Il nostro concittadino Michail Gorbacëv, ultimo segretario generale dell’Unione Sovietica

Sognava un mondo non più diviso da muri, era cittadino onorario di Matera

Muore all’eta di 92 anni, in una clinica di Mosca, Michail Gorbacëv. È stato l’ultimo segretario del Partito Comunista sovietico, massima carica dell’URSS. Aveva 54 anni quando il Politburo lo mise a capo dell’Unione Sovietica, allora ancora ufficialmente una delle due superpotenze che dominavano il mondo. Succedeva a Konstantin Cernenko che, a sua volta, era stato l’ultimo esponente di quella che era la gerontocrazia del Cremlino, la vecchia classe dirigente comunista.

Almeno da questo punto di vista l’elezione di Gorbacëv era vista come un primo segno di discontinuità rispetto al vecchio mondo del comunismo sovietico. Per prevenire le obiezioni di chi poteva sostenere che il giovane dirigente non fosse del tutto all’altezza del compito cui veniva chiamato si disse che era un uomo “con sorriso amabile e denti di ferro”.

Bisogna riconoscere che dimostrò un’amabilità che non si era mai vista nelle stanze del potere sovietico e fu sincero nella sua disponibilità ad assicurare una convivenza pacifica tra i popoli. Non fu esente da errori. Per esempio sottovalutò le resistenze da parte di un potere che vedeva come un pericolo, per la stabilità politica, la sua glasnost e la promessa di libertà religiosa e di espressione.

La determinazione di Gorbacëv condusse comunque all’abbattimento del Muro di Berlino sebbene si trattasse di una determinazione che talvolta sconfinava nell’ingenuità. Ne vediamo le conseguenze drammaticamente oggi perché dopo il crollo del Muro, Gorbacëv strinse un patto verbale con gli Stati Uniti, storici nemici, perché questi non spingessero la presenza della Nato oltre il limite della vecchia Cortina di ferro che fino a quel momento aveva diviso l’Europa. Il patto non venne mai formalizzato e si è visto poi che la Nato, per riprendere un’espressione colorita di papa Francesco, ha cominciato “ad abbaiare” in direzione dei confini russi. Gran parte dell’attuale conflitto in Ucraina deriva dall’ambiguità insita nella situazione che venne a crearsi allora.

A parte quelli che possono essere gli errori o le ingenuità, per la sua opera Michail Gorbacëv ha meritato l’apprezzamento di tutto il mondo libero. Nel 1990 gli veniva attribuito il Premio Nobel per la pace. Bisogna certamente ricordare a questo riguardo anche il conferimento della cittadinanza onoraria di Matera ai tempi dell’Amministrazione Minieri per aver «messo in moto un processo politico chiamato perestroika che ha permesso il ritorno alla democrazia in URSS. Egli ha avviato il processo di disarmo e la fine della Guerra fredda, contribuendo anche alla costruzione dell’Europa».

In questa occasione Gorbacëv, in un messaggio indirizzato allo stesso Sindaco Angelo Minieri, scriveva: «Vorrei ringraziare, attraverso di Lei, l’intero Consiglio Comunale per avermi conferito il titolo di “Cittadino onorario” della Vostra città. È per me un onore. I diritti umani e la cultura di pace sono i valori basilari della civiltà umana; fonderli e appoggiarli è un dovere sacro di ogni uomo di buona volontà. Lei ha ragione: cultura del dialogo e il rifiuto di ogni forma di violenza sono presupposto imprescindibile per la difesa del diritto alla vita, valore supremo tra i diritti umani».

In occasione della morte dello statista russo, per il quale sono previsti funerali di Stato, il Comune di Matera ha diffuso una nota in cui lo ricorda come «instancabile sostenitore della pace, che ha creato una breccia nel desiderio di libertà per i russi. La sua lotta ha mutato la Guerra fredda in Europa e nel mondo, mutando di fatto lo scenario storico internazionale. Il suo impegno per la pace è un’eredità da non dimenticare e del tutto attuale oggi».

Michail Gorbačëv – commons wikimedia
File: RIAN_archive_359290_Mikhail_Gorbachev_(1).jpg

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Paolo Tritto

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