo mons. Antonio Giuseppe Caiazzo, per tutti don Pino, il 7 gennaio scorso è stato eletto vescovo della diocesi di Cesena-Sarsina. Infatti, il 20 dicembre riceveva, inaspettatamente, una telefonata in cui il nunzio apostolico in Italia mons. Petar Rajič gli chiedeva a nome di papa Francesco di diventare pastore di quella Diocesi. Lascia pertanto questa nostra comunità e il popolo che a lui, con tanto affetto, si era legato.

Abbiamo ancora vive negli occhi le immagini di quando don Pino ha fatto il suo ingresso tra noi, eppure quasi nove anni sono trascorsi da allora. Nove anni nella vita della nostra comunità. Nove anni intensamente vissuti, per tante ragioni, come avremo modo di ricordare nei prossimi giorni su questo giornale.

Don Pino venne nominato vescovo da papa Francesco il 12 febbraio 2016 e ordinato il successivo 2 aprile a Crotone, presso il PalaMilone; lo stesso palazzetto di cui si occuperanno poi le cronache giornalistiche perché qui sarà allestita la camera ardente delle numerose vittime di uno dei più tragici naufragi di migranti, quello avvenuto a Cutro il 26 febbraio 2023. Lo ricordiamo perché questa tristissima coincidenza, come dicono, ha inciso profondamente nell’anima del nostro vescovo.

Mons. Caiazzo ha quindi preso possesso della diocesi di Matera-Irsina il 16 aprile, vigilia della domenica del Buon Pastore. Un gesto con cui l’arcivescovo voleva esprimere quello che evidentemente lo Spirito gli proponeva di essere; le sue prime parole rivolte alla sua Chiesa saranno infatti queste: «Vengo in mezzo a voi, come pastore».

Proprio in quei giorni a Matera si ricordavano anche i 25 anni della visita in città del papa san Giovanni Paolo II, avvenuta il 27 aprile 1991. Nel 2014, sempre il 27 aprile, papa Francesco aveva canonizzato quel papa polacco entrato nel cuore e nella storia di Matera. Intanto, sempre il 12 febbraio ma del 2023 prendeva possesso della Diocesi di Tricarico.

Quante date nell’episcopato di don Pino Caiazzo! È un segno evidente di come il mistero di Dio si muova concretamente nella storia, si muova all’interno delle vicende umane; un segno dell’eterno nel tempo!

Don Pino, dunque, è venuto a noi come pastore. Ed è così, come pastore, che nel momento presente, con i nostri occhi, possiamo vedere Cristo giungere fino a noi.

Cristo è il pastore. Come ricorda il Vangelo, nel suo continuo ricercare, nel suo cammino, l’uomo però può facilmente smarrirsi. Ed è il pastore che allora si mette alla ricerca della pecora che si è smarrita, talvolta prima ancora che questa si accorga di essersi smarrita. La presenza di Cristo rassicura quella pecora che, anche se si è smarrita, sente la voce del pastore avvicinarsi e che, mentre la cerca, la chiama per nome.

Don Pino, nel suo ministero episcopale, ha fatto risuonare la voce di Cristo, Buon Pastore, che cerca instancabilmente i suoi amici, quelli che il Padre gli ha affidato. Andando via, oggi, lascia questa risonanza di Cristo che ridesta il cuore dell’uomo, tante volte affaticato e afflitto. È un cuore che però ha trovato la pace, pur in quella povertà, in quella aridità e nel dolore che la vita spesso riserva; è un cuore in pace, per quella voce amica che risuona.

Come abbiamo visto anche qui in questa Chiesa, certamente le attenzioni di pastore di don Pino saranno rivolte al nuovo gregge che gli è stato affidato. Rivolgerà le sue attenzioni in particolare alle pecore più bisognose, ai poveri. Ha detto che tra i primi che vorrà cercare, nella nuova diocesi, saranno i giovani. Sono coloro che genericamente chiamiamo “i giovani” ma che intimamente sentiamo essere i nostri figli. Forse perché don Pino sa che, tra tutti, oggi sono proprio i giovani i più smarriti, i più bisognosi, i più poveri; perché è proprio a tanti di loro che, come possiamo vedere, è stato negato ciò che è più importante; è stato negato ciò che chiamiamo speranza.

Cristo, insieme a quel calore meridionale che don Pino porta con sé, quella speranza potrà ridestarla. Come anche noi in questi anni, nella semplicità del nostro cuore, abbiamo potuto vedere.

Non si può definire un vescovo in due parole. Ma ci sia consentito di farlo. Don Pino è stato, ha saputo essere, un vescovo amico. Vogliamo pertanto salutarlo come un amico che se ne va.

Non possiamo nascondere la generale sorpresa con cui questa notizia giunta inaspettata, come dicevamo, è stata accolta nella nostra comunità e nell’intera società materana. Questo non fa che accrescere il nostro legame con don Pino che sarà per noi e per sempre quel dono generato dalla maturità della fede di un popolo per il bene di tutta la Chiesa.

Mons. Antonio Giuseppe Caiazzo a Matera
© 2016 Tritto/Logos

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Paolo Tritto

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