Nel corso del 2023 mons. Antonio Giuseppe Caiazzo, arcivescovo di Matera-Irsina, diventa in persona Episcopi anche vescovo di Tricarico e fa il suo ingresso il 12 febbraio. Con un pò di sacrificio, inevitabile dato il numero di comuni rientranti nella Diocesi e la distanza enorme tra essi, don Pino con amore e passione sin dall’inizio di questo nuovo incarico ha cercato di conoscere presto tutti i sacerdoti e le comunità ecclesiali dei 19 centri abitati dell’ambito diocesano. D’altra parte, lo poteva fare perché ha avuto la disponibilità dei suoi confratelli curiali, che si facevano carico delle sue frequenti assenze per l’impegno materano e per girare tutto il territorio dipendente. In particolare grande, valida e fraterna disponibilità l’ha data il Vicario generale don Nicola Urgo oltre a quella di don Giuseppe Abbate, parroco di Calciano, direttore dell’Ufficio Comunicazioni sociali e Moderatore di Curia.
Dialogando proprio con don Giuseppe Abbate, abbiamo cercato di capire in che misura mons. Caiazzo con i tanti impegni episcopali, è riuscito a penetrare con la sua empatia, affabilità e competenza in un territorio vasto, antropologicamente disperso ma pieno di varietà culturali che sono proprie di una Diocesi ricca di storia antica.

Intanto, è opportuno chiarire il senso della formula dell’unione in persona Episcopi che è una forma a cui ultimamente ha fatto ricorso Papa Francesco e che consiste nell’attribuire al Vescovo di una Diocesi anche il ministero episcopale di un’altra Diocesi confinante e vacante in Amministrazione Apostolica. Si tratta pertanto del caso di due Diocesi che sono unite nel ministero episcopale, appunto in persona Episcopi, ma che rimangono distinte e indipendenti e come tali sono governate, pur essendo possibili alcune forme di collaborazione. Questa precisazione fa capire il grande impegno a cui mons. Caiazzo si è sottoposto in questi due anni senza far mancare mai la presenza, l’amore e l’affetto per le due Chiese particolari.
Secondo don Giuseppe Abbate, la configurazione di vescovo in persona Episcopi in un primo momento ha creato molte perplessità nei tricaricesi che si chiedevano come avrebbe potuto affrontare mons. Caiazzo tutto il lavoro che si prefigurava. Ma evidentemente i dubbiosi si sono poi convinti che era possibile.
Don Pino, così come voleva essere chiamato, è stato solo due anni a Tricarico, ed è un tempo relativamente piccolo, tuttavia il lavoro che ha iniziato a fare era in continuità con quello che mons. Giovanni Intini aveva iniziato. In particolare alla Caritas, per il terzo settore, per la mensa dei poveri situata nel complesso della chiesa del Carmine a Tricarico e gestita da una cooperativa. Ha incentivato questo settore, ha potenziato casa San Lanfranco che è una struttura di accoglienza per sacerdoti ammalati o disabili con sede a Tricarico, realizzata nell’ambito del Progetto “Rete solidale”.
Altro settore a cui mons. Caiazzo si è dedicato moltissimo, ed in maniera significativa, è stato quello della pastorale giovanile facendolo ovviamente insieme a don Marco Volpe, responsabile della Pastorale giovanile.

In preparazione al Giubileo 2025, mons. Caiazzo ha lanciato alcune iniziative al fine di rafforzare la pastorale in tutta la Diocesi. Di notevole importanza è stata quella di portare in Peregrinatio il quadro della Madonna del Carmine e le reliquie di San Potito in tutta le parrocchie della diocesi dal 28 settembre al 28 dicembre 2024. I motivi di tale iniziativa risiedono nella particolare devozione che i fedeli di Tricarico hanno nei riguardi della Madonna del Carmine, visto che dal 1605 l’Ordine dei Carmelitani si è insediato nella città della Torre normanna. In realtà, lo scopo dell’iniziativa della peregrinatio era quello risvegliare nei fedeli di tutta la Diocesi la devozione alla Madonna del Carmine e poi per rilanciare il culto di San Potito che è il Santo protettore della Diocesi. Si racconta che San Potito, dopo aver patito molte sofferenze a Sardica in Dacia, dove era nato, sia infine morto martire trafitto con la spada. Il 21 agosto 2024 si è svolta la ricognizione canonica sulla maggior parte del corpo del martire che si conserva a Tricarico. Infatti, dal XVII secolo le reliquie sono contenute in un’artistica urna reliquiario in legno e argento dorato (1668), conservata dietro l’altare maggiore della Cattedrale S. Maria Assunta di Tricarico.



Un’altra devozione grandissima i tricaricesi la nutrono per la Madonna di Fonti. Mons. Caiazzo si è dedicato molto al Santuario di Santa Maria di Fonti a partire dal fatto che al suo arrivo a Tricarico ha scoperto che lo stesso Santuario era stato istituito senza decreto. Costituito un gruppo di studio per preparare il testo del Decreto, il vescovo lo ha poi emanato con una solenne cerimonia inaugurale.

Il 27 luglio 2023, mons. Caiazzo ha consacrato un altro santuario diocesano, San Giuseppe lavoratore a Garaguso, costituito in una chiesa in stato di abbandono di proprietà dell’ALSIA da cui è stata riscattata e ricostruita con i fondi PNRR. Inizialmente il santuario doveva essere parrocchiale, mons. Intini volle elevare il santuario ricostruito a livello diocesano. Mons. Caiazzo ha completato l’opera dedicando la chiesa e l’Altare a San Giuseppe Lavoratore e consacrandola.





Alla fine abbiamo posto una domanda a don Giuseppe Abate: la popolazione come ha vissuto il rapporto con mons. Caiazzo? Ci è stato risposto che egli non è mancato in nessuna manifestazione organizzata dalle varie parrocchie (feste patronali, cresime e celebrazioni particolari), quindi in questa maniera ha avuto modo di conoscere bene le varie comunità e farsi volere bene. Don Pino si è speso tanto e la gente si è affezionata a lui e gli ha voluto bene.
E’ bello concludere con un passo del saluto di mons. Caiazzo alle due chiese di Matera-Irsina e Tricarico di qualche giorno fa che è un invito a saper reagire con lo spirito della propria identità, della propria storia: «Matera-Tricarico cara e amata, come una sposa, non dimenticare la tua storia, gli uomini e le donne che ti hanno partorito e ti hanno reso bella agli occhi di tutti. C’è il sudore e il pianto che ancora trasuda dalle tue pareti di calcarenite; la sofferenza e l’ingiustizia subita, la lotta e il riscatto spesso pagato con il sangue dei tuoi figli; le schiene piegate per lavorare la terra, impastare il pane, fare il bucato raccogliendo ogni goccia d’acqua come ricchezza preziosa, e conservata in cisterne scavate».
Intanto, stasera alle ore 18 nella cattedrale di Tricarico mons. Caiazzo saluta la comunità diocesana di Tricarico e domani sera, 1 marzo, saluta la comunità diocesana nella cattedrale di Matera.
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