La crisi politica italiana, nostra penitenza

Noi italiani siamo ritenuti, forse a torto, inaffidabili se pur creativi e capaci. Sarà questa nostra caratteristica, ormai passata nell’archivio dell’antropologia culturale, alla base delle continue crisi politiche nella democrazia del dopoguerra? A ben vedere, anche in tutte le forme di governo del passato, gli italiani sono stati sempre poco inclini a fare squadra.

Abusando di questa filosofia, ci siamo adattati ad uno stile di vita basato sulla provvisorietà, sull’arte di arrangiarsi (come in un vecchio film di Alberto Sordi), sul pensare solo a chi sta vicino, a chi condivide le nostre idee, a chi è simpatico o affine. Ribaltando queste piccole e misere esemplificazioni al quadro politico, locale e nazionale, inevitabilmente la cosa riguarda l’agire della maggioranza ma anche dell’opposizione.

La crisi del governo nazionale, in piena pandemia e nell’immediata vigilia di un’operazione epocale qual é il Recovery Fund dall’Europa, certamente é stata inopportuna, intempestiva ed irresponsabile. In un momento così difficile di crisi sanitaria ed economica, forse, sarebbe stato più opportuno adoperarsi affinché tutti avessero collaborato per il bene comune. In particolare avrebbero potuto incidere, tutti, positivamente, sul rispetto delle norme di prevenzione contro il covid, che sta mietendo vittime innocenti, creando sofferenze enormi e grossi danni economici  e  psicologici. Detto questo, una politica che abbia senso e che sia rivolta al bene comune dovrebbe presupporre l’assunzione da parte di ogni soggetto politico di responsabilità nel proprio ruolo e, in questo particolare frangente, verso l’obiettivo prioritario della vaccinazione a tutti.

Il corso della crisi di governo, nelle ultime ore, ha assunto toni severi in quanto le forze politiche di maggioranza non si sono trovate d’accordo su un programma comune con a capo il presidente Conte per cui il Capo dello Stato ha preso un provvedimento drastico affidando il compito di formare un nuovo esecutivo al professore Mario Draghi. E’ auspicabile che le forze politiche sappiano trovare, finalmente, la forza per mettersi a lavorare per il bene del Paese.   

A livello regionale, invece, le preoccupazioni sono diverse perché, sembra, stia venendo meno una politica di equilibrio territoriale con il varo di progetti di ristrutturazione, nell’ambito sanitario ed industriale, che assecondano una tendenza accentratrice della Regione che di fatto fa prevalere un territorio rispetto all’altro. Tale situazione provocherebbe una forte discriminazione verso la provincia di Matera, visto il progressivo ma costante depauperamento strutturale e amministrativo nella Pubblica Amministrazione e quindi di personale addetto alle relative attività economiche. La sensazione è che si voglia perseguire l’obiettivo di una città regione che è fuori da ogni logica teorica e da ogni ragione di senso che tiene insieme la comunità regionale.

L’arcivescovo di Matera-Irsina, nella sua lettera sulle vicende concernenti l’Ospedale “Madonna delle Grazie” di Matera, dice ad un certo punto: «È inverosimile pensare che alcuni presidi sanitari, di fondamentale importanza, possano essere ridimensionati o trasferiti altrove. Ritengo che questo sia il tempo in cui le istituzioni tutte, incominciando da quelle nazionali, ognuna per quello che compete loro, si ritrovino a mostrare il volto della responsabilità, mettendo da parte ogni forma di divisione che non giova a nessuno». Un’intera comunità si augura, nell’ottica di quanto auspicato da mons. Caiazzo,  che il prossimo periodo di Quaresima possa favorire, con una saggia opera di amministrazione politica, una revisione delle decisioni che si stanno assumendo.

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Domenico Infante

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