La Chiesa e l’Arte – Teodato Pepe

Il Percorso la Chiesa e l’arte diventa sempre più interessante e si arricchisce di altre riflessioni. Come per tutti gli intervistati, anche all’avvocato Pepe pongo la prima domanda:

Parla di te ai lettori della rivista

Laureato in Giurisprudenza: ex Preside, iscritto FUCI e UNITALSI; inoltre è socio del Serra Club dove ha rivestito anche la carica di Governatore del Distretto 73.

Quali riflessioni ti ha suscitato l’Omelia di Paolo VI, in cui affronta il rapporto tra la Chiesa, l’arte e gli artisti?

Ho provato un senso di grande gratitudine, per l’apertura a tutto il mondo artistico e creativo, nel passato, vituperato ed emarginato.

Nel passato papi, re e principi si rivolgevano agli artisti di ogni forma d’arte, per la realizzazione di opere (affreschi, sculture, opere musicali, ecc.) che oggi possiamo apprezzare in tutti i luoghi del nostro Paese. La domanda è: perché, in riferimento alle chiese della società moderna e contemporanea, questo non è più accaduto, per cui assistiamo ad architetture anonime e opere (pitture, sculture, musica) che definirle arte è approssimativo?

Partendo dalla premessa che, al nostro tempo, vale più apparire che essere, autoproclamarsi artisti della nuova società, con l’alibi che tutto è cambiato, per non cambiare nulla, con la moda che deturpare un’opera è un atto eroico, che ottenere a tutti i costi più follower e like, fa sentire grandi, la deduzione è semplice: manca l’anima e l’ispirazione.

Prendiamo ad esempio le tante chiese contemporanee presenti nelle nostre città, con interni molto omologati ed anonimi, secondo te, perché nessuno ha mai pensato di coinvolgere artisti locali e non (pittori, scultori, musicisti) per realizzare opere d’arte? Per una questione di mancanza di mezzi o per qualche altro motivo?

Ritengo che il mondo contemporaneo è profondamente laicista, per cui l’ambiente Sacro, costringe al rispetto delle regole e alla rigidità del tema. Nel concreto ritengo che gli artisti locali soffrono di un leggero senso di inferiorità perché prediligere personaggi e figure anonime, è molto meno impegnativo.

Non credi che se nelle nostre chiese contemporanee ci fossero dipinti, sculture e musiche di natura religiosa, lasciati alla libera interpretazione degli artisti, sempre nel rispetto del significato teologico e liturgico, i fedeli sarebbero più coinvolti e interessati al messaggio che l’opera esprime, per la bellezza e la profondità che è in grado di trasmettere?

Sono perfettamente d’accordo, ma le espressioni artistiche devono necessariamente avere un afflato che sgorga dall’opera, al punto da tenerci incollati per l’ammirazione che i nostri sensi provano senza spiegarci il perché.

A conclusione, c’è un’ultima riflessione che senti di poter dare sull’argomento, un qualcosa a cui hai sempre pensato, che vuoi trasmettere a tutti noi?

Ho sempre sognato di trovarmi in una chiesa di campagna, con la luce fioca di poche candele. In quella atmosfera, immagino, ancora oggi, di ubriacarmi di silenzio con una sola voce, quella dell’anima che al cospetto del Signore, si sfoga. Tutto, fuori scompare. Assaggiare la vita non serve a niente; conviene viverla pienamente, che tutto è relativo, per raggiungere l’Assoluto Bene.

Scrivi un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Marino Trizio

Latest videos